Verso un presidente esecutivo

Napolitano, le mosse Pd e tutti gli ostacoli per le larghe intese di Amato

Claudio Cerasa

Dopo cinquantasette giorni di attesa, due fondatori del Pd impallinati, un gruppo dirigente azzerato e un interminabile tentativo di realizzare un governo Bersani-Grillo-Casaleggio, verso le otto di sera Giorgio Napolitano, al termine di una veloce giornata di consultazioni, ha comunicato al vicesegretario del Pd Enrico Letta che svelerà oggi il nome scelto per dare al paese una nuova guida e un nuovo governo. Alla fine della giornata di ieri l’unica certezza è che il profilo sul quale è intenzionato a puntare il presidente della Repubblica assomiglia poco a quello di Matteo Renzi (la cui candidatura si è indebolita nel corso del pomeriggio, dopo il no arrivato da Silvio Berlusconi) e sembra essere più simile a quello di Giuliano Amato.

Merlo L’altra luna del Cav.

    Dopo cinquantasette giorni di attesa, due fondatori del Pd impallinati, un gruppo dirigente azzerato e un interminabile tentativo di realizzare un governo Bersani-Grillo-Casaleggio, verso le otto di sera Giorgio Napolitano, al termine di una veloce giornata di consultazioni, ha comunicato al vicesegretario del Pd Enrico Letta che svelerà oggi il nome scelto per dare al paese una nuova guida e un nuovo governo. Alla fine della giornata di ieri l’unica certezza è che il profilo sul quale è intenzionato a puntare il presidente della Repubblica assomiglia poco a quello di Matteo Renzi (la cui candidatura si è indebolita nel corso del pomeriggio, dopo il no arrivato da Silvio Berlusconi) e sembra essere più simile a quello di Giuliano Amato: agli occhi di Napolitano resta il nome giusto su cui puntare per formare un esecutivo a bassa intensità tecnica e a buona densità politica sul modello delle larghe intese già sperimentato in formato bonsai con la nomina dei dieci saggi scelti a fine marzo per offrire al futuro governo una piattaforma da cui ripartire. A meno che la notte non consigli a Napolitano di percorrere la strada di un governo a guida Pd (con Enrico Letta) per dare la possibilità al partito uscito semi-vincitore dalle elezioni di avere un ruolo da primo azionista, il principio che verrà seguito da Giorgio II sarà quello non della responsabilità diretta ma più della corresponsabilità dei partiti. E anche se nel centrosinistra in molti si stanno sforzando di escogitare una formula utile a giustificare l’“inciucio” con il Caimano, alla fine la svolta sostanziale (seppure prevedibile) di ieri è stata la decisione presa dalla direzione del Pd: per la prima volta ha dato il suo via libera formale a quel governo di larghe intese che finora il Partito democratico aveva invece sempre negato di voler fare.

    La decisione di Napolitano di incaricare non un politico di area Pd per guidare il governo indicherebbe che il presidente ha scelto di essere il vero Re del processo politico. E al di là dei nomi che verranno selezionati per riempire le caselle del governo l’operazione – come spiega al Foglio Matteo Renzi – è destinata ad avere dei riflessi importanti su quello che sarà il partito (Pd) che metterà a disposizione del prossimo governo il maggior numero di parlamentari: 417. “A prescindere da come andranno le cose – spiega Renzi al Foglio – si può dire che in poche ore il Pd, decidendo di dare il suo sostegno al presidente, ha scelto di imboccare una nuova direzione che porterà il nostro partito verso un percorso che potrebbe essere persino rivoluzionario. Lo dico in modo chiaro: da ieri c’è un nuovo perimetro in cui si muove il Pd e uscire fuori da quel perimetro significa imboccare una strada diversa. Non so come andrà a finire ma, con tutto quello che è accaduto nelle ultime ore, di una cosa sono certo: per la prima volta ieri il Pd mi ha fatto sentire completamente a casa mia”.

    Il perimetro di cui parla Renzi (che ieri ha messo in moto tutta la sua macchina di rapporti anche internazionali e con i poteri che contano per tentare di conquistare Palazzo Chigi) è un confine che, con Amato premier incaricato, potrebbe essere valicato nel momento in cui il nuovo governo dovrà ricevere la fiducia alla Camera (tra venerdì e sabato). E nel Pd l’impressione è che molte delle astensioni (17) e dei voti contrari (7) che sono arrivati ieri sul documento votato dalla direzione si potrebbero trasformare in una non fiducia a un governo del presidente. “Se c’è un profilo alla Amato io voto contro nel gruppo e poi deciderò che fare”, dice al Foglio Civati. “Se non si fa un esecutivo appoggiato dai 5 stelle io il mio voto a favore non lo do”, aggiunge al Foglio Orfini. La prospettiva di un governo non a guida Pd pone due problemi che nella notte potrebbero far curvare il percorso di Napolitano. Nel centrosinistra (dove i 44 parlamentari di Vendola non daranno la fiducia a un esecutivo Pd-Pdl) l’ipotesi Amato viene osservata con preoccupazione sia per le reazioni che una nomina del genere potrebbe suscitare nel paese sia per il rischio di impegnare il Pd in un progetto che potrebbe rivelarsi una versione solo più politica del vecchio governo dei tecnici, e che costringerebbe il Pd a doversi ogni giorno difendere dalla fanteria grillina.

    Napolitano, che pure considera Amato la persona giusta, è consapevole dell’elevato grado di impopolarità di cui godrebbe un governo guidato dal prof. ed è anche per questo che si è riservato alcune ore per decidere. “Al momento – dice un importante esponente del Pd mentre questo giornale va in stampa – le possibilità sono 80 per cento Amato, 15 per cento Letta, 5 per cento Renzi. Il presidente è intenzionato a seguire la prima strada ma sa che per tenere tutti dentro e non divedere il Pd e non rompere l’alleanza con il centrodestra (la Lega non vuole Amato, ndr) serve un governo guidato dal Pd. Di certo ancora non c’è nulla ma vedrete che entrambe le questioni avranno un peso nella decisione finale di Napolitano”.

    Merlo L’altra luna del Cav.

    • Claudio Cerasa Direttore
    • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.