Tanto entusiasmo per nulla
Conferenza di pace sulla Siria what? Putin vende missili ad Assad
Ieri Israele ha chiesto alla Russia di non vendere al governo del presidente Bashar el Assad un sofisticato sistema di difesa aerea che renderebbe la Siria “impermeabile” agli attacchi dall’esterno. L’arma è l’S-300, un missile terra aria capace di intercettare e abbattere aerei e anche missili in un raggio di circa 230 chilometri. Secondo il sito del Wall Street Journal, che per primo ha dato la notizia, il pagamento di 900 milioni di dollari da parte di Damasco è già cominciato e la prima consegna sarà entro tre mesi: in totale arriveranno 144 missili, divisi in sei batterie, e anche due squadre di consiglieri militari russi per addestrare i siriani.
Ieri Israele ha chiesto alla Russia di non vendere al governo del presidente Bashar el Assad un sofisticato sistema di difesa aerea che renderebbe la Siria “impermeabile” agli attacchi dall’esterno. L’arma è l’S-300, un missile terra aria capace di intercettare e abbattere aerei e anche missili in un raggio di circa 230 chilometri. Secondo il sito del Wall Street Journal, che per primo ha dato la notizia, il pagamento di 900 milioni di dollari da parte di Damasco è già cominciato e la prima consegna sarà entro tre mesi: in totale arriveranno 144 missili, divisi in sei batterie, e anche due squadre di consiglieri militari russi per addestrare i siriani. E’ un missile capace di cambiare i rapporti di forza nell’area, e negli ultimi anni anche l’Iran ha molto insistito senza successo per averlo dalla Russia e rafforzare così le sue difese contro gli strike aerei dall’esterno, come quelli che potrebbero arrivare contro i siti del suo programma atomico militare. Il presidente russo, Vladimir Putin, sta concedendo ad Assad un grande favore, l’immunità aerea.
La notizia arriva proprio mentre alcuni senatori americani chiedono all’Amministrazione Obama di colpire l’esercito siriano – come Israele ha fatto già quattro volte, a partire da gennaio. Secondo il Wsj, Putin potrebbe anche fare di più, e trasferire alla Siria gli ancora più temuti missili Sa-5, che grazie alla loro gittata possono colpire gli aerei americani mentre partono dalla base di Cipro, la più avanzata nel caso alla Casa Bianca decidessero di agire.
La vendita svuota di significato l’accordo, accolto con grande ottimismo un po’ dappertutto, tra Mosca e Washington per una conferenza di pace sulla Siria da tenersi entro maggio, annunciata martedì dopo aver costretto il segretario di stato, John Kerry, a un’umiliante anticamera di tre ore.
Alla conferenza è prevista la partecipazione di rappresentanti dell’opposizione e del governo siriano, e questo è il motivo dell’ottimismo generale (il ministro degli Esteri siriano l’ha celebrata, come pure il Consiglio nazionale siriano, organo rappresentativo, o quasi, di parte dell’opposizone armata) ma in definitiva si tratta di una riproposizione del cosiddetto “piano di Ginevra”, scritto nel giugno 2012, che individua la soluzione in un “governo di transizione”. Con o senza Assad? Tutto ruota attorno a questo punto, che però nessuno chiarisce. Ieri Kerry ha dovuto precisare che la posizione dell’Amministrazione americana è sempre la stessa, Assad se ne deve andare, perché era sembrato che avesse ceduto alle pressioni russe – a Mosca vogliono che Assad resti. Intanto il primo ministro turco, Recep Tayyip Erdogan, ieri ha detto che “Damasco ha usato armi chimiche e ha superato la linea rossa”.
Se i missili russi arrivano in Siria, la conferenza di pace entro maggio potrebbe essere l’ultima alla quale gli Stati Uniti siedono con la possibilità ancora di fare qualcosa senza temere particolari contromisure siriane. Dopo, con gli S-300 manovrati dai russi, intervenire sarà più difficile. Christopher Harmer, un esperto dell’Institute for the Study of War di Washington, sostiene che azzerare l’aviazione di Assad non è difficile né costoso quanto imporre una no fly zone: “Lasciare a terra i piloti siriani è semplice come mandare qualche incrociatore dalla base di Norfolk al Mediterraneo orientale e lanciare 250 missili Tomahawk sulla Siria. Si potrebbe facilmente ridurre la già debole aviazione siriana quasi a zero in un’ora soltanto: colpire piste, radar, depositi di carburante e aerei al suolo, e senza nemmeno entrare nello spazio aereo siriano avremmo una no fly zone permanente, ottenuta eliminando la possibilità per loro di alzarsi da terra”.
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