I numeri del dott. Gribbels

Piero Vietti

Dopo giorni di “non so” e “alla gente non interessa”, finalmente ieri Beppe Grillo ha reso noti i voti delle Quirinarie che hanno portato Stefano Rodotà a essere il candidato per il Colle votato dal M5s. Il leader è nudo. I numeri dei risultati sono impietosi e imbarazzanti: 28.518 votanti su 48.292 aventi diritto, Rodotà scelto da 4.677 persone, meno del tetto massimo di amici che si possono avere su Facebook, Gabanelli prima classificata con 5.796 preferenze. I numeri svelano però anche la bravura di Grillo e dei suoi nel promuovere il grande equivoco di questi giorni, quel se-lo-chiede-la-rete-è-il-popolo-che-lo-vuole che ha mandato nel panico i politici piddini.

    Dopo giorni di “non so” e “alla gente non interessa”, finalmente ieri Beppe Grillo ha reso noti i voti delle Quirinarie che hanno portato Stefano Rodotà a essere il candidato per il Colle votato dal M5s. Il leader è nudo. I numeri dei risultati sono impietosi e imbarazzanti: 28.518 votanti su 48.292 aventi diritto, Rodotà scelto da 4.677 persone, meno del tetto massimo di amici che si possono avere su Facebook, Gabanelli prima classificata con 5.796 preferenze. I numeri svelano però anche la bravura di Grillo e dei suoi nel promuovere il grande equivoco di questi giorni, quel se-lo-chiede-la-rete-è-il-popolo-che-lo-vuole che ha mandato nel panico i politici piddini. Per giorni in tanti hanno seriamente creduto che la candidatura di Rodotà arrivasse dalla “base”, che l’opinione pubblica chiedesse il giurista al Quirinale. La cosa ha funzionato. Fino a ieri mattina.

    La democrazia non è un “mi piace” sul Web. E se anche lo fosse, non con questi numeri. Grillo ha bluffato fino a quando gli è servito. A giochi fatti si è ricordato del vitello d’oro della trasparenza e ha pubblicato uno scarno post di riepilogo. I miseri risultati ufficiali resi noti ieri, quando ormai l’attenzione della gente si è spostata su Napolitano, saranno notati da pochi addetti ai lavori e presto dimenticati. Resta il fatto, pure un po’ umiliante per i candidati online (Dario Fo, che con Grillo e Casaleggio ha scritto un libro, non è arrivato a 1.000 voti), che è stato fatto passare come esempio di democrazia diretta e volontà del popolo un voto che per partecipazione era più simile all’elezione del capo sezione in un circolo di partito. Una volta entrati nel Palazzo si impara in fretta a fare i politici.

    • Piero Vietti
    • Torinese, è al Foglio dal 2007. Prima di inventarsi e curare l’inserto settimanale sportivo ha scritto (e ancora scrive) un po’ di tutto e ha seguito lo sviluppo digitale del giornale. Parafrasando José Mourinho, pensa che chi sa solo di sport non sa niente di sport. Sposato, ha tre figli. Non ha scritto nemmeno un libro.