Nel paese ex zapaterista, la chiesa non molla e picchia duro sull'aborto

Matteo Matzuzzi

Il ministro della Giustizia spagnolo, Alberto Ruiz-Gallardón, assicura che la revisione della legge sull’aborto è imminente. D’ora in poi, dice, la malformazione del feto non basterà a giustificare l’interruzione di gravidanza. Il premier Mariano Rajoy l’aveva anticipato già qualche settimana fa, all’indomani dell’incontro in Vaticano con Papa Francesco. E l’annuncio di Ruiz-Gallardón arriva pochi giorni dopo la fine dell’assemblea plenaria della Conferenza episcopale spagnola, che si è chiusa il 19 aprile. In quell’occasione, l’arcivescovo di Madrid, il cardinale Antonio María Rouco Varela – rieletto presidente della Cee nel 2008 dopo che l’aveva già guidata dal 1999 al 2005 – si era mostrato duro nei confronti dell’esecutivo Rajoy.

    Il ministro della Giustizia spagnolo, Alberto Ruiz-Gallardón, assicura che la revisione della legge sull’aborto è imminente. D’ora in poi, dice, la malformazione del feto non basterà a giustificare l’interruzione di gravidanza. Il premier Mariano Rajoy l’aveva anticipato già qualche settimana fa, all’indomani dell’incontro in Vaticano con Papa Francesco. E l’annuncio di Ruiz-Gallardón arriva pochi giorni dopo la fine dell’assemblea plenaria della Conferenza episcopale spagnola, che si è chiusa il 19 aprile. In quell’occasione, l’arcivescovo di Madrid, il cardinale Antonio María Rouco Varela – rieletto presidente della Cee nel 2008 dopo che l’aveva già guidata dal 1999 al 2005 – si era mostrato duro nei confronti dell’esecutivo Rajoy. Il capo della diocesi madrilena aveva accusato il governo di centrodestra di non aver dato seguito alle promesse della campagna elettorale che nel novembre del 2011 aveva portato il Partito popolare al governo dopo gli anni di Zapatero. “I principi morali non ammettono deroghe, eccezioni e nessun genere di compromesso”, aveva detto Rouco Varela, richiamando i politici cattolici a mantenere un comportamento responsabile e coerente. Due le questioni fondamentali su cui il cardinale aveva insistito: varare la riforma della legge sull’aborto (più volte annunciata e mai attuata) e cancellare quella sui matrimoni tra omosessuali. Tempo da perdere non ce n’è più, avvertiva Rouco Varela, mandando un chiaro messaggio al governo.

    I rapporti tra l’arcivescovo della capitale spagnola e il premier Mariano Rajoy sono freddi. Tra i due non c’è mai stata sintonia, e la tensione aumentò notevolmente durante la campagna del 2008, quando il candidato popolare spiegò che non avrebbe toccato i diritti garantiti dalla legislazione socialista ai coniugi omosessuali, limitandosi a togliere dalla legge la parola “matrimonio”, considerata “del tutto inappropriata”. Troppo poco per il movimentista porporato, l’organizzatore delle grandi marce di protesta contro Zapatero, accusato di “mettere in pericolo i diritti fondamentali della persona”. Nel 2005, quando i vescovi spagnoli prepararono la manifestazione di piazza per ribadire che il matrimonio può essere solo quello tra un uomo e una donna, l’allora presidente della Conferenza episcopale, il vescovo di Bilbao Ricardo Blázquez preferì non partecipare. Rouco Varela, invece, era lì, a guidare il corteo. Una presenza che non passò inosservata, tanto che due anni più tardi i vescovi della Cee – a grande maggioranza di orientamento conservatore – decisero di negare a Blázquez il tradizionale secondo mandato triennale, tornando all’antico, al conservatore e combattivo settantasettenne cardinale di Madrid, organizzatore della Giornata mondiale della gioventù del 2011.

    • Matteo Matzuzzi
    • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.