Leader incartati

Il Pd scopre che sul Quirinale anche Renzi ha un piano B

Claudio Cerasa

A ventiquattr’ore dalla convocazione dei grandi elettori che da domani mattina si riuniranno a Montecitorio per scegliere il nome del successore di Giorgio Napolitano, i segnali che arrivano dall’interno del Pd, e soprattutto dall’effervescente (eufemismo) fronte renziano, indicano che dietro alla battaglia combattuta in questi giorni dal sindaco di Firenze in vista del rinnovo del Quirinale esistono due partite parallele che ancora non sono perfettamente emerse alla luce del sole. Una partita più di bandiera, e per questo sbandierata, e l’altra invece più di sostanza, e per questo meno sbandierata.

    A ventiquattr’ore dalla convocazione dei grandi elettori che da domani mattina si riuniranno a Montecitorio per scegliere il nome del successore di Giorgio Napolitano, i segnali che arrivano dall’interno del Pd, e soprattutto dall’effervescente (eufemismo) fronte renziano, indicano che dietro alla battaglia combattuta in questi giorni dal sindaco di Firenze in vista del rinnovo del Quirinale esistono due partite parallele che ancora non sono perfettamente emerse alla luce del sole. Una partita più di bandiera, e per questo sbandierata, e l’altra invece più di sostanza, e per questo meno sbandierata (partite, va detto, entrambe viziate dal nervosismo mostrato dal sindaco che ha scelto di scatenare l’inferno dopo aver incassato il no alla nomina a grande elettore che gli era stata promessa e dopo aver ascoltato quell’“indecente” rivoltogli da Bersani sabato a Roma). La prima partita (esplicita) è quella giocata da Renzi sul nome di Romano Prodi, ed è una partita che il sindaco ha combattuto (e fatto combattere dal fronte emiliano del suo schieramento, da Graziano Delrio passando per Matteo Richetti e Roberto Reggi) consapevole del fatto che potesse essere considerata, anche dai suoi sostenitori, una mossa azzardata. Naturalmente, l’azzardo è legato al fatto che puntare sul più antiberlusconiano dei candidati non può che essere una contraddizione per un politico come Renzi che ha fatto della lotta forsennata all’anti berlusconismo una sua cifra culturale, ma in un certo senso l’azzardo era stato messo nei conti dal sindaco. Questo il ragionamento: se scommetto su Prodi, oltre che a farmi voler bene dagli elettori di centrosinistra, ho buone possibilità che al Quirinale vada un presidente della Repubblica con il quale sarebbe più difficile far partire un governo e con il quale sarebbe più facile andare prima alle elezioni. Negli ultimi giorni però anche i più fedeli tra i renziani hanno capito che sul nome di Prodi in realtà a Firenze si è fatta molta tattica. E alla fine dei conti la sorpresa che emerge indagando nel fronte dei Rottamatori è che dietro le violente bordate rifilate dal sindaco a quelli che fino a poche ore fa erano a tutti gli effetti i primi due petali della rosa di Bersani per il Quirinale (Franco Marini e Anna Finocchiaro) si nasconde un sostegno tanto discreto quanto concreto che i 51 parlamentari legati a Renzi sarebbero pronti a dare all’ultimo dei candidati di mediazione rimasto in campo, e che finora il sindaco si è guardato bene dal far salire formalmente sul patibolo dei rottamati: Giuliano Amato.

    La silenziosa convergenza (forzata?)
    Sul nome di Amato – che con Renzi si conosce da tempo e con cui si incontra spesso a Firenze, anche facilitato dal fatto che il professore da professore dell’Istituto universitario europeo di Fiesole dalle parti di Palazzo Vecchio capita di frequente – raccontano che Renzi abbia mostrato una certa apertura sia durante il colloquio della scorsa settimana con Massimo D’Alema sia, seppur con parole più sfumate, durante il breve incontro avuto lunedì dal sindaco con Silvio Berlusconi. “Amato – spiega al Foglio Giorgio Tonini, senatore veltroniano con simpatie renziane – ha un profilo che per cultura politica è distante da quello di Marini e Finocchiaro, e in un certo senso si può dire che la sua idea di riformismo abbia molti punti di contatto con quella di Napolitano e con quella di Renzi: e non mi sorprenderei se alla fine gli amici renziani dovessero votare proprio per Amato”.

    La silenziosa convergenza (forzata?) dei renziani su un profilo alla Amato segnala però un paradosso che, al netto del grande scazzo tra sindaco e segretario, in questi giorni non è sfuggito all’entourage di Bersani. Il paradosso è che la prepotente ridiscesa in campo di Renzi (sommata al suo considerevole gradimento registrato nei sondaggi) ha per forza di cose avvicinato in modo imprevisto lo smacchiatore di giaguari con il giaguaro in persona.. E si capisce dunque il motivo per cui molti bersaniani oggi sorridano di gusto dovendo immaginare lo scenario che si potrebbe materializzare stasera quando il segretario (chissà se portando davvero un nome a sorpresa) incontrerà a Roma al Capranica i suoi circa 500 grandi elettori che da domani si riuniranno a Montecitorio per scegliere il nome del successore di Napolitano. Uno scenario di questo tipo: con i renziani che dopo aver visto avvicinare Berlusconi e Bersani grazie alle bordate di Renzi ora potrebbero dire “sì” a uno dei pochi candidati al Quirinale capace di far partire un governo Bersani e di allontanere le elezioni (il Pdl, come è noto, se incasserà un presidente “non sgradito” potrebbe offrire a Bersani il proprio appoggio tecnico anche a un governo a guida Pd). Un paradosso evidente, che dimostra come per Renzi, a meno di sorprese, oggi sia difficile non ritrovarsi incartato nell’ultimo capitolo del romanzo Quirinale.

    • Claudio Cerasa Direttore
    • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.