Agorà grillina
L’altra faccia della Rete, divinità antropomorfa che crea e distrugge entità grilline, si chiama “agorà”: è la sotto-piazza dei Cinque stelle inneggianti a “Grillo il Grande” davanti a Montecitorio, quella che ieri mattina vedeva riuniti non molti (cento? centocinquanta?) attivisti per lo più romani e una serie di parlamentari cosiddetti (dai grillini non ortodossi) “talebani”. Nell’agorà, dunque, gli organizzatori e i convenuti parlano come fossero al villaggio turistico (“ve le dicono queste cose in tv?”, chiedono gli uni; “nooo”, rispondono in coro gli altri).
L’altra faccia della Rete, divinità antropomorfa che crea e distrugge entità grilline, si chiama “agorà”: è la sotto-piazza dei Cinque stelle inneggianti a “Grillo il Grande” davanti a Montecitorio, quella che ieri mattina vedeva riuniti non molti (cento? centocinquanta?) attivisti per lo più romani e una serie di parlamentari cosiddetti (dai grillini non ortodossi) “talebani”. Nell’agorà, dunque, gli organizzatori e i convenuti parlano come fossero al villaggio turistico (“ve le dicono queste cose in tv?”, chiedono gli uni; “nooo”, rispondono in coro gli altri). Nell’agorà va in scena il gioco di rimandi e autorassicurazioni tra persone che la pensano talmente allo stesso modo da rendere anche un po’ surreale il consesso stesso, oscurato peraltro da Grillo in persona che, dal suo blog, prendendosela con il pontiere del Pd Pippo Civati, chiamato “Lucignolo” e “cane da riporto”, mostra (di nuovo) somma costernazione per il “vaffa” soffocato in culla da quelli che parevano pronti alla rivoluzione e invece, in Parlamento, vogliono farsi istituzione. Fuori, gli aspiranti allo speaker’s corner dell’orgoglio grillino si susseguono al megafono al grido di “svegliatevi”, “siamo in guerra”, “diffondere il verbo”, “coerenza”, “tra noi niente lobby” e “mai allearsi col nemico” (parlano ai cittadini più mansueti rimasti a casa, ma forse anche a se stessi).
La tesi è: Beppe ha sempre ragione, gli altri hanno sempre torto, il parlamentare “esiste” solo “grazie a noi” e quelli che criticano parlano solo per i soldi o, peggio, al soldo dai “poteri forti” (a un certo punto si materializza anche Carlo Sibilia, il deputato che voleva introdursi a una riunione del Bilderberg per “capire” – poi non l’avevano fatto entrare, e l’assembramento di potenti gli era sembrato simile a un “concerto rock”). Con qualche propensione al lamento – “di noi raccontano solo il gossip” – i “pro Grillo” se la cantano e se la suonano, sventolando la lista di mozioni presentate. Ma Grillo è già oltre e precisamente all’attacco dell’intellò prima entusiasta ora critico Paolo Flores d’Arcais, definito, dopo una serie di lettere aperte ai Cinque stelle, “portasfiga d’annata”.
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