La Grecia rifiata, ma il Pasok non sta per niente bene (buffi)

Dimitri Deliolanes

L'ex premier socialista George Papandreou è sempre più lontano dalla Grecia e dal suo partito, il Pasok. E' dall'estate scorsa che l'ex leader si è trasferito negli Stati Uniti per una serie di conferenze. Dal primo gennaio si è stabilito nell'Upper West Side, nell'appartamento sopra quello di Lady Gaga, per conto della Columbia University. Anche se è stato eletto al Parlamento degli Elleni, non ha mai preso la parola e ci ha messo piede solo due volte, per votare, e poi volare di nuovo all'estero. In sua assenza, il nuovo leader del Pasok, Evangelos Venizelos, deve gestire un crollo dei consensi nei confronti di un partito anche sull'orlo della bancarotta economica.

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    Atene. L’ex premier socialista George Papandreou è sempre più lontano dalla Grecia e dal suo partito, il Pasok. E’ dall’estate scorsa che l’ex leader si è trasferito negli Stati Uniti per una serie di conferenze. Dal primo gennaio si è stabilito nell’Upper West Side, nell’appartamento sopra quello di Lady Gaga, per conto della Columbia University. Anche se è stato eletto al Parlamento degli Elleni, non ha mai preso la parola e ci ha messo piede solo due volte, per votare, e poi volare di nuovo all’estero. In sua assenza, il nuovo leader del Pasok, Evangelos Venizelos, deve gestire un crollo dei consensi nei confronti di un partito anche sull’orlo della bancarotta economica. I conti sono stati passati al setaccio per sei mesi da parte di cinque società internazionali di revisione contabile. Le quali hanno scoperto debiti per circa 116 milioni di euro, accumulati dal 2003 fino al 2011, durante la gestione Papandreou. Uffici lussuosi, palestra attrezzata in cantina per gli esercizi del capo, cinquecento impiegati, ma anche biglietti aerei per quasi 24 milioni. I soldi arrivano da una generosa linea di credito aperta in due banche greche. Formalmente, i prestiti concessi erano garantiti dal finanziamento pubblico, in pratica si è trattato di un ennesimo favore verso un partito di governo: i prestiti delle banche eccedevano di molto i soldi incassati dallo stato. Ai bei tempi, nel 2009, quando il Pasok aveva raggiunto un invidiabile 44 per cento dei suffragi, il finanziamento pubblico era di 40 milioni e le spese già superavano i 70. Non a caso, lo scorso aprile il governo Samaras ha provveduto a far approvare un emendamento che garantisce piena immunità ai responsabili degli istituti bancari per tutti i crediti concessi. 

    Venizelos ha chiesto spiegazioni a Papandreou e ai suoi ex collaboratori di restituire le spese prive di pezze d’appoggio. Il rischio è di mandare in tribunale lo stato maggiore socialista: sono soldi pubblici e già la procura della Repubblica di Atene ha aperto un’inchiesta. Papandreou ha dichiarato che la commissione parlamentare non ha mai trovato irregolarità nei bilanci del Pasok. Riguardo ai frequenti viaggi, erano necessari a causa del suo incarico come presidente dell’Internazionale socialista, e ha smentito che la sua presenza alla riunione del consiglio dell’Internazionale, a gennaio in Costa Rica, sarebbe costata duecentomila euro. Ma anche la sua leadership nell’Internazionale sta scricchiolando: Papandreou rischia un’accusa infamante ma verosimile, quella di aver distrutto qualsiasi cosa abbia toccato. Già dal dicembre scorso, con una riunione che si è tenuta a Roma, gran parte dei partiti socialisti europei aveva deciso di prendere le distanze dall’organismo internazionale che fu di Willy Brandt e che ora comprende al Fatah, i sandinisti, i panarabisti del Baath, i kemalisti turchi e la giunta militare del Burkina Faso. La nuova formazione nascerà il 23 maggio e si chiamerà Alleanza progressista.

    Il motivo ufficiale della rottura è politico e riguarda l’inconsistenza dell’organizzazione, come aveva provveduto a denunciare qualche mese fa la spagnola Beatriz Talegón, segretario dell’Internazionale giovanile. Ma tra i dissidenti ognuno ha la propria agenda: per i democratici italiani, andare oltre l’Internazionale socialista potrebbe risolvere qualche problema nei rapporti tra le componenti interne, per la socialdemocrazia tedesca significa tagliare gli ultimi legami con Bad Godesberg; e per il Pasok di Venizelos è un’ottima occasione per cambiare volto e forse anche nome, con un nuovo partito del centrosinistra europeo capace di seppellire un quarantennio di populismo. Non a caso, Venizelos sogna una lista comune con la Sinistra democratica (alleata nel governo) per le elezioni europee dell’anno prossimo.

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