Brasilerao, i numeri di un campionato che ora riesce a trattenere i suoi talenti

Francesco Caremani

Il Brasileirao 2013 si spegne (riprenderà a luglio) e si accende la Confederations Cup, un passaggio di testimone doveroso in vista dei Mondiali del prossimo anno, evento del secolo per i pentacampeao che sognano di vincere il sesto titolo iridato davanti ai propri tifosi. Ma è il campionato di calcio brasiliano la cartina tornasole di un movimento che negli ultimi anni, seguendo l’evoluzione economica del Paese, ha cambiato volto; piuttosto che una Nazionale ancora difficile da decifrare nella forza e nelle ambizioni.

    Il Brasileirao 2013 si spegne (riprenderà a luglio) e si accende la Confederations Cup, un passaggio di testimone doveroso in vista dei Mondiali del prossimo anno, evento del secolo per i pentacampeao che sognano di vincere il sesto titolo iridato davanti ai propri tifosi.
    Ma è il campionato di calcio brasiliano la cartina tornasole di un movimento che negli ultimi anni, seguendo l’evoluzione economica del Paese, ha cambiato volto; piuttosto che una Nazionale ancora difficile da decifrare nella forza e nelle ambizioni.

    La società di consulenza finanziaria BDO RCS Brasil ha pubblicato un report, “Finanças dos clubes brasileiros e valor das marca dos 17 clubes mais valiosos do Brasil”, nel quale, tra le altre cose, si mettono a confronto le entrate degli ultimi cinque anni (2007-11) delle squadre della massima serie: entrate che sono passate da un miliardo e 235 milioni di reais del 2007 ai 2 miliardi e 136 milioni del 2011, grazie anche al nuovo contratto di vendita dei diritti televisivi siglato con Globo Esporte, che segue criteri di contrattazione individuale. A farla da padrone nella trasmissione delle partite all’estero sono ESPN nella versione spagnola (che copre 17 Paesi) e Al Jazeera Sports (che ne copre 20); per l’Italia ci sono Rai Sport e Sportitalia.

    Nel corso del lustro preso in esame è interessante vedere come la vendita dei giocatori (soprattutto all’estero) ha inciso sempre di meno sul montante, con una risalita significativa negli ultimi dodici mesi analizzati: nel 2007 rappresentava il 37 per cento del totale delle entrate contro il 15 del 2011. I ricavi da diritti televisivi sono cresciuti dal 22 al 36 per cento, quelli da pubblicità diretta e indiretta dal 12 al 18 per cento, più o meno stabili quelli da botteghino con punte del 12 per cento e minimi dell’8.
    Il club che vanta le entrate maggiori è il Corinthians (290.489 reais, più 37 per cento rispetto al 2010), seguito da Sao Paulo, Internacional, Santos e Flamengo. La squadra di Pato e Romarinho è anche quella con il brand più ricco (poco più di un miliardo di reais), seguito da Flamengo, Sao Paulo, Palmeiras (attualmente in B) e Internacional.

    Secondo alcuni osservatori i dati economici raccontano un movimento simile a quelli europei, compreso l’indebitamento dei club che ha raggiunto i 3 miliardi e 860 milioni di reais, 628 milioni nel solo 2011 con una perdita di esercizio aggregata di 366 milioni (454 nel 2008). La società più indebitata è il Botafogo di Seedorf con oltre mezzo milione di reais e un più 49 per cento rispetto al 2010 (contro 59.544 reais di entrate nel 2011), seguono Fluminense e Vasco da Gama.

    Mentre i dati sportivi ci raccontano ben altro con otto squadre a vincere il titolo nelle ultime tredici edizioni, il Sao Paulo l’unica a conquistarne tre. Gli stranieri più famosi sono Clarence Seedorf (Botafogo) e Freddy Adu (Bahia) il ghanese di passaporto statunitense che doveva essere il nuovo Pelé e che invece ha girato mezzo mondo cercando la propria dimensione. Per il resto ci sono un po’ di sudamericani e tanti, tantissimi, brasiliani. Un campionato che tra gli anni Settanta e Ottanta ha conosciuto il suo boom di spettatori: dai 155.523 di Flamengo-Santos 3-0 (Maracanà, 29 maggio 1983), ai 110.438 di Bahia-Fluminense 2-1 (Fonte Nova, 12 febbraio 1989). Cifre mai più ripetute nel terzo millennio, tra incidenti e nuove misure di sicurezza.

    Con la cessione di Neymar al Barcellona perde il Santos e tutto il movimento mentre ne acquisterà la Liga, solo per vederlo giocare insieme a Messi. Tanto, ancora oggi, la stella inarrivabile del Brasileirao è Pelé (quello vero) che vanta 589 gol in 605 presenze, anche se le statistiche sul campione brasiliano sono sempre rivedibili. Molti hanno deciso di tornare, altri (come Ganso) sono rimasti, difficile dire se questa tendenza durerà o se i Mondiali hanno condizionato le scelte di chi vuole mettersi in mostra per essere convocato dal Ct Scolari, nella manifestazione che riporta il calcio non dov’è nato ma dov’è diventato lo sport più popolare.