La passione di Ilda

Annalena Benini

Alla fine della requisitoria, Ilda Boccassini ha lasciato che la passione la trasportasse in un sincero: “La procura lo condanna” (subito corretto in: la procura chiede la condanna) che andava oltre Silvio Berlusconi e il senso del reato nei suoi pubblici e privati uffici. E’ una condanna ancora più ampia, quella per cui Ilda Boccassini si batte: è il desiderio di cancellare un mondo, o almeno recintarlo, darne la responsabilità a Silvio Berlusconi e mettere bene in luce “il sogno italiano negativo”, come l’ha definito ieri parlando di “la Ruby” e di quella “furbizia orientale tipica delle sue origini, che riesce a sfruttare il suo essere extracomunitaria”.

    Alla fine della requisitoria, Ilda Boccassini ha lasciato che la passione la trasportasse in un sincero: “La procura lo condanna” (subito corretto in: la procura chiede la condanna) che andava oltre Silvio Berlusconi e il senso del reato nei suoi pubblici e privati uffici. E’ una condanna ancora più ampia, quella per cui Ilda Boccassini si batte: è il desiderio di cancellare un mondo, o almeno recintarlo, darne la responsabilità a Silvio Berlusconi e mettere bene in luce “il sogno italiano negativo”, come l’ha definito ieri parlando di “la Ruby” e di quella “furbizia orientale tipica delle sue origini, che riesce a sfruttare il suo essere extracomunitaria”. Ilda Boccassini parlava durante un freddo processo penale, ma a tratti è sembrato qualcosa di meno e anche qualcosa di più: un’incursione socio-antropologica, la puntata di un romanzo: la descrizione dell’invidia fra ragazze per le borse e i vestiti, la voglia di successo e soldi facili delle nuove generazioni, i sogni sbagliati di una vittima da difendere in quanto all’epoca dei fatti minorenne, ma descritta come una intelligente profittatrice marocchina, capace di sfruttare la religione del padre per fingere che fosse violento, e così raggiungere il suo obiettivo di una carriera nello spettacolo, vestiti e borse, e “disponibilità economica che tolgono ogni dubbio sulla sua reale professione”. “Difficile credere che una ragazza possa avere mille euro in tasca facendo animazione, che vuole dire far ridere clienti stupidi”. I clienti stupidi, il sogno negativo di Ruby e delle altre ragazze diventano, nella requisitoria finale di questo processo passionale, perfino il simbolo di “una parte della gioventù”, le ultime generazioni che hanno come obiettivo “lo spettacolo e i soldi, il guadagno facile, non la fatica e lo studio”. Anche le borse costose sono uno sbaglio, oltre che un indizio “che toglie ogni dubbio”. E’ andata ancora in scena, e in modo spettacolare, la netta e personalizzata divisione del mondo, a scopo pedagogico: i buoni e i cattivi, gli stupidi e i furbi, le bugiarde e le studiose, le orientali e le occidentali. Niente di nuovo, ma era un tribunale.

    • Annalena Benini
    • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.