I ribelli siriani sono un osso duro per l'offensiva di Hezbollah
Hezb as Shaitan, il Partito del diavolo, o Hezbollat, il Partito degli Dei – così i ribelli sunniti chiamano ora il Partito di Dio libanese, colpevole di avere abbandonato la sua ragione d'essere, la “muqawama”, la resistenza contro Israele, per abbracciare la causa del presidente siriano Bashar el Assad (“degli Dei” va considerato come una storpiatura paganeggiante e quindi insultante del nome, considerato che il monoteismo è il primo pilastro dell'islam). Entrare ufficialmente in guerra nella città di Qusayr, alla testa delle truppe del governo siriano, sta costando caro al gruppo armato libanese.
Hezb as Shaitan, il Partito del diavolo, o Hezbollat, il Partito degli Dei – così i ribelli sunniti chiamano ora il Partito di Dio libanese, colpevole di avere abbandonato la sua ragione d’essere, la “muqawama”, la resistenza contro Israele, per abbracciare la causa del presidente siriano Bashar el Assad (“degli Dei” va considerato come una storpiatura paganeggiante e quindi insultante del nome, considerato che il monoteismo è il primo pilastro dell’islam). Entrare ufficialmente in guerra nella città di Qusayr, alla testa delle truppe del governo siriano, sta costando caro al gruppo armato libanese. Testimoni raccontano del viavai di ambulanze dal confine, degli arrivi di morti e feriti all’ospedale di Dahiye, la zona sud di Beirut sotto il loro controllo, degli appelli per la raccolta del sangue. Tra i venti e i trenta morti, finora – è necessario ricavare i dati indirettamente dai martirologi pubblicati su Facebook, dai funerali e dalle testimonianze, e a questi vanno aggiunti quelli delle settimane passate, una dozzina, quando ancora il ruolo di Hezbollah in Siria non era così esplicito – ma c’era. L’ultimo conteggio preciso per ora è arrivato a ventisette morti in due giorni di offensiva: assomiglia in proporzione al bilancio pesante dell’estate 2006, quando Hezbollah perse 500 uomini nelle prime tre settimane di combattimenti contro Israele – e il clima, nei villaggi sciiti del sud del Libano, è lo stesso di sette anni fa, elettrico, racconta il New York Times. Eppure si tratta di una guerra fratricida. Proprio nel 2006, durante la campagna di terra e aria di Israele nel sud del Libano, Qusayr accolse gli arabi sfollati delle zone di Hezbollah, funzionando come una retrovia al sicuro appena dieci chilometri oltre il confine. Oggi è riconpensata con i bombardamenti più intensi di questi due anni di guerra, e Hezbollah partecipa con i suoi razzi. Il dipartimento di stato americano ieri ha condannato “l’intenso bombardamento del regime di Assad con aerei e cannoni contro la città di Qusayr”.
I ribelli si preparano a questa offensiva mista Partito di Dio-governo siriano da mesi, sono circa settemila e combattono sapendo che non ci sono altre opzioni possibili, il governo non farà prigionieri perché in quell’area non può permettersi l’ennesimo risorgere della rivoluzione armata dalle sue ceneri. La propaganda martellante sulla tv di stato definisce l’opposizione “terroristi e mercenari al soldo del Qatar”, ma l’area di Qusayr, Homs e al Rastan, poco più a nord, è la culla dei ribelli più autenticamente siriani. Ieri la tv ha dovuto fare marcia indietro, dopo che in mattinata aveva dichiarato la presa completa di Qusayr, e ha detto che “gli eroi dell’esercito” controllano per ora la parte est. La potenza di fuoco, però, è dalla loro parte.
Il presidente cerca una vittoria che potrebbe essere soprattutto psicologica, prima ancora che di strategia militare grazie alla posizione cruciale della città. Dall’inizio dell’anno Assad ha riguadagnato l’iniziativa militare e ha trovato l’impeto contro i ribelli. E’ incoraggiato dalle forniture militari russe – che portano missili balistici, mentre gli Stati Uniti aiutano i ribelli con razioni pronte di cibo come i “cheese tortellini” – ed è guidato dal generale iraniano Qassem Suleimani, rodato specialista di Teheran nel vincere le guerriglie in paesi stranieri.
Se l’esercito del governo siriano e il gruppo Hezbollah prevarranno a Qusayr – cosa che potrebbe essere decisamente più difficile del previsto, perché i ribelli stanno resistendo a oltranza – Israele potrebbe essere costretto a intensificare i raid per bloccare il trasferimento di armi dagli arsenali di Damasco al Libano. Intanto, il gruppo ribelle Jahbat al Nusra, legato ad al Qaida, sta portando rinforzi nell’area, per aiutare i ribelli assediati.
Il Foglio sportivo - in corpore sano