Non servono molti soldi e tanti dipendenti per fare un giornale da Pulitzer

Piero Vietti

Finalmente dei giornalisti hanno una buona scusa per bere da soli. Ironizzava così sul New York Times di ieri Brian Stelter, commentando il premio Pulitzer a InsideClimate News, sito di informazione su ambiente e clima in America. Quando i tre redattori premiati per le loro inchieste sui danni all’ambiente arrecati dagli oleodotti statunitensi, Elizabeth McGowan, Lisa Song e David Hasemeyer, hanno saputo la notizia del premio, erano in tre città diverse, e hanno festeggiato al telefono. Questa è la loro condizione normale, però, dato che InsideClimate è un giornale senza una redazione.

    Finalmente dei giornalisti hanno una buona scusa per bere da soli. Ironizzava così sul New York Times di ieri Brian Stelter, commentando il premio Pulitzer a InsideClimate News, sito di informazione su ambiente e clima in America. Quando i tre redattori premiati per le loro inchieste sui danni all’ambiente arrecati dagli oleodotti statunitensi, Elizabeth McGowan, Lisa Song e David Hasemeyer, hanno saputo la notizia del premio, erano in tre città diverse, e hanno festeggiato al telefono. Questa è la loro condizione normale, però, dato che InsideClimate è un giornale senza una redazione. David Sassoon, l’editore, definisce il sito – nato sei anni fa – “un’organizzazione virtuale”: basata su un modello di business no profit, InsideClimate è composto da sole sette persone che lavorano a tempo pieno e si sostiene grazie alle donazioni di enti e lettori. Tutta l’impresa, scriveva ancora il New York Times, costa circa 550.000 dollari all’anno, quattro quinti dei quali vengono usati per gli stipendi dei dipendenti, il resto per viaggi, spese legate al Web e poco altro.

    Il fatto che questo piccolo sito di inchieste sull’ambiente abbia battuto in finale il Boston Globe e il Washington Post ha fatto dire al responsabile dei premi Pulitzer, Sig Gissler, che “questa vittoria indica il modo in cui il giornalismo che abbiamo sempre amato e conosciuto si sta reinventando”. Un premio che ricorda quello del 2010 a ProPublica, altra organizzazione giornalistica no profit. Come ProPublica, InsideClimate distribuisce gratuitamente i propri contenuti sul Web e si fa pagare da riviste e quotidiani più grandi e famosi per farsi riprendere e citare. L’intuizione di Sassoon è stata vincente: in un momento in cui diversi colossi editoriali cominciavano a non seguire più con attenzione temi come l’ambiente e i cambiamenti climatici, InsideClimate ha cominciato a raccogliere soldi e interesse da parte delle ricche fondazioni a sfondo ambientalista, intercettando l’attenzione dei lettori appassionati di questi temi. Come InsideClimate esistono altri siti di informazione sul tema, ma – sostengono alcuni osservatori – probabilmente il Pulitzer è stato assegnato a loro per il modo economico con cui riescono a portare avanti il lavoro: “Il messaggio che hanno voluto dare con questo riconoscimento – dice Dan Fagin, professore di Giornalismo scientifico a New York e consigliere esterno del quotidiano online – è ‘forza ragazzi, potete competere anche con i pezzi grossi’”. Forse non si può ancora scommettere sul fatto che quello di InsideClimate sia il modello per il giornalismo del futuro, certo è un esperimento che potrà essere imitato, anche con successo. Purché il Pulitzer non dia alla testa: Sassoon spera che la visibilità di questi giorni porti più fondi all’organizzazione, così da potere assumere altri giornalisti e magari avere anche una redazione non più virtuale.

    • Piero Vietti
    • Torinese, è al Foglio dal 2007. Prima di inventarsi e curare l’inserto settimanale sportivo ha scritto (e ancora scrive) un po’ di tutto e ha seguito lo sviluppo digitale del giornale. Parafrasando José Mourinho, pensa che chi sa solo di sport non sa niente di sport. Sposato, ha tre figli. Non ha scritto nemmeno un libro.