Perché la parabola di Delnevo verso il jihad e la morte ha inizio in Marocco
E’ una storia semplice quella di Giuliano Ibrahim Delnevo, il giovane jihadista genovese morto in Siria combattendo contro le truppe di Bashar el Assad, e del tutto simile a quella di centinaia di convertiti europei che hanno abbracciato la causa islamista. Il passaggio cruciale avviene quando il convertito, rompendo gli indugi, è pronto a uccidere e a essere ucciso. Prima di questo snodo fondamentale, il percorso può essere lungo o breve a seconda di quanto impiega l’individuo a metabolizzare, interiormente, la possibilità di dare e ricevere la morte.
E’ una storia semplice quella di Giuliano Ibrahim Delnevo, il giovane jihadista genovese morto in Siria combattendo contro le truppe di Bashar el Assad, e del tutto simile a quella di centinaia di convertiti europei che hanno abbracciato la causa islamista. Il passaggio cruciale avviene quando il convertito, rompendo gli indugi, è pronto a uccidere e a essere ucciso. Prima di questo snodo fondamentale, il percorso può essere lungo o breve a seconda di quanto impiega l’individuo a metabolizzare, interiormente, la possibilità di dare e ricevere la morte. Il percorso di Ibrahim Delnevo è stato abbastanza breve e ha ricalcato tutte le tappe solitamente seguite, nella conversione all’islam, dai cittadini di origine europea che alimentano quella che viene definita “la legione straniera del jihad”. La sua parabola islamista sarebbe iniziata nel 2008, ad Ancona, dove abbraccia formalmente la religione musulmana dopo essere entrato in contatto con alcuni immigrati maghrebini. Gli stessi che lo avrebbero messo in rapporti con il gruppo jihadista marocchino al Adl Wan Ihassan (“Giustizia e carità”), da cui sarebbe stato indottrinato e avviato allo studio dei testi islamici, redatti anche in lingua italiana, stampati e diffusi dall’Arabia Saudita. Dunque, dai contatti individuali, Ibrahim Delnevo passa a far parte di un vero network jihadista, quello di Giustizia e carità – considerato fuorilegge dalle autorità di Rabat ispirate a un islam moderato. Giustizia e carità ha ramificazioni nei principali paesi europei, inclusa ovviamente l’Italia dove gestisce, dalla sede principale di Torino, diverse moschee, tra cui proprio quelle di Genova. Secondo i servizi marocchini, i principali obiettivi della rete di Giustizia e carità sono due: il reclutamento e la raccolta di fondi per il jihad. Attraverso Adl Wan Ihassan sarebbero anche transitati, soprattutto dalla Francia, molti dei giovani convertiti europei entrati a far parte di al Qaida nel Maghreb islamico (Aqmi), che tuttora partecipano attivamente al jihad nel Sahel e nel massiccio dell’Adrar degli Ifoghas, nel nord del Mali.
Comunque sia qualcuno, dall’Italia, avrebbe segnalato il giovane convertito genovese ai vertici del gruppo islamista marocchino, guidato dal filoqaidista Mohamed Abbadi, che lo avrebbero invitato a recarsi in Marocco. Fonti saharawi, sentite dal Foglio, raccontano che durante i suoi viaggi in quel paese, Ibrahim Delnevo sarebbe entrato in contatto anche con jihadisti reclutati in alcuni campi del Fronte Polisario, che lo avrebbero addestrato all’uso delle armi. Dunque il suo passaggio definitivo al jihad potrebbe essere avvenuto in Marocco dove, tra l’altro, avrebbe contratto matrimonio con una ragazza del posto.
Meno chiari appaiono, invece, i rapporti stabiliti con i terroristi ceceni. Recarsi in Cecenia, eludendo le strettissime maglie degli apparati di sicurezza posti in uno stato di perenne allerta, per incontrare dei gruppi terroristi, non è impresa facile. Stando ad altre fonti che hanno parlato con il Foglio, l’incontro operativo di Delnevo con i jihadisti ceceni sarebbe avvenuto in alcuni campi profughi, dislocati a ridosso del confine turco-siriano, infiltrati dai ribelli. E’ da lì, e con loro, che sarebbe entrato, nel febbraio scorso, in Siria: risalendo man mano verso il nord del paese. “Una delle sue principali aspirazioni – ricordano i nostri interlocutori – era quella di conoscere i miliziani filoqaidisti del Fronte Jabhat al Nusra, divenuti in Siria una leggenda. Anche alcuni jihadisti britannici, provenienti da Birmingham, avevano la stessa aspirazione. Sembravano conoscersi e nei loro discorsi li sentivamo spesso fare riferimento ai ‘martiri’ degli attentati di Londra, ma anche allo stragista di Tolosa, Mohammed Merah”. Ibrahim Delnevo, il gruppo ceceno e i jihadisti di Birmingham, a un certo punto riescono a unirsi ai miliziani di Jabhat al Nusra nella zona di Qusayr. Ed è lì che il giovane jihadista genovese ha perso la vita. Una storia semplice, la sua, in grado di scorrere inavvertita nei suoi propositi di morte e, per questo, straordinariamente temibile. Una storia cui non vorremmo abituarci come sembra accadere per la quotidiana mattanza provocata da chi sceglie di portare o ricevere la morte.
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