Operazione congelamento
Il Pd, Epifani e la storia della “segreteria ombra” di Renzi
Sul traballante galeone del Partito democratico, il timoniere che questa mattina i più esperti tra gli ammiragli del Pd proporranno in assemblea nazionale si chiama Guglielmo Epifani, nella vita fa il deputato, in passato è stato segretario della Cgil, è stato appena eletto presidente della commissione Attività produttive alla Camera e per varie ragioni risponde al profilo del “traghettatore” che il Pd stava cercando per scegliere il successore di Bersani.
Sul traballante galeone del Partito democratico, il timoniere che questa mattina i più esperti tra gli ammiragli del Pd proporranno in assemblea nazionale si chiama Guglielmo Epifani, nella vita fa il deputato, in passato è stato segretario della Cgil, è stato appena eletto presidente della commissione Attività produttive alla Camera e per varie ragioni risponde al profilo del “traghettatore” che il Pd stava cercando per scegliere il successore di Bersani: un politico di sinistra (utile a riequilibrare il centrismo del governo), non ambizioso (guiderà il Pd fino al congresso), gradito alla Cgil (essendo appunto ex segretario della Cgil), gradito ai membri del patto di sindacato del Pd (Letta, Renzi, Franceschini, Bersani) e soprattutto non così forte da mettere in difficoltà il governo a guida democratica. Salvo sorprese, dunque, e salvo improvvise crivellate dei franchi tiratori che anche questa mattina potrebbero nascondersi tra i cespugli del Pd, Epifani verrà eletto “reggente” del Pd e nei prossimi mesi – Cencelli docet – proverà a riequilibrare verso sinistra un partito che al governo è rappresentato da politici quasi tutti con profilo moderato. Questo per quanto riguarda le notizie, e sarà difficile che il nome di Epifani possa essere impallinato dai famosi Occupy Pd o dalle Puppato di turno. Oltre le notizie, però, il vero dato che si nasconde dietro alla carta Epifani è questo: il Pd ha scelto di congelare il partito, ha deciso di mettere in campo un candidato capace di accontentare tutte le sue micro e macro correnti e ha rimandato i giochi sulla nuova fase al prossimo congresso. Il congresso sarà a ottobre e lì servirà un candidato vero. Ed è per questo che un minuto dopo la scelta di Epifani nel Pd comincerà una nuova operazione: il protagonista sarà Renzi ma questa volta a sua insaputa, diciamo.
Il ragionamento che viene fatto da quasi tutti i più importanti esponenti del Pd è che da questo momento in poi comincerà una significativa pressione sull’unica persona che a oggi viene considerata tagliata per dare nuova linfa al partito e trascinare i democratici su una rotta che li metta al riparo da future burrasche (e da sondaggi da svenimento). In questo senso è evidente che Renzi riceverà un corteggiamento spietato per prendere in mano il partito: e il dato significativo è che la pressione sul Rottamatore non arriverà solo dall’esterno del “Cantuccio Magico” ma anche dall’interno della sua stessa corrente, dove il fronte degli interventisti non è circoscritto al solo Nardella (ex vicesindaco di Firenze che due giorni fa sul Foglio ha chiesto a Renzi di candidarsi alla guida del Pd). Il tema “Renzi segretario” è un tema che per ora il sindaco non intende affrontare ma nei prossimi mesi tutto potrebbe cambiare se il traghettatore proverà a far rispettare quella che è una sua profonda convinzione politica legata alla funzione della leadership. Epifani, infatti, crede sia indispensabile non separare la carica di leader del partito da quello di candidato premier e se i renziani non riusciranno a dividere le due funzioni per il sindaco sarà complicato rimanere solo a Firenze. Oggi dunque si elegge Epifani, ma la verità è che da questo pomeriggio il tema sarà un altro: convincere Renzi a prendersi subito il Pd. La missione è quasi impossibile ma con cinque mesi di tempo e un Pd in balìa delle onde e delle correnti l’operazione potrebbe persino riuscire. Chissà.
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