“Non, on ne lâchera rien”. Le sorprese del nuovo maggio francese

Nicoletta Tiliacos

“Non, rien de rien, non, on ne lâchera rien”: così, sulle note di una famosa canzone di Edith Piaf (che nell'originale dice “je ne regrette rien”, non rimpiango nulla), centinaia di migliaia di manifestanti francesi hanno promesso, domenica scorsa, a Parigi, che “non smetteranno” di combattere contro il “mariage pour tous”, il matrimonio gay con possibilità di adozione recentemente introdotto in Francia con la legge Taubira. E mentre va in scena la rituale battaglia sulle cifre (centocinquantamila in piazza, secondo il ministro dell'Interno, un milione, secondo i portavoce della Manif pour tous), si contano circa trecento fermi e qualche decina di feriti lievi, tra gendarmi e manifestanti.

    “Non, rien de rien, non, on ne lâchera rien”: così, sulle note di una famosa canzone di Edith Piaf (che nell’originale dice “je ne regrette rien”, non rimpiango nulla), centinaia di migliaia di manifestanti francesi hanno promesso, domenica scorsa, a Parigi, che “non smetteranno” di combattere contro il “mariage pour tous”, il matrimonio gay con possibilità di adozione recentemente introdotto in Francia con la legge Taubira. E mentre va in scena la rituale battaglia sulle cifre (centocinquantamila in piazza, secondo il ministro dell’Interno, un milione, secondo i portavoce della Manif pour tous), si contano circa trecento fermi e qualche decina di feriti lievi, tra gendarmi e manifestanti. E’ il bilancio degli scontri ingaggiati nell’Esplanade  des Invalides da alcune centinaia di giovani – soprattutto appartenenti al Bloc Identitaire – contro le forze dell’ordine, subito dopo lo scioglimento della manifestazione rosa-azzurra-bianca che si era svolta in assoluta pace e allegria, come quelle dei mesi passati. Per il resto, l’allarme del ministro dell’Interno Manuel Valls, che aveva sconsigliato ai manifestanti di portare in piazza i bambini, è caduto nel nulla. “Valls ha provato a farci paura con le sue dichiarazioni, ma non ci ha fermato”, ha riassunto una manifestante intervistata dal Monde.

    Nel frattempo, è stata confermata la definitiva defezione di Frigide Barjot, fino a qualche giorno fa considerata l’anima della Manif pour tous. Troppo “omolatrica” la sua posizione, secondo le frange tradizionaliste che si oppongono alle nozze gay, e che si raccolgono attorno alla sigla Printemps français. E’ stata quindi la nuova portavoce del collettivo Manif pour tous, Ludovine de la Rochère, a tenere il comizio conclusivo, durante il quale ha ribadito la volontà di non smobilitare.
    E ieri pomeriggio, una cinquantina di militanti di Printemps français, convocati attraverso Twitter, ha accolto Hollande in visita al liceo parigino “Buffon”. Sui cartelli, ancora una volta, la promessa: “On ne lâchera rien”.

    Se la legge Taubira è stata promulgata, infatti, il movimento di opposizione ha per ora ottenuto di congelare alcuni passi successivi, fin qui dati per scontati. L’intenzione del governo socialista è quella di non affrontare per ora il capitolo fecondazione in vitro e utero in affitto, considerati un corollario ovvio della legge appena approvata e reclamati come diritti dall’ala intransigente del movimento Lgbt. Se ne dovrà discutere, aveva annunciato il presidente Hollande, in una futura e apposita legge sull’intero capitolo “filiazione e famiglia”, da esaminare quanto prima. Nel frattempo, il “quanto prima” è diventato “più in là che si potrà”. E’ soprattutto contro “la nuova schiavitù” rappresentata dalla Gpa (“gestation pour autrui”, gravidanza per conto terzi, l’unico modo per due uomini di “fare” un figlio: facendolo fare a una donna pagata per questo) che la Manif pour tous ha raccolto consensi (un altro manifestante intervistato domenica dal Monde, Pierrick Levesque, ha detto di volersi opporre alla Gpa “anche tra cinquant’anni, se ci sarò ancora”). Dovrebbe slittare anche l’annunciato aggiornamento – va inteso come “peggioramento in senso decisamente eutanasico” – della legge Leonetti sulle disposizioni di fine vita. Hollande l’aveva messo in agenda qualche mese fa, nonostante il parere contrario del Comitato di saggi guidato dal medico Didier Sicard, presidente emerito del Comitato di bioetica francese; ma ora l’ondata di proteste legata al mariage gay consiglia vivamente di accantonare – per un po’ almeno – anche quel dossier, il quale potrebbe rinfocolare un movimento di opposizione che il Partito socialista al potere sogna di spegnere il prima possibile.

    Per provare a interpretare, se non a catalogare, quello che sta succedendo in Francia attorno al movimento che si oppone ai “nuovi diritti”, vissuti dagli oppositori come un’intrusione totalitaria (oppositori tra i quali i giovani, va segnalato, sono tantissimi) c’è anche chi parla di un “contro-Sessantotto” che tuttavia ha imparato alla perfezione la lezione sessantottina. “Quarantacinque anni dopo, assistiamo a un maggio 68 di destra”, ha detto per esempio il vicepresidente dell’Ump, Guillaume Peltier, fondatore della corrente Droite forte ed ex appartenente al Front national. Il maggior partito di opposizione – schierato con le rivendicazioni della Manif pour tous salvo qualche significativa eccezione – sta infatti ragionando sul modo migliore di capitalizzare quel movimento vasto e sorprendente, cresciuto a dispetto della timidezza della Conferenza episcopale francese e prima che le forze politiche di centrodestra potessero davvero metterci sopra il cappello (va anche registrata, ieri, la presa di distanza di Marine Le Pen, che non ha mai voluto impegnare ufficialmente il Front national, di cui è leader, nella battaglia contro le nozze gay. In un comunicato giudica arrivato, dopo l’appuntamento del 26 maggio, il momento di smetterla con le manifestazioni “su quel tema”).

    In casa Ump, invece, a temere di dover pagare il fatto di essersi astenuta sulla legge Taubira nelle votazioni all’Assemblea nazionale, è la candidata favorita alle primarie parigine del partito, Nathalie Kosciusko-Morizet. Sui blog degli oppositori alle nozze gay si invitano gli ellettori dell’Ump a non votarla. Lo ha fatto lo stesso Guillaume Peltier, lei si è arrabbiata e ha ottenuto dal partito una tirata d’orecchi ufficiale a Peltier. Ma forse non basterà.