La chiusura della tv ateniese è un invito a nozze per i “berlusconiani” greci

Dimitri Deliolanes

L’improvvisa decisione di dare un colpo mortale alla tv pubblica Ert viene alla fine di una settimana dura per il premier greco Antonis Samaras. E’ durata poco la love story tra i media ellenici e internazionali e le misure di austerità imposte alla Grecia: il programma è duro ma funziona, si leggeva, un punto in favore della Troika (Fmi, Bce, Commissione), pronta a replicare ovunque serva. Secondo i pubblicitari greci, questa offensiva mediatica aveva un unico precedente: quello del 1996, quando si impose come successore del defunto capo socialista Andreas Papandreou un oscuro economista di nome Costas Simitis. L’uomo che truccò i conti per far aderire la Grecia all’euro.

    Atene. L’improvvisa decisione di dare un colpo mortale alla tv pubblica Ert viene alla fine di una settimana dura per il premier greco Antonis Samaras. E’ durata poco la love story tra i media ellenici e internazionali e le misure di austerità imposte alla Grecia: il programma è duro ma funziona, si leggeva, un punto in favore della Troika (Fmi, Bce, Commissione), pronta a replicare ovunque serva. Secondo i pubblicitari greci, questa offensiva mediatica aveva un unico precedente: quello del 1996, quando si impose come successore del defunto capo socialista Andreas Papandreou un oscuro economista di nome Costas Simitis. L’uomo che truccò i conti per far aderire la Grecia all’euro.

    Ma proprio quando il battage mediatico era all’apice, è venuto fuori un rapporto segreto del Fondo monetario internazionale rivelato dal Wall Street Journal. Inoltre, la furiosa litigata scoppiata tra il Fmi e la Commissione di Bruxelles nei giorni seguenti ha fatto capire ad Atene che non c’è alcuna speranza di cambiamento. Samaras aveva promesso che non ci sarebbero stati altri provvedimenti, ma le previsioni dicono che la recessione sarà del -5,5 per cento quest’anno, -4,4 per cento nel 2014 e già si parla di un Memorandum IV.

    Intanto ad Atene la Troika sta verificando a che punto sia il programma di 1.600 licenziamenti e 15.000 cassintegrati tra gli impiegati statali entro il mese. In un paese con quasi 2 milioni di disoccupati, quello dei licenziamenti è un tasto delicato per la coalizione di governo. Samaras si trova ad affrontare la furia dei 2.650 impiegati dell’Ert licenziati in tronco, che hanno dalla loro anche i due piccoli partiti della coalizione, il Pasok e la Sinistra democratica, ben decisi a non ingoiare l’ennesimo rospo. Uno scontro che ha assunto dimensioni non previste e che potrebbe anche segnare la fine della coalizione.

    A indebolire la posizione di Samaras ha involontariamente contribuito anche l’intervista di Berlusconi al Foglio. Samaras era informato sulle posizioni antiausterità del Cav., ma credeva che con la partecipazione del Pdl al governo sarebbe prevalsa la moderazione. Berlusconi invece ha ripetuto la formula che da anni ripete l’opposizione greca: bisogna ingaggiare un braccio di ferro per spingere l’Eurozona a un radicale cambio di politica economica. Samaras si è affrettato a presentare l’austerità come “male necessario”. Inoltre Berlusconi nell’intervista parla della “messa dell’Italia all’incanto”, proprio nel momento in cui il governo greco sta promuovendo un vasto disegno di privatizzazioni a prezzi di svendita – la società pubblica delle lotterie Opap è stata venduta per 712 milioni mentre l’utile annuo è di 505 milioni. Poteva andare meglio la vendita della società del gas Depa alla Gazprom, ma è stata bloccata dal veto della Commissione. Tutta acqua nel mulino del partito Syriza guidato da Alexis Tsipras, che non ha mai cessato di accusare il governo di “subalternità” verso gli europei. Per questo i media filogovernativi greci hanno preferito ignorare l’intervista del Cav., trasmessa invece dell’eretica Ert. Syriza non ha nascosto la sua sorpresa: qualcuno si è chiesto se Berlusconi sarebbe stato invitato anche al prossimo appuntamento anti austerità di fine mese ad Atene, magari al posto di Beppe Grillo. Ovviamente il reportage del giornale di Syriza, Avgi, non risparmiava a Berlusconi l’accusa di “demagogia”. Ma nella sua prossima visita a Roma Alexis Tsipras rischia di ripetere ai suoi interlocutori gli stessi argomenti del Cav.