Parla l'avvocato che Draghi schiera per parare i colpi dei tedeschi

Giovanni Boggero

Il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, è ben consapevole dell’offensiva tedesca in corso per smontare un pezzo importante della strategia di politica monetaria dell’Eurotower. Ma due giorni fa, parlando davanti ai giornalisti, si è detto fiducioso che il Tribunale costituzionale di Karlsruhe “analizzerà con attenzione, equanimità e competenza” il ricorso sostenuto dalla Bundesbank contro l’Omt (Outright monetary transactions), il piano di acquisti illimitati di Bond statali dei paesi membri. Un piano, l’Omt, che il banchiere italiano giudica “probabilmente la misura di maggiore successo dei tempi recenti”.

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    Il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, è ben consapevole dell’offensiva tedesca in corso per smontare un pezzo importante della strategia di politica monetaria dell’Eurotower. Ma due giorni fa, parlando davanti ai giornalisti, si è detto fiducioso che il Tribunale costituzionale di Karlsruhe “analizzerà con attenzione, equanimità e competenza” il ricorso sostenuto dalla Bundesbank contro l’Omt (Outright monetary transactions), il piano di acquisti illimitati di Bond statali dei paesi membri. Un piano, l’Omt, che il banchiere italiano giudica “probabilmente la misura di maggiore successo dei tempi recenti”. Draghi dunque è fiducioso, ma non rimane inerte davanti all’ultima offensiva dei vicini di casa di Francoforte. Perciò nella primavera scorsa ha incaricato Frank Schorkopf, quarantatré anni il prossimo agosto, professore di Diritto comunitario e internazionale alla Georg-August Universität di Göttingen, di rappresentare la Bce nella controversia sul programma di acquisto illimitato di titoli di stato. La prossima settimana Schorkopf entrerà nel vivo della sua controffensiva. Un tedesco in partibus infidelium, insomma, e nemmeno un tedesco qualsiasi.

    Schorkopf è infatti noto in Germania per le sue posizioni pacate, ma critiche nei confronti dell’eurosalvataggio di Angela Merkel. Negli ultimi tre anni ha  accolto con favore i paletti messi da Karlsruhe ai paracadute di emergenza. Nondimeno, spiega in una conversazione informale con il Foglio, ha scelto di seguire una strada precisa che risponde alle sue convinzioni ideali e politiche: la moneta unica va salvata e la Bce merita di essere difesa. E’ per queste ragioni che lo scorso anno, su incarico del Consiglio dei saggi economici dell’esecutivo, Schorkopf redasse il parere giuridico favorevole all’adozione di un Fondo europeo di riscatto, un surrogato degli Eurobond tanto invisi a Berlino, che prevede la messa in comune dei debiti pubblici nazionali eccedenti il 60 per cento del pil.
    Aver designato Schorkopf per una causa che attirerà a Karlsruhe telecamere da tutta Europa non è casuale e si spiega anche come una sorta di “offensiva dolce” della Bce nei confronti di Berlino. Alla Bce serviva, infatti, un uomo che non fosse distante dal modo di interpretare la realtà della crisi debitoria adottato dal Tribunale costituzionale negli anni passati. Nessuno meglio di Schorkopf poteva incarnare questo profilo. Altri nomi pur prestigiosi, da Ingolf Pernice a Christian Calliess, avrebbero lasciato pensare che Francoforte cercava la contrapposizione con Berlino.

    Proporre Schorkopf significa, invece, tendere la mano alla Bundesbank, il cui governatore, Jens Weidmann, sarà in prima fila a Karlsruhe l’11 e 12 giugno prossimi per spiegare i motivi della sua contrarietà al programma. Anche la scelta di Draghi di non presentarsi personalmente per l’attesa audizione va letta in questo senso. Alimentare la spettacolarizzazione dello scontro non gioverebbe certo a Draghi, che pure, lo scorso autunno, aveva spiegato le decisioni prese dalla Bce di fronte al Parlamento tedesco. La prossima settimana invece sarà Jörg Asmussen, banchiere centrale europeo con passaporto tedesco, a prendere la parola per replicare all’arringa di Weidmann. E la replica avverrà sulle note della memoria del professor Schorkopf, una memoria che, a differenza di quella predisposta dai giuristi della Bundesbank, è meno assertiva e difende con garbo le posizioni della Bce: dalla necessità di ridurre lo spread eccessivo tra i tassi di interesse all’urgenza di preservare la moneta unica, senza per questo minare la stabilità dei prezzi cara ai tedeschi.

    L’affabilità dei toni è tipica di Schorkopf, che alle sue spalle ha una carriera di intellettuale raffinato, di giurista amante della filosofia e delle belle arti. Gli studenti ne ricordano le lezioni ricche di dotti riferimenti storici, mai confinate nel tecnicismo positivista. La scuola è quella del liberale Udo di Fabio, ex giudice costituzionale di origini italiane, autore di diverse sentenze di Karlsruhe in materia europea. Schorkopf ne è stato collaboratore dal 2002 al 2009. Ora maestro e allievo si ritrovano l’uno contro l’altro. Di Fabio ha infatti scritto un parere per l’associazione tedesca delle imprese a conduzione famigliare (Familienunternehmer), nel quale mette all’indice le politiche della Bce e le definisce incompatibili con la Costituzione tedesca. Schorkopf non commenta le osservazioni del “maestro”, ma da martedì la sua missione sarà solo quella di difendere il salvagente di Draghi per l’euro.

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