Il Cav. gladiatore e il giro delle sette basiliche degli speranzosi
Tutti in basilica. A parte il Cav., che gladiatorio e gradasso come sempre s’atteggia a Massimo Decio Meridio e scende nell’arena del Colosseo per sostenere Alemanno contro Commodo Marino – e a giusto coronamento si è piazzato sullo sfondo l’arco di Costantino: arco trionfale, si capisce, pure se “Europa” molto s’indigna e l’imperatore sbaglia: “I barbari sotto l’arco di Tito”. Quelle, casomai, erano farfalle. “Tutti al Colosseo con Berlusconi!”, recitava l’invito.
Rizzini La piazza insicura che attende Grillo per la terza volta
Tutti in basilica. A parte il Cav., che gladiatorio e gradasso come sempre s’atteggia a Massimo Decio Meridio e scende nell’arena del Colosseo per sostenere Alemanno contro Commodo Marino – e a giusto coronamento si è piazzato sullo sfondo l’arco di Costantino: arco trionfale, si capisce, pure se “Europa” molto s’indigna e l’imperatore sbaglia: “I barbari sotto l’arco di Tito”. Quelle, casomai, erano farfalle. “Tutti al Colosseo con Berlusconi!”, recitava l’invito. “Ci vediamo lì, non fare scherzi!”, annotava in una missiva ai militanti il diretto interessato. Panem et circenses et pure eques – dunque. Per il resto, a parte il gladiatore moderato, ci si è affidati alle basiliche. Ieri erano sette – solo a tener conto delle principali – le piazze occupate per i comizi finali dei candidati al Campidoglio. Piazza grande, dove santi eran pronti a pagare anche il pranzo; piazza piccola, bella piazza, dove passava la “lepre pazza” dei minori, speranzosi e senza speranza. E’ avvenuta pure un’opportuna risistemazione politico-toponomastica dopo gli sconvolgimenti delle ultime elezioni.
Il Pd, con Ignazio Marino, riconquista finalmente San Giovanni, all’ombra consolante del Laterano, dopo che in occasione delle passate politiche aveva ceduto la sua piazza simbolo a Grillo per ritirarsi mestamente sul palcoscenico dell’Ambra Jovinelli – glorioso ritrovo dell’avanspettacolo, certo, ma pure tragica e perfetta prefigurazione del risultato finale e del disastro attuale. Solito groviglio di “parole e musica”, attori e cantanti, da Stefania Sandrelli a er Piotta, da Alessandro Gassman a Nicola Piovani. Molto impegno per la città, si capisce, ma soprattutto discreto impegno per il giardinaggio. Così ha annunciato il candidato, confidenzialmente solo “Ignazio”, sull’apposito sito: “Abbiamo calcolato quanta anidride carbonica sarà prodotta. Per compensare, doneremo 30 alberi alla città”. I forestali della democrazia: mica per niente, poi, si candida uno scienziato. E’ stato pure prodotto “un grande graffito dal titolo ‘Roma è vita’ che sarà donato alla città”, e c’è solo da sperare che con le strenne sia finita qui.
Grillo ha fronteggiato – sempre parlando di basiliche: ché ieri non mezza processione aveva la possibilità di svolgersi degnamente – Santa Maria del Popolo.
San Paolo fuori le Mura, invece, carica di spiritualità e di glorie resistenziali, ha fatto gola ad “Arfio” Marchini, er più bello de tutti li candidati, una mascella che da sola potrebbe contenere un comizio dei montiani. Si è accompagnato ad Antonello Venditti, anche se, avendo a simbolo della sua compagna un cuore, il cardiologo Marino avrebbe magnificamente figurato quanto “Roma Capoccia”. Quelli di Militia Christi si sono fatti vedere a Santa Maria Maggiore, mentre a Santa Maria in Trastevere si sono attruppati i sostenitori di Sandro Medici, l’ex giornalista del Manifesto che ci vorrebbe provare con il Campidoglio. Alessandro Bianchi, ministro dilibertiano in un fu governo Prodi, si è messo invece nelle mani di Giordano Bruno, a Campo de Fiori – pur sempre un riflesso (una fiammata, ecco!) della chiesa se non di una chiesa. Tutto questo in una giornata di sciopero (ennesimo) degli autobus a Roma. “Magari potessi salire sul bus”, ha sospirato voglioso Papa Francesco a quelli dell’Atac, che gli hanno regalato la card personale. Tra sciopero e comizi, ha dovuto rinviare il proposito di recare opportuno conforto alle sue basiliche stremate dalle chiacchiere. Se ci vorrà provare nei prossimi giorni, meglio stia avvisato il Santo Padre: per i bus di Roma il suo “mezzo esorcismo” non basta. Gli serve almeno intero, se non doppio.
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