Il buono e il cattivo

La vendetta di Pinilla all'Inter e il crollo di Sorrentino a Palermo

Sandro Bocchio

Chi spende due milioni e mezzo per un giocatore senza mai metterlo in campo? Se avete risposto Inter, avete indovinato. E chi riesce a prendere gol da gente lasciata per strada senza provare a valorizzarla? Se avete risposto Inter, avete nuovamente indovinato. Perché questo è successo ai nerazzurri quando è capitato loro di incrociare Mauricio Pinilla: tre partite con il Cagliari e tre reti a chi non lo aveva considerato. Gli stessi rimpianti che ha oggi il Palermo, che conta sulle ultime sei giornate per evitare quanto appare mestamente scritto.

    Chi spende due milioni e mezzo per un giocatore senza mai metterlo in campo? Se avete risposto Inter, avete indovinato. E chi riesce a prendere gol da gente lasciata per strada senza provare a valorizzarla? Se avete risposto Inter, avete nuovamente indovinato. Perché questo è successo ai nerazzurri quando è capitato loro di incrociare Mauricio Pinilla: tre partite con il Cagliari e tre reti a chi non lo aveva considerato. Il cileno arriva forse troppo giovane a Milano. E' il 2003, ha appena diciannove anni. Però all'Universidad gli anni non sono mai stati un problema, lui non si è mai stancato di segnare. E' sufficiente a Zamorano, il cui passato nerazzurro merita buone entrature, per convincere l'Inter. Acquistare, però non significa apprezzare. Ad Appiano Gentile si è in tanti e Milano è città che tenta. Facile perdersi, specie se si possiede un carattere infiammabile e una sfrontatezza innata. Quella che costa a Pinilla un violento litigio con il connazionale Jimenez a causa di una donna, con pugni incassati e conseguente trauma cranico. Accade nel 2008, nel frattempo l'Inter è già un ricordo e l'attaccante ha girato altre sette squadre con il solito filo conduttore: più fuori che dentro. Fino all'abisso professionale rappresentato dall'Apollon Limassol in Cipro, un limbo da cui lo pesca il Grosseto, che diviene la terra promessa: gol (tanti) e quella continuità mai trovata, che gli vale finalmente la possibilità di giocarsi la serie A. Gliela dà Zamparini, uno pronto a concedere fiducia subito, come subito a toglierla. Capita al cileno, tra guai fisici veri (o presunti) e una tendenza all'indolenza che – unita alle solite dichiarazioni polemiche – fanno scattare la tagliola presidenziale. Ma Pinilla non dimentica, va a Cagliari e a chi segna la seconda rete in rossoblù ? Ovviamente al Palermo, lasciato un mese prima. E affondato ieri, come oggi è toccato all'Inter. Quell'Inter costretta ad aggrapparsi a Rocchi per avere almeno un attaccante di ruolo. E guardando con rimpianto sull'altro fronte chi, un tempo, era suo.

    Gli stessi rimpianti che ha oggi il Palermo, che conta sulle ultime sei giornate per evitare quanto appare mestamente scritto. Il problema è che i siciliani – testardamente – fanno di tutto per punirsi da soli. Possono essere le scelte di Zamparini in fatto di gestione tecnica, in un turbinio capace solo di generare confusione. Possono essere le amnesie dei singoli, come capitato a Stefano Sorrentino, uno da cui non ti aspetteresti mai un gesto fuori luogo. Lui è stato il primo a fare dell'attesa una strada maestra, come gli ha insegnato papà Roberto, anch'egli portiere. Perché la serie A l'ha trovata definitivamente alla soglia dei trent'anni, quando il Chievo l'ha richiamato in Italia dopo gli anni passati in Grecia con l'Aek e in Spagna con il Recreativo Huelva. Perché ogni estate sembrava destinato a cambiare squadra, per il definitivo salto di qualità professionale. Ma ogni volta mancava un ultimo dettaglio, fino a quando a gennaio non è arrivata l'opportunità Palermo. Con un addio cattivo da Verona, dove lo accusano di pensare solo ai soldi, e repliche piccate. A Sorrentino è poi bastato il minimo per farsi benvolere: tra la macerie siciliane, è stato uno dei pochi a cercare di tenere in piedi almeno l'ultima difesa. Al punto da guadagnarsi la conferma per la prossima stagione, indipendentemente dal destino sportivo. Ma stima e fiducia non salvano dalle brutte figure, come contro il Bologna, la partita che avrebbe dovuto finalmente rilanciare le ambizioni palermitane. Il retropassaggio del compagno, la decisione da prendere in un istante: respinta di piedi o intervento con le mani? Tutto da fare in velocità, come rapida è stata la scivolata nel ridicolo di una caduta goffa che ha aperto la porta alla rete degli avversari. Da telefonare subito a Puggioni, suo compagno al Chievo e autore sette giorni prima di una gaffe altrettanto memorabile: per consolarsi a vicenda e chiedere come dimenticare.