Il buono e il cattivo
Vidal per la Juve vale più di un attaccante. La solitudine del terzo portiere del Bologna
Arturo Vidal consegna lo scudetto alla Juventus, il secondo consecutivo dopo il ritorno in serie A. Lui, un centrocampista. E, comunque, il più bravo di tutti sottorete. Non soltanto in queste ultime quattro giornate - con cinque gol - ma nell'intero campionato bianconero. Anche Dejan Stojanovic non dimenticherà tanto facilmente questa giornata. Lui di mestiere fa il portiere. Il terzo, per la precisione, a Bologna, in una stagione tormentata per gli interpreti del ruolo.
Arturo Vidal consegna lo scudetto alla Juventus, il secondo consecutivo dopo il ritorno in serie A. Lui, un centrocampista. E, comunque, il più bravo di tutti sottorete. Non soltanto in queste ultime quattro giornate - con cinque gol - ma nell'intero campionato bianconero. Dieci reti, una in più di Mirko Vucinic, che sarebbe una punta di ruolo ma che vive con la porta altrui lo stesso rapporto del professor Paolo Becchi con le sue dichiarazioni: conflittuale. Vidal invece no. Tranne qualche scivolata a livello comportamentale - solo quando è in Nazionale, a onor del vero -, è uomo di lotta e di governo: l'ultimo a cedere, il primo a comandare. Con una forza e una vitalità che lo hanno sempre contraddistinto fin dal primo approdo in Europa, nella Bundesliga tedesca. Al Bayer Leverkusen hanno l'intuizione di trasformare un buon difensore centrale in un centrocampista che ha nell'incursione il tratto caratteristico. Non c'è palla vagante su cui non irrompa, specialmente se questa si è smarrita in area avversaria. Vidal è lì, pronto a impossersasene, con sommo godimento di chi si assicura i suoi servizi. Come fa la Juventus, che lo acquista per oltre dieci milioni nel 2011, anno primo dell'era Antonio Conte. L'inizio non è promettente, colpa delle imprese compiute in Cile (punito per un rientro in ritiro tardivo e alcolicamente esuberante) e di un equivoco tattico. Il 4-2-4 che ha segnato le fortune del tecnico in serie B, mal si acconcia alla A. Una dopo l'altra Conte spenna tutte le ali che ha preteso in campagna acquisti. Vorrebbe che anche Vidal si adattasse a quel sistema di gioco, fino a quando comprende come invece sia meglio il contrario. Il 4-2-4 finisce nel dimenticatoio, nel 3-5-2 il cileno non è più un'anima perduta, spesso abbandonata ai propri destini sulle fasce laterali. Da inutile e costoso, diventa utile e prezioso, tornando il giocatore che aveva impressionato in Germania. Regala due stagioni ad alto livello coincise - non a caso - con due vittorie in campionato per i bianconeri. Disciplinato e autorevole, leader nei fatti e non nelle parole, come quando il tecnico decide di assegnargli il delicato compito di rigorista. Un compito iniziato con qualche patema, ma poi assunto sempre con maggiore sicurezza nel succedersi delle giornate. La stessa sicurezza che Vidal ha saputo dare alla squadra. Con un unico neo chiamato Champions League, fatto di un'eliminazione senza riuscire a impaurire il Bayern. Impossibile uscire indenni dal confronto con quei bestioni, anche eccellenti tecnicamente. Una lezione che la Juventus afferma di aver imparato. Quanto in profondità lo capiremo dai nomi che saranno affiancati a quello di Vidal.
Anche Dejan Stojanovic non dimenticherà tanto facilmente questa giornata. Lui di mestiere fa il portiere. Il terzo, per la precisione, a Bologna, in una stagione tormentata per gli interpreti del ruolo. Stefano Pioli si è affidato inizialmente a Federico Agliardi, per poi passare a Gianluca Curci di fronte all'ennesimo errore del titolare. Una scelta necessaria ma azzoppata dai continui guai fisici del nuovo prescelto, andato ad alzare bandiera bianca contro l'Atalanta. Si pensava che toccasse nuovamente ad Agliardi, invece Pioli gli ha preferito il giovanissimo austriaco, beneficato in settimana anche da una visita di Romano Prodi al campo di allenamento. Il risultato? Esilarante, come la candidatura a presidente del Professore. Stojanovic e il Bologna sono incappati nella giornata del risveglio di Miro Klose, concedendogli l'opportunità di segnare cinque reti in un sol colpo (alla sesta ci ha pensato Hernanes), mai successo nella storia dalla Lazio. L'austriaco di origine macedone ha molto contribuito, esibendo un campionario di incertezze ed errori che ai tifosi di casa avranno ricordato le prove esitanti di Fernando Muslera. Certo, il Bologna non ha più niente da chiedere e/o offrire in questo campionato, ma poteva evitare una simile figura, soprattutto al povero Stojanovic. E sarebbe interessante conoscere quali pensieri avranno attraversato la mente di Agliardi in panchina...
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