Attacchi chimici in Siria

Anche Obama ammette: “Assad ha usato gas nervino su piccola scala”

Daniele Raineri

Da ieri la linea rossa è superata, quasi. L’intelligence americana ha trovato tracce di gas nervino in campioni di sangue prelevati in Siria a vittime di diversi attacchi ordinati da Damasco. Così, in ritardo su altre fonti, anche l’Amministrazione Obama riconosce che il governo siriano “ha usato armi chimiche su piccola scala, specificamente gas sarin”. Il sarin è un gas nervino, uno dei più micidiali a disposizione del presidente Bashar el Assad. Ieri la Casa Bianca ha spedito un messaggio ai leader del Congresso per confermare di avere le prove degli attacchi, ma ha usato una formula piena di cautele: “La nostra comunità di intelligence ha stabilito con diversi gradi di sicurezza che…”. Come dire: “Su questo punto le nostre agenzie di intelligence litigano ancora. Qualcuna è certa, altre meno”.

    Da ieri la linea rossa è superata, quasi. L’intelligence americana ha trovato tracce di gas nervino in campioni di sangue prelevati in Siria a vittime di diversi attacchi ordinati da Damasco. Così, in ritardo su altre fonti, anche l’Amministrazione Obama riconosce che il governo siriano “ha usato armi chimiche su piccola scala, specificamente gas sarin”. Il sarin è un gas nervino, uno dei più micidiali a disposizione del presidente Bashar el Assad. Ieri la Casa Bianca ha spedito un messaggio ai leader del Congresso per confermare di avere le prove degli attacchi, ma ha usato una formula piena di cautele: “La nostra comunità di intelligence ha stabilito con diversi gradi di sicurezza che…”. Come dire: “Su questo punto le nostre agenzie di intelligence litigano ancora. Qualcuna è certa, altre meno”. La dichiarazione ha però conseguenze enormi, potenzialmente: nel luglio 2012 il presidente, Barack Obama, disse che se Assad avesse spostato o usato “un mucchio” (“a whole bunch”) di armi chimiche il fatto sarebbe stato considerato dall’Amministrazione un “game-changer”, una ragione sufficiente per cambiare la posizione americana sulla Siria. E’ la “linea rossa”: varcata quella, Obama può ordinare un non meglio specificato intervento militare. In seguito la prima condizione, se così si può definire, del “trasferimento delle armi chimiche” è caduta implicitamente nel vuoto: a dicembre è uscita la notizia che un certo quantitativo di gas era stato spostato, ma non ci fu reazione da parte di Washington. Restava quella dell’uso, che da ieri è più vicina.

    Cosa farà adesso l’Amministrazione? Ancora ieri era attaccata alla forma ipotetica: “Se stabiliremo che la linea rossa è stata superata in Siria, ci consulteremo con i nostri alleati sui prossimi passi…”. Citando il precedente delle armi di distruzione di massa, l’Amministrazione spiega che i rapporti di intelligence sono basati su prove fisiologiche (come i campioni di sangue) che non possono essere considerate definitive. Per esempio, “la filiera della custodia” non è sicura al cento per cento – vuol dire che i campioni sono passati per intermediari. Ancora: i test provano l’esposizione al gas sarin, non l’avvenuto attacco. Vuol dire che non si può escludere che le vittime siano entrate in contatto con il gas nervino in altro modo, per esempio nel saccheggio di un deposito di armi chimiche. Un’ipotesi dibattuta: un proiettile d’artiglieria contenente gas nervino non sparato ma finito accidentalmente nel posto sbagliato nel disordine della guerra. C’è poi la questione del “whole bunch”, del mucchio d’armi chimiche. Barack Obama sembrava fare riferimento a uno “scenario  curdo”, quindi simile alle campagne punitive di Saddam Hussein nel nord dell’Iraq alla fine degli anni Ottanta: interi villaggi colpiti con i gas, decine di civili uccisi, paesaggi spettrali di morte davanti ai quali è facile ordinare e giustificare un intervento armato. In Siria lo scenario è diverso e l’Amministrazione è disorientata: Casa Bianca, dipartimento di stato e Pentagono offrono dichiarazioni differenti. La prima parla di “diversi gradi di confidenza”; il segretario di stato, John Kerry, dice con più sicurezza che “il regime siriano ha lanciato due attacchi con armi chimiche”; il segretario alla Difesa, Chuck Hagel, alla domanda: “La linea rossa è stata superata?”, risponde vago: “Abbiamo bisogno di tutti i fatti”.

    Negli ultimi due giorni la posizione americana di silenzio si era però fatta intenibile. Martedì il generale israeliano Itay Bron ha detto durante una conferenza all’Istituto di studi sulla Sicurezza nazionale di essere certo che il governo siriano ha impiegato il gas sarin a marzo e ha mostrato – tra le altre prove che sostiene di avere – le foto di una vittima con sintomi, un bambino con pupille dilatate e schiuma alla bocca. Un secondo ufficiale israeliano, il cui nome non è stato reso pubblico, ha detto che “il governo siriano ha usato il sarin in piccole quantità, non per fare centinaia di vittime ma per saggiare la reazione internazionale, come in un test”. Francia e Gran Bretagna si sono procurati campioni del terreno sul posto grazie ai loro servizi segreti e hanno mandato una lettera alle Nazioni Unite, spiegando di avere la quasi certezza di un avvenuto attacco chimico. La Siria ha invitato un team di esperti Onu per fare un’indagine sul posto, ma poi lo ha bloccato fuori dai confini. Ieri il Foreign Office britannico si è unito all’Amministrazione Obama, con un’altra formula di quasi certezza: “Abbiamo prove limitate ma convincenti che il governo siriano ha usato armi chimiche e il gas sarin”. L’Amministrazione Obama da tempo dice di  prepararsi all’eventualità “linea rossa superata”, ma non è chiaro se abbia davvero un piano. A giudicare dalla riluttanza con cui procede, non ha buone opzioni.

    • Daniele Raineri
    • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)