Cronache dal puttanesimo fogliante

Stefano Di Michele

"Siamo tutti puttane” – e pure parecchi. Quasi quasi c’è da battersela con i settecento invitati dell’ambasciata di Francia, a scopo beneficenza, trecento euro a botta. Qui invece è tutto gratis (tranne la pregevole e già classica t-shirt, così da esibire il rivendicato puttanesimo tanto sul petto quanto sul pettorale), seppure a scopo, si potrebbe dire, di non minore beneficenza. Chi ha il rossetto se lo dia, chi ha un tacco quindici lo calzi, pure lo spacco su villosi polpacci non avrà da raccogliere disdegno.

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    "Siamo tutti puttane” – e pure parecchi. Quasi quasi c’è da battersela con i settecento invitati dell’ambasciata di Francia, a scopo beneficenza, trecento euro a botta. Qui invece è tutto gratis (tranne la pregevole e già classica t-shirt, così da esibire il rivendicato puttanesimo tanto sul petto quanto sul pettorale), seppure a scopo, si potrebbe dire, di non minore beneficenza. Chi ha il rossetto se lo dia, chi ha un tacco quindici lo calzi, pure lo spacco su villosi polpacci non avrà da raccogliere disdegno. Le puttane nella polvere – col Gran Puttaniere a franare con esse; le puttane elevate verso il cielo alto di piazza Farnese. C’è qualche “buffone! buffone!” che vaga qua e là nell’aria, ma poca roba, appena ministeriale impegno, adesso sennò quando? Si dibatte all’angolo della piazza. Signora numero uno, di buona taglia e causa liberale: “Berlusconi è un grande lavoratore!”. Signora numero due, di taglia media e causa boccassiniana: “Ah sì, con tutte quelle puttane?”. Signora numero uno: “Embè? E’ un gran lavoratore in tutto!”. Il camioncino che serve da palco – piccolo camioncino, da comizio volante degli anni Cinquanta – si fa presto stracarico. E si capisce: l’Elefantino che si passa un acceso fucsia sulle labbra, tra il toscano e il pelo fulvo, Daniela Santanchè detta la Pitonessa, Selma Dell’Olio, Luigi Amicone, la figura cartonata a grandezza naturale (dunque cartonata ma senza sperpero di cartone) del Cav. (che l’Elefantino tra le ovazioni innalza, a mo’ di pupo dell’Ara Coeli), la maxi foto del faccione di Zio Mubarak (con tanti capelli e parecchio tinti: copia?)… E poi, ammasso di telecamere, spintoni, ahò, e state bòni!, ma che è, che è? E’ la signorina Francesca Pascale che s’avanza, “la fidanzata dell’Amor Nostro”, dice l’Elefantino mentre il rossetto gli si espande ai lati come sulla maschera di Joker, “le mie immacolate labbra di predicatore”; la fidanzata del “mio ragazzo”, come dice la sua pregevole imitazione televisiva, in compagnia di Maria Rosaria Rossi, vestale-filtro-barricata di Palazzo Grazioli. “Un piccolo show del nostro scontento”, spiega l’Elefantino. Moralisti no, scontenti sì. La questione è semplice, dice, e insieme iniqua. Sette anni e cancellazione dalla vita pubblica. Un crimine ardito? Un delitto feroce? Un insano atto? E il delitto dov’è?, chiedono dal camionciono e chiede la piazza. E la vittima dove sta? “Berlusconi non è un santo”, e si capisce: ché pur Unto alla santità non aspira. Godurioso, mica matto. Piuttosto agli amori, il Don Pasquale brianzolo, aria di Donizetti, regalomane di suo, tanto di cravatte quanto di pecunia – tenga buon uomo, tenga bella donna. Il suo essere banalmente normale, il suo essere banalmente danaroso, che ai ceppi si vuol mandare. “Brutti puritani che non siete altro!”. Causa persa, brutta causa che il senso comune ora sfugge pur, il senso comune, la stessa bramando? “Difendere l’indifendibile è una delle più note attività liberali”. Voce dalla piazza: “Sì, ma in filosofia è un aporia…”. Voce dal sen fuggita a giovane invitato al desinare in ambasciata: abito blu impeccabile, gemelli e abbronzatura da tennis club, ma dal taschino della giacca esce un irriverente fazzoletto con pin-up con culetto all’aria. A consolare gli ospiti d’oltralpe? A solidarietà con il donizettiano cantore di Arcore? Per maggior sicurezza, una signora – s’intuisce indignata, s’intuisce schifata – piazza la sua telecamerina sul temerario manufatto: che il culetto si veda bene!, che l’infame sorrida ignobilmente! Nella ressa, la Pascale di destreggia e l’Amor Suo protegge: “Sono ferita dalla giustizia. Dell’uomo che amo posso essere solo orgogliosa”. Si evocano, dal palco, “le buzzicone e i buzziconi moralisti”, la Santanchè la libertà, Selma “i fissati e le fissate con il pisello di Berlusconi”. Ruggisce, la moralità sparsa qua e là. Qualche moscia bandiera pidielle. Pure la bionda siliconata c’è (e ben ci sta). La piazza è bella piana. L’ambasciata ormai pure. Edith Piaf s’innalza orgogliosa, “Je ne regrette rien”. Bon appétit!