Al Campidoglio c'è un Caligola in bici che vuole chiudere i Fori imperiali

Nicoletta Tiliacos

Rieccolo. Riecco Caligola, non più in adorazione del proprio cavallo nominato senatore ma in versione “sindaco in bici”, pronto stavolta a divinizzare il velocipede e a giocare con quelle eterne cavie della mobilità immobile che sono i romani. Cavie strapazzate in favore delle quali nessuno protesta, nemmeno in caso di vivisezione protratta con aggravante di crudeltà gratuita e archeologicamente corretta. La sparata sui Fori imperiali pedonalizzati – non solo la domenica, ma per sempre, dal prossimo Ferragosto in poi – non poteva che essere il primo spot del neo sindaco romano Ignazio Marino.

    Rieccolo. Riecco Caligola, non più in adorazione del proprio cavallo nominato senatore ma in versione “sindaco in bici”, pronto stavolta a divinizzare il velocipede e a giocare con quelle eterne cavie della mobilità immobile che sono i romani. Cavie strapazzate in favore delle quali nessuno protesta, nemmeno in caso di vivisezione protratta con aggravante di crudeltà gratuita e archeologicamente corretta. La sparata sui Fori imperiali pedonalizzati – non solo la domenica, ma per sempre, dal prossimo Ferragosto in poi – non poteva che essere il primo spot del neo sindaco romano Ignazio Marino. L’idea di chi non ha idee, già minacciata in campagna elettorale e che ora, da eletto nientemeno che con i voti di un quarto degli aventi diritto, Marino si sente pienamente in diritto di realizzare. “Roma deve tornare a sognare e sperare”, ha detto, e ha aggiunto: “Il 14 agosto farò l’ultimo giro con la mia Panda rossa su via dei Fori poi ci tornerò con la mia bici”. E naturalmente chiama in causa l’antico battaglia del compianto Antonio Cederna, che già nel 1979 chiedeva la trasformazione in parco archeologico di tutta la zona monumentale che va dall’Appia antica fino alla soglia di piazza Venezia. Ma che soprattutto, da implacabile odiatore della via dei Fori imperiali voluta da Mussolini, ne invocava lo smantellamento perché, scriveva, “spacca assurdamente in due il Foro Romano”.

    A quel sogno, non a caso, a nessuno dei sindaci avvicendatisi nel frattempo – né Argan né Petroselli né Rutelli né Veltroni, per citare quelli di sinistra – è venuto in mente di dare davvero seguito, se non per parziali operazioni che non hanno mai toccato la percorribilità di via dei Fori. Ancora indispensabile – in assenza di vere alternative, siano esse in forma di metropolitane, di elicotteri o di teleferiche – per mettere in comunicazione due parti della città, come i romani (quelli che prendono l’autobus, per esempio, le cavie per eccellenza) sanno benissimo. L’abituale chiusura domenicale dell’arteria è diventata così la classica operazione di immagine, pagata da chi vive nei quartieri non abbastanza vicini ai Fori per poterne godere e non abbastanza lontano da non subirne le conseguenze in termini di aumento del traffico e dei tempi di percorrenza dei bus, di polveri sottili, di CO2 ecc. ecc. Ecco perché, prima di Ferragosto, Caligola in bicicletta dovrebbe farsi un bel giro domenicale attorno ai Fori pedonalizzati. Scoprirebbe che via Merulana, via Cavour e parte dell’Esquilino diventano infrequentabili, con orride file di automobili e pullman che, dal centro, per raggiungere San Giovanni devono per forza passare accanto alla stazione (tempo medio di percorrenza di via Merulana in autobus, dalla basilica di Santa Maria maggiore a quella di San Giovanni in Laterano, trenta-quaranta minuti. Andare a piedi? Come no, con la maschera antigas). E non è nemmeno il traffico feriale, naturalmente, ma quello molto più scarso e più stoicamente sopportabile del giorno festivo. I romani sopportano tutto e magari sopporteranno anche i Fori pedonalizzati e biciclettizzati. Ma un’idea seria mai?