Ultima cattedra

Annalena Benini

E’ l’alternativa ai giardinetti, alla depressione e all’eterno doloroso ritorno al momento in cui tutto è andato perduto. E’ l’ultimo rifugio dei governatori beccati con le prostitute, dei deputati che mandano foto in mutande su Twitter alle studentesse, dei capi della Cia che scrivono sconcezze alla propria biografa, degli stilisti che tengono comizi antisemiti. E’ la cattedra universitaria: un posto sicuro, un po’ defilato ma pur sempre prestigioso, dove ridipingersi l’anima e non morire di nulla. Eliot Spitzer, dopo le dimissioni da governatore dello stato di New York per quella storia di ragazze squillo, insegna “Law and Public Policy” al City College a Manhattan.

    E’ l’alternativa ai giardinetti, alla depressione e all’eterno doloroso ritorno al momento in cui tutto è andato perduto. E’ l’ultimo rifugio dei governatori beccati con le prostitute, dei deputati che mandano foto in mutande su Twitter alle studentesse, dei capi della Cia che scrivono sconcezze alla propria biografa, degli stilisti che tengono comizi antisemiti. E’ la cattedra universitaria: un posto sicuro, un po’ defilato ma pur sempre prestigioso, dove ridipingersi l’anima e non morire di nulla. Eliot Spitzer, dopo le dimissioni da governatore dello stato di New York per quella storia di ragazze squillo, insegna “Law and Public Policy” al City College a Manhattan. John Galliano, che ha perso il lavoro da Christian Dior dopo avere delirato, ubriaco in un bar, inneggiando ad Adolf Hitler, guiderà un corso alla New School of Design, dal titolo: “Mostrami le emozioni”. E David Petraeus, che ha mostrato al mondo che nemmeno il capo della Cia è in grado di gestire con accortezza i propri segreti, e non possiede nemmeno indirizzi email che si autodistruggono, non andrà più in missione speciale in Afghanistan portandosi dietro una biografa muscolosa in tuta mimetica aderente e scollata, ma avrà due incarichi in due diverse università americane (California e New York), dove insegnerà Politiche pubbliche, e non Gestione di informazioni riservate.

    Scrive il New York Times che l’insegnamento universitario è un buon modo, per gli ex potenti con la lettera scarlatta cucita addosso, per non scomparire, e anzi riabilitarsi associando la propria immagine ad attività intellettuali; è anche un ottimo metodo, per le università, per avere nomi prestigiosi che, senza l’inciampo nello scandalo, sarebbero stati fuori portata (David Petraeus ad esempio doveva diventare, terminato il suo incarico, rettore di Princeton, non un qualunque professore a contratto). Come il divano firmato ma fallato, che si compra con lo sconto, così Eliot Spitzer è stato pagato, per il suo seminario settimanale, meno di cinquemila dollari a semestre, e li ha donati alla scuola dopo che gli altri professori hanno detto che era uno stipendio un po’ troppo alto, per un professore aggiunto. Ma ha detto che è stata “un’enorme gioia, ogni settimana”. Anthony Weiner, il deputato bellimbusto che tuittava foto di sé in mutande a studentesse sconosciute mentre la moglie, consigliera di Hillary Clinton, era incinta del primo figlio, ha detto che, se dovesse decidere di non tentare la corsa a sindaco di New York, potrebbe scegliere l’insegnamento (non nelle stesse università delle studentesse a cui mandava le foto).

    Un’ultima spiaggia, un modo per non cominciare a bere e per continuare a farsi la barba la mattina. Una specie di dignitoso epilogo, anche, ma con gli occhi degli studenti puntati addosso, l’iniziale ilarità per i casini combinati: i muscoli della biografa, le escort, le mutande grigie rigonfie, soprattutto l’evidente, sostanziale goffaggine tecnologica di signori un tempo importanti che fa sempre molto ridere i giovani. Nel romanzo del premio Nobel per la Letteratura J. M. Coetzee, “Vergogna” (Einaudi) il professore divorziato deve abbandonare l’insegnamento per uno scandalo sessuale, una studentessa che lo accusa di molestie, e viene giudicato indegno dai suoi stessi colleghi. E il protagonista della “Macchia umana” di Philip Roth deve lasciare il college per un’accusa di razzismo. Dopo l’università, però, non ci sono altre ultime spiagge in cui rifugiarsi, solo molta letteratura.

    • Annalena Benini
    • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.