La ri-organizzazione

Assad prova la rimonta militare a colpi di milizie e massacri

Daniele Raineri

I soldati della “resistenza anti israeliana” libanese, Hezbollah, entrano in massa in Siria per aiutare il loro alleato storico, il presidente Bashar el Assad. Secondo fonti siriane, i libanesi sono “migliaia, fino a quindicimila” e si comportano come se fossero una divisione dell’esercito di Damasco. Sono “le truppe d’élite di Hezbollah”, hanno ripreso il controllo di otto villaggi vicino al confine ovest e si ammassano attorno alla città di Qusair, che è la roccaforte più importante dell’opposizione nel centro del paese. E’ un pezzo di territorio strategico: è vicino al Libano da cui passano uomini e aiuti di contrabbando ai ribelli – e infatti gli elicotteri e i jet siriani bombardano la rotta dei rifornimenti anche dall’altro lato del confine – ed è a metà strada tra la capitale Damasco e le zone della costa ancora saldamente in mano al governo.

    I soldati della “resistenza anti israeliana” libanese, Hezbollah, entrano in massa in Siria per aiutare il loro alleato storico, il presidente Bashar el Assad. Secondo fonti siriane, i libanesi sono “migliaia, fino a quindicimila” e si comportano come se fossero una divisione dell’esercito di Damasco. Sono “le truppe d’élite di Hezbollah”, hanno ripreso il controllo di otto villaggi vicino al confine ovest e si ammassano attorno alla città di Qusair, che è la roccaforte più importante dell’opposizione nel centro del paese. E’ un pezzo di territorio strategico: è vicino al Libano da cui passano uomini e aiuti di contrabbando ai ribelli – e infatti gli elicotteri e i jet siriani bombardano la rotta dei rifornimenti anche dall’altro lato del confine – ed è a metà strada tra la capitale Damasco e le zone della costa ancora saldamente in mano al governo. Assad non ha intenzione di cedere quell’incrocio geografico così necessario al suo futuro e lascia che se ne occupino soprattutto gli alleati libanesi, più affidabili e più motivati (spietati) dell’esercito regolare fatto di coscritti.

    I ribelli siriani rispondono alla guerra di Hezbollah bombardando a casaccio con razzi e mortai oltreconfine, minacciano di portare i combattimenti in Libano – ma poi chiedono una tregua (ieri) – e lanciano su Internet una richiesta d’aiuto perché temono un “massacro” di sunniti: “Le forze del regime, appoggiate da migliaia di milizie hezbollah con armi pesanti, stanno per irrompere a Qusair per compiere un nuovo massacro. Gli hezbollah hanno passamontagna neri, fucili dotati di silenziatore, visori notturni e jeep Range Rover, terrorizzano la popolazione urlando minacce e slogan religiosi sciiti come ‘Tutto per te, Ali’ e ‘Siamo al tuo servizio, Ali’. Sono troppi per poterli contare, la stima è di diverse migliaia. Gli aerei del regime bombardano i villaggi vicini com bombe e missili – segue lista di sei villaggi in arabo – poi arrivano le squadre di hezbollah e del regime che radono al suolo le case e gli altri edifici in una vasta campagna di pulizia etnica pensata per far fuggire la popolazione rimasta… Uomini del Partito nazionalista siriano stanno aiutando a rimuovere i corpi delle vittime dei massacri già compiuti nei villaggi vicini, per spostarli in Libano e coprire i crimini contro l’umanità del regime”. Questa operazione militare del movimento libanese coordinata con l’esercito di Assad arriva due settimane dopo una visita segreta in Iran del leader Hassan Nasrallah – non esce quasi mai dal paese, ieri il sito amico al ‘Ahd ha pubblicato una foto a Teheran datata 15 aprile. Nasrallah ha incontrato generali iraniani che gli avrebbero assicurato di essere pronti a mandare in Siria “migliaia di soldati” per aiutare Assad (Israele per ora sta a osservare: la Giordania ha concesso ai droni armati israeliani due corridoi aerei per sorvolare la Siria, rivela il Figaro).

    Il governo siriano sta riorganizzando le forze. Non può contare sull’esercito perché è affidabile soltanto per un terzo, il resto è a rischio diserzione e come una coperta troppo corta se combatte i ribelli in un’area ne lascia scoperta un’altra. Per questo, secondo un’informata corrispondenza Reuters di due giorni fa, ora fa affidamento sulle Forze di difesa nazionale: volontari organizzati su base locale, senza la mescolanza di fedi religiose (alawiti e cristiani assieme a musulmani sunniti) che diluisce e rende deboli i reparti militari. I miliziani sono motivati dal combattere in casa propria, dalla paga (attorno ai 150 dollari al mese) e dal diritto a spartirsi il bottino di guerra quando occupano zone dei ribelli.

    I droni israeliani
    Con questa nuova organizzazione per milizie (gli hezbollah libanesi e i volontari su base locale) il governo sta rioccupando aree che erano controllate dai ribelli. La rimonta militare è catastrofica per i civili (vedi editoriale a pag. 3). Domenica il bilancio quotidiano delle vittime ha superato la quota di cinquecento morti a causa del massacro di centinaia di persone denunciato nell’area di Artouz a sud di Damasco, lasciata sguarnita dai ribelli.

    • Daniele Raineri
    • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)