Bene comune, mezzo gaudio

Gli improperi di Grillo su Rodotà (ah-ah), lo scorno della gauche in Barca

Marianna Rizzini

Nella penombra affollata del Teatro Eliseo, dove si svolge l'assemblea-convegno della rivista Left sul manifesto del professor Salvatore Settis, non c'è contezza, fino a un certo punto del pomeriggio, di ciò che sta dicendo là fuori Beppe Grillo contro l'altro professore, Stefano Rodotà, simbolo della sinistra che, con Settis, guarda all'intesa tra associazioni dei “beni comuni”, Sel, Pd di area Occupy e M5s. “Ottuagenario miracolato dalla Rete, sbrinato di fresco dal mausoleo dove era stato confinato dai suoi a cui auguriamo una grande carriera e di rifondare la sinistra”, ha scritto Grillo sul suo blog, dopo aver letto l'intervista al Corriere in cui Rodotà – ai suoi occhi evidentemente ingrato quanto e più di Milena Gabanelli – dice che l'ex comico “ha sbagliato”.

    Nella penombra affollata del Teatro Eliseo, dove si svolge l’assemblea-convegno della rivista Left sul manifesto del professor Salvatore Settis, non c’è contezza, fino a un certo punto del pomeriggio, di ciò che sta dicendo là fuori Beppe Grillo contro l’altro professore, Stefano Rodotà, simbolo della sinistra che, con Settis, guarda all’intesa tra associazioni dei “beni comuni”, Sel, Pd di area Occupy e M5s. “Ottuagenario miracolato dalla Rete, sbrinato di fresco dal mausoleo dove era stato confinato dai suoi a cui auguriamo una grande carriera e di rifondare la sinistra”, ha scritto Grillo sul suo blog, dopo aver letto l’intervista al Corriere in cui Rodotà – ai suoi occhi evidentemente ingrato quanto e più di Milena Gabanelli – dice che l’ex comico “ha sbagliato”, che “dare la colpa agli elettori è una spiegazione che non spiega”, che “i parlamentari devono essere liberi di esercitare il mandato” e che Grillo e Casaleggio devono “rendersi conto che siamo in una fase nuova”. Ma come?, deve aver pensato l’ex comico davanti al rimprovero dell’uomo delle Quirinarie e delle piazze (Rodotà-tà-tà), nell’imminenza, per giunta, delle assemblee parallele convocate dai suoi parlamentari, divisi tra cercatori di spie (“merde”, le chiama Roberta Lombardi) e aspiranti alla democrazia interna.

    Nella penombra affollata del Teatro Eliseo, dove l’archeologo Settis rimpiange addirittura il governo Parri (1946) e non si capacita di avere “un governo di larghe intese che capovolge il responso delle urne”, Fabrizio Barca, ex ministro montiano e quasi-sfidante alla leadership del Pd, tira fuori i cavalli di battaglia della sera prima, quando, nel “Faccia a faccia” con l’amico Walter Veltroni, su La7, al cospetto di Enrico Mentana, aveva parlato per mezz’ora del cosiddetto “sperimentalismo democratico” (“onanismo democratico”, sintetizzava Diego Bianchi in arte Zoro su Twitter). Il giorno dopo, Barca critica vieppiù il governo da cui è appena uscito, sebbene soltanto “dal quinto mese in poi”, e offre alla platea della gauche movimentista, ancora ignara dell’anatema di Grillo, una versione stringata del suo ragionamento sul “sapere” e sulla “mobilitazione cognitiva” (per citare la Memoria di Barca sul partito che vorrebbe). Il sapere “è diffuso”, dice, “il saper fare” non è “posseduto da pochi”. “Iper-razionalismo”, è l’accusa a chi, dal governo Monti (il suo) o dal governo Letta (quello del suo attuale partito), decideva o decide senza prima “estrarre” i micro saperi sparsi chissà dove, ricorrendo a chissà quale maieutica. “Il caso Pompei” è un caso di scuola, si evince dal discorso disseminato di rimandi a Roosevelt, Veltroni e persino Giolitti. La platea, che ha applaudito la truculenta domanda retorica di Settis (“il governo sta facendo il conto dei suicidi?”) e un’invettiva novecentesca contro la “dominanza dei mercati”, ascolta Barca e tace, forse nello sforzo di capire dove conduca esattamente lo “sperimentalismo”.

    La riunione della discordia
    Resta il fatto che, nonostante l’inno di Settis “all’autocoscienza collettiva” e “l’addendum” di Barca, così lo chiama, sulla Costituzione, questa è la giornata sbagliata per riunire i nomi grossi del polo Rodotà. Fuori, infatti, Grillo spara non solo contro il professore, ma pure contro tutti i “maestrini dalla penna rossa”, dialoganti compresi. Ce l’ha con Nichi Vendola (“supercazzolaro”, scrive, non avendo forse ancora sentito nominare la “mobilitazione cognitiva” di cui sopra). Ce l’ha con Pier Luigi Bersani (“che ci viene venduto da Floris come Nelson a Trafalgar”). Ce l’ha con Veltroni (“Topo Gigio riesumato per discettare delle elezioni, forte della sua esperienza di averle perse tutte”). Ce l’ha con “Renzie”-Fonzie (“statista gonfiato”). Ma c’è l’ha anche con il deputato e dissidente pd Pippo Civati, invitato al convegno di Left assieme al deputato e dissidente grillino Adriano Zaccagnini. Civati, per l’ex comico, è la “claque buona” a cui “lanciare un bastone da riporto” (risposta di Civati: “Manca solo che Grillo attacchi se stesso”). Intanto dal quartier generale della Casaleggio Associati, forse per tenere a bada il Grillo ancora furioso, giungono “consigli” ai parlamentari grillini riuniti: pensate a un capogruppo tipo Roberto Fico, pensate a un nordico per il dopo-Crimi al Senato. Tra i cinque Stelle si fa strada l’interpretazione dietrologica: Grillo attacca Rodotà per indurre i dissidenti all’auto-allontamento senza dover fare espulsioni. Qualcuno pensa a un gruppo-ponte, con gli scontenti di altri partiti (sotto l’insegna di Rodotà, appunto); qualcuno trova prematura la mossa dell’espulso Antonio Venturino, neofondatore di un partito-costola denominato “L’Italia migliore”.

    • Marianna Rizzini
    • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.