Sorpresa, il mondo non sta per finire
Ieri era la Giornata mondiale dell’ambiente, ma in pochi se ne sono accorti. Partita qualche decennio fa con l’intenzione di sensibilizzare l’umanità che rovina il Pianeta, si è presto trasformata nell’istituzionalizzazione a livello mondiale del luogo comune “una volta qui era tutta campagna”, sospiro a seguire compreso. Coccinelle liberate nei campi, alberi da abbracciare e qualche appello sono state le cose più rilevanti della giornata di ieri. In tema di ambiente il catastrofismo non si porta più, e avendo l’ambientalismo campato grazie ad annunci choc e previsioni apocalittiche sul futuro, da qualche tempo si ritrova con il fiato corto, e non per colpa della troppa CO2 presente nell’aria.
Ieri era la Giornata mondiale dell’ambiente, ma in pochi se ne sono accorti. Partita qualche decennio fa con l’intenzione di sensibilizzare l’umanità che rovina il Pianeta, si è presto trasformata nell’istituzionalizzazione a livello mondiale del luogo comune “una volta qui era tutta campagna”, sospiro a seguire compreso. Coccinelle liberate nei campi, alberi da abbracciare e qualche appello sono state le cose più rilevanti della giornata di ieri. In tema di ambiente il catastrofismo non si porta più, e avendo l’ambientalismo campato grazie ad annunci choc e previsioni apocalittiche sul futuro, da qualche tempo si ritrova con il fiato corto, e non per colpa della troppa CO2 presente nell’aria. Rappresentare ogni attività umana come devastante per la Terra, spiegare a dispetto delle temperature che non aumentano da quindici anni che il riscaldamento globale ci brucerà tutti e ripetere da cinquant’anni che nel giro di un ventennio non ci saranno più risorse, ha sfiancato anche i più convinti.
Siti e giornali ieri hanno celebrato la ricorrenza in tono minore e sui social network si parlava più volentieri persino del presidenzialismo alla francese. Ma è il cambio di tono di certi articoli a sorprendere. Improvvisamente il “non c’è più tempo” è stato sostituito dal più rassicurante “nervi saldi, il mondo non sta finendo”. Così si concludeva il lungo articolo di Danilo Taino nelle pagine 2 e 3 del Corriere della Sera di ieri, dopo una lunga analisi incredibilmente pacata delle problematiche legate a clima e ambiente, senza idealizzare le rinnovabili (anzi, parlando di “fallimento del solare”) e spiegando che l’auto elettrica al momento non serve a ridurre le emissioni. Addirittura, si leggeva che l’aumento della temperatura globale di un grado porterebbe effetti benefici e che comunque “il costo del riscaldamento climatico sarà di 33 mila miliardi di dollari nei prossimi 200 anni: non poco, ma nemmeno la catastrofe”. Si può dunque parlare dei problemi dell’ambiente in modo non ideologico, sottolineando ciò che non va (ieri il Papa ha detto che “il cibo che si butta via è come se fosse rubato dalla mensa di chi è povero”) ma cercando di non gettare nel panico le persone facendole sentire in colpa ogni volta che si lavano i denti non a secco. Guardare i problemi veri e non quelli inventati dalla propaganda può essere un buon inizio.
Il Foglio sportivo - in corpore sano