Perché adesso le armi chimiche ci fanno più paura di 70 mila siriani uccisi
Spappolati dalla ruota di gomma scolpita di un trattore. Due giorni fa da fonti della ribellione siriana è arrivato un video, per ora circolato poco, girato vicino Damasco e senza ancora conferme. L’ha girato con il telefonino un soldato del governo. Altri soldati che mettono in fila sull’asfalto alcuni prigionieri in abiti civili e poi un trattore passa loro sopra. La Siria è questa proiezione horror che va avanti da due anni e fuori la comunità internazionale è paralizzata, tanto che lo si vorrebbe far notare a tutti coloro che cianciano e sospettano di una congiura imperialista per mettere le mani sul paese: ma questi imperialisti, davvero, quando si decidono a intervenire?
Spappolati dalla ruota di gomma scolpita di un trattore. Due giorni fa da fonti della ribellione siriana è arrivato un video, per ora circolato poco, girato vicino Damasco e senza ancora conferme. L’ha girato con il telefonino un soldato del governo. Altri soldati che mettono in fila sull’asfalto alcuni prigionieri in abiti civili e poi un trattore passa loro sopra. La Siria è questa proiezione horror che va avanti da due anni e fuori la comunità internazionale è paralizzata, tanto che lo si vorrebbe far notare a tutti coloro che cianciano e sospettano di una congiura imperialista per mettere le mani sul paese: ma questi imperialisti, davvero, quando si decidono a intervenire? Di cos’altro hanno bisogno come pretesto?
Per ora tutta la questione dell’intervento internazionale ruota attorno al problema del gas. Evocato come arma di fine mondo, capace di fare una strage come contro i curdi ma questa volta in diretta, via telefonino, via Twitter, in modo da creare lo scandalo necessario a giustificare un’altra guerra in medio oriente. Il presidente americano Barack Obama s’è lasciato sfuggire che ci sarebbero “enormous consequences” se il governo di Assad usasse le armi chimiche. Però questa settimana Foreign Affairs ha pubblicato un pezzo di John Mueller per provare a rispondere alla domanda che tutti si fanno: perché usare le armi chimiche è considerato più grave che uccidere con i proiettili o con i carri armati? La risposta: in gran parte è colpa della propaganda e risale alla Prima guerra mondiale, in cui le armi chimiche – introdotte dai tedeschi – furono usate massicciamente a partire dal 1915. Per convincere gli americani a entrare in guerra, gli inglesi enfatizzarono quanto l’uso del gas sul campo di battaglia fosse inumano: è stato stimato che abbiano gonfiato le perdite fino a quintuplicarle, per drammatizzare gli attacchi tedeschi (la situazione ricorda qualcosa? Di gas si parla quando migliaia di morti ottenuti per vie tradizionali non bastano). In realtà le armi chimiche furono responsabili di meno dell’un per cento delle perdite sul campo di battaglia e in media ci voleva una tonnellata di gas per causare un morto. Soltanto il 2-3 per cento dei gassati sul fronte occidentale morì. In certi casi gli effetti erano orrendi, come quando furono usati il gas mostarda e il cloro. Le probabilità di morte dopo una ferita di arma da fuoco tuttavia erano da dieci a dodici volte più alte. Dopo la guerra, alcuni analisti militari come Basil Liddell Hart si dissero convinti che la guerra chimica fosse relativamente più umana di quella tradizionale, perché rendeva inabili al combattimento le truppe senza ucciderne molte. Questi dati furono spazzati via dalla propaganda inglese, che batteva su quanto le armi chimiche fossero più orribili e per questo dovessero essere proibite. Gli eserciti furono ben felici di sbarazzarsene: “Rendevano la vita scomoda, senza che ce ne fosse bisogno”, come è scritto in una nota della storia ufficiale della guerra scritta dagli inglesi.
Saddam Hussein usò le armi chimiche nelle sue campagne punitive contro la minoranza curda irachena e nella guerra contro l’Iran (1980-1988). L’efficacia in combattimento – scrive Mueller – resta da provare: secondo i rapporti iraniani, su 27 mila soldati gassati nel marzo 1987 soltanto 262 morirono. Persino nel massacro simbolo del potenziale terribile del gas come arma, quello nella città curda di Halabja, nel Kurdistan iracheno, non è chiaro quale sia il bilancio reale.
Secondo un panel di consiglieri messo assieme per ragguagliare il presidente americano nel 1999, ci vuole una tonnellata di gas sarin rilasciata nell’aria con condizioni meteo favorevoli per ottenere effetti distruttivi maggiori di quelli che si possono ottenere con esplosivo convenzionale.
Tra le varie opzioni militari a disposizione dell’Amministrazione Obama, se mai decidesse di intervenire in Siria, due sono le più probabili. La prima è “l’opzione Petraeus”, dal nome dell’ex direttore della Cia, che avrebbe voluto armare i ribelli, o, meglio, alcune fazioni scelte, non fanatiche dell’islam. Non gli fu permesso. A settembre, due mesi prima dello scandalo che gli costò il posto, l’ex generale s’incontrò ad Ankara con delegazioni dei servizi segreti di Francia, Arabia Saudita e Turchia per dire che l’Amministrazione Obama non avrebbe armato i ribelli. Ora, però, il segretario alla Difesa, Chuck Hagel, ha detto che l’opzione è tornata a essere probabile, grazie al suo punto forte: si tratta di lasciar combattere gli altri. La seconda è “l’opzione Clinton”: durante gli otto anni del suo mandato, il presidente democratico ordinò in almeno quattro occasioni il bombardamento di obiettivi nemici con salve di missili cruise. Il modello è “Infinite Reach”, un’operazione del 1998: 75 missili sparati da navi e sommergibili americani contro i campi d’addestramento di al Qaida in Afghanistan. Oppure “Desert Strike”, nell’agosto 1996, per bloccare le operazioni militari di Saddam Hussein contro i curdi iracheni.
Entrambe le opzioni hanno due cose in comune: le perdite americane previste sono pari a zero e il peso della guerra è lasciato ad altri – nel secondo caso i bombardamenti con missili sarebbero fatti contro una lista di bersagli del governo siriano, per favorire le operazioni militari dei ribelli, come in Libia, anche se verosimilmente su scala molto più ridotta. Non è ancora chiaro come l’Amminsitrazione Obama intende risolvere la questione del gas sarin. Secondo uno scoop di Eli Lake su Newsweek, i militari americani non conoscono la posizione esatta di tutte le armi chimiche, alcune sarebbero state spostate in siti ignoti. E alcune milizie irregolari fedeli al governo di Assad sarebbero state già addestrate all’uso del sarin.
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