Donna sull'orlo di una crisi

Come opporsi romanticamente a quel famigerato “non potevi non scopare”

Umberto Silva

Il Cavaliere dice che non l'ha scopata perché gli faceva compassione, Ruby conferma, la Boccassini insiste: l'hai scopata eccome, birbante, andando contro le tue stesse leggi, tratto da una foia senza pari. Il Cavaliere replica: tutto falso; Ruby conferma: falsissimo; la Boccassini persevera: tutto verissimo, non potevi non scoparla, maniaco come sei. Dal celebre famigerato “non potevi non sapere” si è passati all'esilarante “non potevi non scopare”, e questo assioma mi ricorda un episodio della giovinezza. C'era una volta a Milano una bellissima ragazza che i miei amici, il Sandrone in testa, dicevano mi volesse, gratis per di più poiché era “ricca di famiglia”, come anni dopo vezzoso Cacciari risponderà a De Michelis che gli faceva proposte oscene.

    Il Cavaliere dice che non l’ha scopata perché gli faceva compassione, Ruby conferma, la Boccassini insiste: l’hai scopata eccome, birbante, andando contro le tue stesse leggi, tratto da una foia senza pari. Il Cavaliere replica: tutto falso; Ruby conferma: falsissimo; la Boccassini persevera: tutto verissimo, non potevi non scoparla, maniaco come sei. Dal celebre famigerato “non potevi non sapere” si è passati all’esilarante “non potevi non scopare”, e questo assioma mi ricorda un episodio della giovinezza. C’era una volta a Milano una bellissima ragazza che i miei amici, il Sandrone in testa, dicevano mi volesse, gratis per di più poiché era “ricca di famiglia”, come anni dopo vezzoso Cacciari risponderà a De Michelis che gli faceva proposte oscene. Ci fecero incontrare ed effettivamente la ragazza era bella, simpatica e garbatamente desiderosa. Parlammo, scherzammo, bevemmo, cenammo, l’accompagnai a casa, la baciai su una guancia e mi dileguai nella notte.

    Così accadde per i nostri tre incontri: ogni volta avevo un motivo per non salire da lei e fare quel che gli amici bramavano accadesse, per gustarne poi il racconto e commentarlo e partecipare della mia fortuna. La prima volta non salii perché un’altra ragazza mi aspettava; la seconda perché mi era preso un terribile mal di testa; la terza non volevo darla vinta al Sandrone che nel frattempo aveva cominciato a tormentarmi in modo assai simile a quello della dottoressa Boccassini col Cavaliere. Il Sandrone non voleva credere a una parola di quel che dicevo. Sosteneva che avevo stretto un patto segreto con la Chiara, così la fanciulla si chiamava, patto per non spartire il bottino. Che volessi salvare l’onore della ragazza e non sacrificarla alle sue voglie, gli risultava intollerabile; il Sandrone era gelosissimo. Mi arrabbiai e lo mandai al diavolo; mi perseguitò in ogni modo, mi accusò di essere diventato frocio, il che a quei tempi valeva come una condanna a morte. Resistetti.

    Non mi andava di mentire, di usurpare una vanesia fama. A sua volta posta sotto interrogatorio, Chiara negò sempre tutto, e nonostante potesse essere addolorata per il mio rifiuto, le sue amiche mi riferirono che sempre aveva parole di stima per me. Casualmente cinque anni dopo c’incontrammo a teatro e quella stessa notte partimmo per Parigi. Potrebbe, ora che Ruby è diventata più grande e desiderabile, farlo anche Lei, Cavaliere, un romantico viaggio; invitando la ragazza in qualche luogo sensuale e fascinoso, verrebbe incontro al desiderio della Boccassini e nessuna legge infrangendo farebbe felici tutti, che un po’ di gioia e di conciliazione occorre in questa Italia benedetta da Dio e maledetta dalle umane incomprensioni.
    Umberto Silva