Allora l'austerità funziona?
Sorpresa, dopo la cura da cavallo in Grecia ritorna un po' di fiducia
La Grecia sta assaporando una prima ricompensa dopo oltre due anni di austerità fiscale. Ieri il rendimento dei titoli di stato di Atene è calato ai minimi dal 2010, un movimento senza precedenti dovuto alla “promozione” – parola finora di rado accostata alla Grecia – del merito di credito del paese da parte dell'agenzia di rating Fitch. Standard & Poor's, invece, l'aveva già fatto a dicembre. L'entità della promozione non è per la verità consistente: il rating greco è passato dal minimo CCC a B-. I titoli di Atene restano cioè a livello di “spazzatura”, ma si allontanano dal “default tecnico” e per di più con un “outlook stabile”, una prospettiva garantita per certo dalla Banca centrale europea, “pronta” a intervenire per calmierare il rischio sovrano.
La Grecia sta assaporando una prima ricompensa dopo oltre due anni di austerità fiscale. Ieri il rendimento dei titoli di stato di Atene è calato ai minimi dal 2010, un movimento senza precedenti dovuto alla “promozione” – parola finora di rado accostata alla Grecia – del merito di credito del paese da parte dell’agenzia di rating Fitch. Standard & Poor’s, invece, l’aveva già fatto a dicembre. L’entità della promozione non è per la verità consistente: il rating greco è passato dal minimo CCC a B-. I titoli di Atene restano cioè a livello di “spazzatura”, ma si allontanano dal “default tecnico” e per di più con un “outlook stabile”, una prospettiva garantita per certo dalla Banca centrale europea, “pronta” a intervenire per calmierare il rischio sovrano (è anche per questo che pure lo spread tra titoli decennali italiani e gli omologhi tedeschi viaggia sui 270 punti, circa la metà rispetto alla turbolenta estate del 2011). Il ritorno della fiducia e una banca centrale attenta bastano a fare muovere verso la penisola ellenica, sebbene timidamente, investitori liquidi e massicci, come gli hedge fund e le banche: si va di nuovo a caccia di aziende bisognose di finanziamenti tramite obbligazioni, come riportava ieri il sito del Wsj.
Per l’agenzia Fitch, il miglioramento del rating è da imputare alle misure di riduzione del deficit fiscale e alla ristrutturazione del mercato del lavoro: cioè al lungo processo di consolidamento detto austerity cominciato, tra le proteste, nel 2010. Decisioni aspre e impopolari che la classe dirigente, in un’arena politica confusa e spaventata, hanno preso sotto la pressione della Troika in cambio di prestiti internazionali, fondamentali per scongiurare l’uscita di Atene dall’Eurozona. Un rischio, quello della “Grexit”, che ora si sta riducendo con l’aumentare della fiducia degli investitori.
Allora l’austerità imposta dal “dominus Germania” in un processo eterodiretto e lesivo della sovranità nazionale, nel paese dove per giunta la democrazia è nata, funziona? Funziona se l’obiettivo è quello di ritornare a finanziarsi autonomamente sui mercati, cosa che il governo greco suppone di potere fare gradualmente, a partire dalla metà dell’anno prossimo. Un passo decisivo per un ritorno alla normalità – non alla crescita garantita – e una condizione basilare per riuscire a ricostruire un’economia tuttora in sofferenza, nel contesto di una società in subbuglio e con sacche di povertà diffusa. Situazione sociale, va ricordato, frutto in parte della drastica riduzione dei salari attuata per ritrovare competitività con i paesi limitrofi, Turchia in primis. A livello macroeconomico lo spazio di manovra è adesso assicurato da un’altra “ricompensa” dell’austerità: in cambio delle riforme promesse tra il 2012 e il 2013, tra cui il taglio dei dipendenti pubblici, l’Europa ha concesso alla Grecia due anni in più (dal 2014 al 2016) per ridurre il deficit di bilancio al 3 per cento. Obiettivo comunque difficile: gli analisti si aspettano un deficit del 5,3 per cento nel 2013, il sesto anno consecutivo di recessione.
Nel “vuoto” debitorio i greci si risvegliano
Secondo alcuni osservatori, la promozione delle agenzie di rating è un segnale positivo, ma il percorso non è privo di incognite. Le ha sintetizzate ieri Robin Bew, capo dell’Economist intelligence unit in un tweet: “Sicuramente sta facendo progressi, ma continuiamo a pensare che sarà necessaria un’altra svalutazione del debito, forse due”. Infatti il debito greco è pari al 180 per cento del pil, l’obiettivo è ridurlo almeno al 110 per cento entro il 2022. Per questo gli analisti si attendono che anche gli stati e la Banca centrale europea dovranno svalutare i titoli ellenici in portafoglio. Un costo politico che l’Eurotower non può – per regola – sostenere: significherebbe aiutare direttamente uno stato membro dell’euro. Ma avere scavato oltre il fondo (la disoccupazione giovanile è al 60 per cento) sta facendo nascere nuove attività, i greci ricominciano a scrivere su una tabula rasa. Il web magazine Quartz dell’Atlantic riporta la storia di Taxibeat, una società informatica fondata ad Atene nel 2010 da quattro amici con pochi soldi. Missione: creare un servizio per connettere gli smartphone degli utenti con i taxi (“trovare un taxi non sarà più lo stesso”, è lo slogan). Ora Taxibeat opera in cinque paesi, sei città e ha raccolto fondi per un milione di euro. La Grecia non sarà la Silicon Valley del Mediterraneo, ma è una piccola vittoria di chi si è rimboccato le maniche con iniziativa.
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