L'Europa e una sfida a colpi di quoziente familiare

Maurizio Stefanini

Una delle ragioni che hanno portato all'elezione di Hollande è stata l'insofferenza della maggioranza dei francesi che non ne poteva più dell'acquiescenza ai diktat tedeschi con cui Sarkozy stava liquidando quel complesso di particolarità nazionali complessivamente note come “eccezione francese”. Ma adesso con la riforma del quoziente familiare lo stesso Hollande è costretto a toccare proprio uno degli elementi fondanti di questa “eccezione”: almeno dal punto di vista del contribuente. E questo proprio mentre  Angela Merkel, nell'imminenza del voto di settembre, razzola per i suoi elettori tedeschi in modo opposto da come predichi per gli altri europei,  aumentando gli assegni familiari.

    Una delle ragioni che hanno portato all’elezione di Hollande è stata l’insofferenza della maggioranza dei francesi che non ne poteva più dell’acquiescenza ai diktat tedeschi con cui Sarkozy stava liquidando quel complesso di particolarità nazionali complessivamente note come “eccezione francese”. Ma adesso con la riforma del quoziente familiare lo stesso Hollande è costretto a toccare proprio uno degli elementi fondanti di questa “eccezione”: almeno dal punto di vista del contribuente. E questo proprio mentre  Angela Merkel, nell’imminenza del voto di settembre, razzola per i suoi elettori tedeschi in modo opposto da come predichi per gli altri europei,  aumentando gli assegni familiari.

    “A livello di vita uguale, tasso di imposizione uguale” era stato lo slogan di Adolphe Landry, il politico radicale corso e economista che ispirato da un’ardente ideologia natalista dopo una lunga battaglia aveva ottenuto nel 1945 l’istituzione del quoziente familiare, proprio allo scopo di ridurre il peso del fisco sulle famiglie più numerose. Non sarà abolito: ma per ricavarne un paio di miliardi il governo lo modificherà in modo tale da comportare maggiori esborsi per almeno il 12 per cento delle famiglie (ma c’è chi ipotizza che si arriverà al 20 per cento). Il sistema è basato sul principio delle “parts”: l’imponibile è diviso per il numero di “parts” che compongono il “foyer fiscale”, secondo la regola per cui un adulto conta uno, il primo e il secondo figlio mezzo, ma dal terzo figlio in poi di nuovo uno. Insomma, una famiglia con padre, madre e un figlio conta per due “parts” e mezzo. Con due figli, tre “parts”. Con tre, quattro. Con quattro, cinque. E così via.  Quindi uno scapolo senza figli che guadagna 30.000 euro all’anno paga imposte calcolate su questi 30.000 euro. La già citata famiglia padre e madre con figlio unico con 30.000 euro dovrebbe dividerlo per due e mezzo, calcolando dunque l’imposizione su 12.000 euro. Con due figli sarebbe 30.000 diviso tre, dunque 10.000. Con tre figli 30.000 diviso quattro, 7.500. Eccetera.

    In questo modo non si rischia però di avvantaggiare troppo gli abbienti? Proprio per correggere questa eventualità scatta allora il principio del “plafond” (cfr. http://vosdroits.service-public.fr/F2702.xhtml).: 2000 euro per ogni mezza-parte supplementare, e 1000 per ogni quarto. Che vuol dire “supplementare”? Tutto ciò che si aggiunge ai primi due parts in caso di matrimonio o pacs con comunione dei beni, o al primo negli altri casi. Ad esempio: una coppia sposata e pacs con due figli, cioè tre parts, ha un plafond di 4000 euro. Ipotizziamo per il 2012 un reddito da 84.000 euro: diviso 3 farebbe 28.000, il che darebbe un’imposta da 8501. Ma se invece fosse diviso per due, con 42.000 euro sarebbe 14.067, da cui togliere 4000 di plafond, pari a 10.067. In pratica, il contribuente deve fare tutte e due le ipotesi, e pagare l’ipotesi più cara: 10.067. Dopo che già Hollande lo aveva ridotto da 2336 a 2000, adesso il plafond verrà ulteriormente ridotto da 2000 a 1500 euro. Risultato: nel 2014, anno in cui scatterà, nella stessa situazione si dovrà pagare 11.067. 

    Il primo ministro Jean-Marc Ayrault parla di una misura “evidente di giustizia”, e di fronte all’allarme dell’Ump sull’”attacco alle classi medie” assicura che ne saranno interessate solo quelle famiglie che guadagnano più di 5850 euro netti al mese (il limite delle classi medie in Francia è statisticamente a 5121). I critici obiettano che in realtà il deficit del ramo famiglie rappresentava in realtà solo il 14,9 per cento del deficit generale del sistema previdenziale. E solo lo 0,7 per cento del Pil bastava a finanziare questo incentivo fiscale alla famiglia. Un dibattuto complesso, che però in qualche modo viene a rompere un clima di consenso in materia che era stato finora largamente bipartisan, e che aveva permesso alla Francia di mantenere il secondo livello più alto di fecondità d’Europa dopo l’Irlanda. In effetti, solo gli Stati Uniti e la Germania hanno un sistema del genere. Ma in Germania, dove c’è un abbattimento forfettario sul reddito pari a 7008 euro all’anno per ogni figlio, in questo momento, come già accennato, il cancelliere sta invece pompando risorse nel sistema. A quanto si è saputo, in vista del voto del 22 settembre c’è una specie di pacchetto-regalo ai cittadini da ben 28,5 miliardi di euro, di cui 7,5 miliardi in aiuti alle famiglie attraverso un incremento non solo di questa esenzione fiscale, ma anche degli assegni familiari: da 184 a 219 euro al mese per ogni figlio. È bensì vero che la Germania a differenza della Francia ha problemi demografici gravi, e l’ultimo censimento ha appena rivelato un milione e mezzo di tedeschi in meno rispetto a quanto preventivato. Ma comunque resta il particolare che per ogni euro che Hollande cerca di sottrarre ai francesi in termini di politica familiare Angela Merkel pensa di darne invece ai tedeschi quasi quattro.

    Nel resto d’Europa non esiste una politica di sgravi fiscali a favore della famiglia. Piuttosto, in Scandinavia e nel Nord Europa in genere si cerca di realizzare infrastrutture come gli asili o favorire i congedi parentali. In Spagna ci sono sussidi in un unico pagamento per nascita o adozione di un figlio dal terzo in poi per famiglie dai redditi bassi (nel 2006, 9091,99 euro all’anno). Ogni madre con lavoro remunerato e figli minori di tre anni ha poi diritto a 100 euro al mese per ogni figlio, senza limiti di reddito.  Nel Regno Unito c’è il child tax credit, che può essere chiesto da ogni famiglia con figli e un reddito inferiore a un minimo stabilito. Ad esempio, nel 2009-10 ogni famiglia con reddito inferiore alle 58.000 sterline annue ha avuto diritto a 545 sterline per ogni elemento della famiglia che salivano a 1090 se il figlio aveva meno di un anno di età. Se la famiglia era sotto le 16.040 sterline di reddito all’anno si saliva a ben 2235 sterline per ogni figlio. Malgrado le polemiche stiano crescendo sulle famiglie che sopravvivono senza lavorare grazie a questo tipo di assegni, le risorse destinate al sistema sembrano anche qui in aumento, e dal 2015 le mamme lavoratrici con figli under 5 potranno contare su un bonus mensile di 1.400 euro per pagare baby sitter o asili nido.