Doppio vertice europeo
Letta presenta il piano sui giovani all'Europa che però ci crede poco
Enrico Letta ha fatto della lotta alla disoccupazione giovanile il “vero punto delle politiche” del suo mandato da presidente del Consiglio con l’intenzione di portare le possibili soluzioni di questa “emergenza” sul tavolo del prossimo vertice europeo. Il primo passaggio del percorso lettiano si è concretizzato ieri a Palazzo Chigi, dove si è tenuto il vertice a otto tra i ministri finanziari e del Lavoro di Francia, Spagna, Germania e Italia; una formula inedita nella storia delle consultazioni tra paesi membri dell’Unione europea. “Non abbiamo più tempo. Occorre intervenire subito per contrastare la disoccupazione e in particolare quella giovanile”, ha detto Letta durante l’incontro.
Enrico Letta ha fatto della lotta alla disoccupazione giovanile il “vero punto delle politiche” del suo mandato da presidente del Consiglio con l’intenzione di portare le possibili soluzioni di questa “emergenza” sul tavolo del prossimo vertice europeo. Il primo passaggio del percorso lettiano si è concretizzato ieri a Palazzo Chigi, dove si è tenuto il vertice a otto tra i ministri finanziari e del Lavoro di Francia, Spagna, Germania e Italia; una formula inedita nella storia delle consultazioni tra paesi membri dell’Unione europea. “Non abbiamo più tempo. Occorre intervenire subito per contrastare la disoccupazione e in particolare quella giovanile”, ha detto Letta durante l’incontro. Il vertice è stato interlocutorio perché utile a fissare le linee guida per il Consiglio Ue del 27-28 giugno. Intanto già oggi, con il “decreto del fare”, il governo punta a tagliare le bollette elettriche a cittadini e imprese di oltre 500 milioni di euro l’anno.
Il “piano europeo per la disoccupazione giovanile 2013” è oggetto di dibattito a livello internazionale. Pur riconoscendo i danni economici derivanti da una bassa occupazione tra le fasce più giovani della popolazione, economisti e osservatori hanno contestato i dati statistici (le cifre di una disoccupazione giovanile al 60 per cento – è l’esempio greco – tengono infatti conto anche degli adolescenti in età scolare), la reale portata della questione (ingigantita dai media) e le soluzioni discusse dai governanti (inefficaci senza una strategia complessiva per aggredire alla radice i fattori che ostacolano la creazione di lavoro). E’ di questo avviso Jeremie Cohen-Setton, economista del think tank Bruegel. “Se non si agisce sul problema della bassa crescita e della disoccupazione nel suo complesso, le misure sull’impiego giovanile non fanno male ma sono niente”, dice al Foglio. “Ben vengano se serviranno a mettere maggiore pressione per risolvere i grandi problemi strutturali del lavoro in Europa come frammentazione del mercato e bassa mobilità, ma temo che i leader europei avalleranno misure minimali e poi canteranno vittoria”. A Roma c’è stato anche un altro incontro (silenzioso) su come affrontare i fallimenti bancari.
Il “vertice parallelo” degli alti funzionari dei dicasteri economici europei, svelato dal Wall Street Journal sulla sua prima pagina di ieri, aveva obiettivi più definiti rispetto a quello sul lavoro; con conseguenze dirette e decisive sull’architettura finanziaria della zona euro. Riuniti nel cosiddetto Euro Working Group (Ewg), i funzionari hanno il compito di preparare i vertici dell’Eurogruppo, il comitato che riunisce i 17 ministri economici dell’euro (il membro italiano è Vincenzo La Via, direttore generale del Tesoro). Il vertice informale è servito per “apparecchiare” il tavolo in vista dell’Eurogruppo del 20 giugno a Bruxelles. In cima all’agenda (di solito riservata) c’è la discussione sul metodo di risoluzione delle banche europee a rischio fallimento attraverso il Meccanismo di stabilità, il cosiddetto fondo Esm, istituito nel 2012 per “rompere” il circolo vizioso tra banche e debiti sovrani. Secondo il Wall Street Journal di ieri, si lavora su tre capisaldi: fissare a 60 miliardi il tetto massimo di risorse proprie che l’Esm potrà usare per ricapitalizzare direttamente le banche; come l’Esm potrà entrare nell’azionariato degli istituti avendo contribuito al loro salvataggio; e se introdurre la figura di un commissario vigilante nel cda della banca “salvata”. Secondo il quotidiano Handeslblatt, però, i tedeschi sono fin da ora ostili alle misure in discussione. Il dibattito sarà lungo ed è subordinato alla macchinosa creazione dell’Unione bancaria europea, ostaggio dei veti franco-tedeschi.
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