Il buono e il cattivo

Il nuovo leader del Napoli è Hamsik, al Palermo è mancato Miccoli

Sandro Bocchio

Verdetti emessi, serie A ai titoli di coda: tempo di saluti. Come quelli visti a Napoli, dove gesti, espressioni e linguaggi del corpo hanno lasciato intuire che potrebbe essere stata l'ultima partita al San Paolo di Edinson Cavani e Walter Mazzarri. Tanto De Laurentiis l'uomo-guida ce l'ha già, visto il cammino progressivo di Marek Hamsik verso la maturazione definitiva. Come Hamsik, anche Miccoli ha sempre saputo estrarre dal cilindro una magia nel momento più critico. Fino a quest'anno, fino a quando l'abituale spettacolo messo in scena da Maurizio Zamparini ha portato a un finale di stagione inaspettato.

    Verdetti emessi, serie A ai titoli di coda: tempo di saluti. Come quelli visti a Napoli, dove gesti, espressioni e linguaggi del corpo hanno lasciato intuire che potrebbe essere stata l'ultima partita al San Paolo di Edinson Cavani e Walter Mazzarri. Aurelio De Laurentiis – uomo pratico – se ne farà una ragione, adoperando i 63 milioni in arrivo dall'uruguaiano per ricostruire la squadra. Tanto l'uomo-guida ce l'ha già, visto il cammino progressivo di Marek Hamsik verso la maturazione definitiva. Come ci si attende da uno che compirà a luglio 26 anni, considerata sempre l'età per godere appieno di un giocatore. Lo slovacco si è avvicinato all'appuntamento anagrafico offrendo il miglior campionato da quando è stato acquistato. Per reti, dodici come tre anni fa, stagione del record personale. Per rendimento, visto che sono state poche le flessioni. Sempre in campo, per 37 partite, e sempre titolare, raramente sostituito. Perché da un atipico come lui ti attendi ogni volta la capacità di inventare la giocata decisiva, come avvenuto anche nell'ultima partita contro il Siena, quando la sua cresta è sbucata improvvisamente in area per il 2-1. Quinta vittoria consecutiva, ottava nelle ultime nove partite, a mettere il punto esclamativo in classifica: come punti (78, mai così in alto con Mazzarri in panchina) e come obiettivo raggiunto. Perché il Napoli torna in Champions League dalla porta principale, quella della fase a gironi. Per quanto riguarda lo scudetto ci sarà tempo, quando De Laurentiis avrà deciso che fare del tesoretto di Cavani. Al leader non dovrà pensare, perché è lo stesso Hamsik ad aver sottolineato dove desideri vincere qualcosa. Lo vuol fare a Napoli, con parole rilasciate di getto pochi giorni fa a togliersi definitivamente dal mercato, se mai qualcuno avesse pensato seriamente a lui, come fece Adriano Galliani un paio di stagioni fa. Hamsik non ha alcuna urgenza di abbandonare chi lo adora, sentimento ricambiato nonostante i Rolex rapinati da malviventi che tirano dritto anche di fronte al taglio di capelli più noto a Napoli. Lui è ormai parte di questa città, sono rimasti in tre della squadra del 2007, anno dell'arrivo da Brescia: Paolo Cannavaro, il capitano, Hamsik, suo vice, e Grava, uomo spogliatoio. Da loro tre - e non solo - si ripartirà, e non sussistono dubbi su chi sarà il leader.

    Il 2007 è anche l'anno dell'approdo di Fabrizio Miccoli a Palermo, dopo essere stato ripudiato dalla Juventus e dopo aver svernato un anno e mezzo in Portogallo al Benfica, come un sovrano esiliato del secolo scorso. Rientrato in Italia, si è trasformato in vicerè rosanero: ogni impresa significativa è sempre passata attraverso i piedi di questo piccoletto di talento, con una venerazione calcistica per Diego Maradona e una politica per il Che. Come Hamsik, anche Miccoli ha sempre saputo estrarre dal cilindro una magia nel momento più critico. Fino a quest'anno, fino a quando l'abituale spettacolo messo in scena da Maurizio Zamparini ha portato a un finale di stagione inaspettato. A Palermo si chiude con la serie A. Inevitabile, dopo aver smontato due squadre in due mercati consecutivi, dopo aver messo alla porta e aver ripreso dirigenti e allenatori, senza soluzione di continuità. Sperando, forse, che ancora un eroe acciaccato come Miccoli offrisse l'ennesimo miracolo. Nulla di tutto questo: quello che un tempo fu il Romario del Salento oggi è diventato un giocatore sorpassato dai tempi. E con una preoccupante tendenza a viaggiare sempre più lontano da vie un tempo battute con determinazione. Tipo un Totò Di Natale, tanto per intenderci. Sette reti soltanto, per Miccoli. Mai così in basso. Tre di queste tutte concentrate contro il Chievo, le altre diradate lungo il cammino. Fino all'inevitabile retrocessione e alla probabile separazione.