Nigella e la bestia

Annalena Benini

Adesso lui ha detto che le stava pulendo il naso. “Anche le dee della cucina a volte hanno un po’ di muco. Stavo cercando di toglierlo da lì”. Charles Saatchi, collezionista milionario, cofondatore insieme al fratello dell’agenzia pubblicitaria Saatchi&Saatchi, è diventato in un istante il simbolo di ogni marito violento, mentre sua moglie, la bellissima Nigella Lawson, star della televisione inglese, dea della casa, donna che assaggia spaghetti e beve vino, ride con gli amici nella sua cucina e sembra flirtare con tutti, ma anche essere la madre affettuosa di tutti, si è tolta la fede, non sorride più, ha preso in affitto un altro appartamento con i suoi figli.

    Adesso lui ha detto che le stava pulendo il naso. “Anche le dee della cucina a volte hanno un po’ di muco. Stavo cercando di toglierlo da lì”. Charles Saatchi, collezionista milionario, cofondatore insieme al fratello dell’agenzia pubblicitaria Saatchi&Saatchi, è diventato in un istante il simbolo di ogni marito violento, mentre sua moglie, la bellissima Nigella Lawson, star della televisione inglese, dea della casa, donna che assaggia spaghetti e beve vino, ride con gli amici nella sua cucina e sembra flirtare con tutti, ma anche essere la madre affettuosa di tutti, si è tolta la fede, non sorride più, ha preso in affitto un altro appartamento con i suoi figli. Ci sono le foto di lui che le mette una mano al collo, in un ristorante di Londra, durante una discussione. E un paparazzo che racconta che quella lite è durata ventisette minuti, tutti ben fotografati (ma allora perché non intervenire? Perché, dice, i paparazzi sono troppo odiati, meglio stare lì e fare clic clic), e che non era affatto uno scherzo. Era il loro matrimonio privato, che durava da dieci anni, terzo per lui, secondo per lei, e che adesso diventa il male assoluto e pubblico. Lui si è anche costituito alla polizia, ha pagato una multa, ricevuto un’ammonizione, poi ha cominciato a spiegare ai giornali che non era affatto una violenza, quella, ma un modo di sottolineare la discussione, “una rabbia scherzosa”, e che Nigella ha pianto non per lo spavento, ma perché lei odia litigare.

    Qualunque sia la verità di quella mano intorno al collo (e il paparazzo ha raccontato che la donna seduta al tavolo accanto si è portata la mano alla bocca per lo spavento) è tutto perduto, perché adesso quel matrimonio è nudo mentre tutti lo guardano e lo sventolano come bandiera. Per la battaglia giusta contro la violenza domestica, per convincere le donne a denunciare i mariti (Nigella Lawson non ha denunciato), per definire “criminale” un uomo così. Lui una volta ha detto che “lei è troppo per me, lo so, ma anche lei lo sa troppo e me lo ricorda ogni giorno”, lei ha detto che adora la dipendenza “emotiva e fisica da un uomo”, e che sono stati i suoi figli a spingerla a sposare Charles Saatchi, il milionario che mangia cereali e guarda film horror mentre Nigella prepara le lasagne delle ricette calabresi e mangia prosciutto con le mani davanti alle telecamere, mentre i suoi fan muoiono d’amore e il burro si scioglie lentamente dentro tutte le padelle della cucina. Adesso ogni dettaglio diventa premonitore di quelle foto. Lui le fece telefonare dalla segretaria, un giorno, prima di conoscerla. Aveva saputo che Nigella era stata a cena con uno scrittore molto noto, e la segretaria esordì così: “Dice Charles Saatchi che non sa se essere più geloso del fatto che lei fosse a cena con X, o del fatto che X fosse a cena con lei” (qui, nel mondo delle non star e dei non milionari, la telefonata ammiccante di una segretaria sembra una cafoneria insopportabile, ma non è una prova di violenza domestica). Era il loro imperfetto matrimonio (“un matrimonio felice nella media nazionale dei matrimoni felici” diceva Nigella), adesso è un pozzo pieno di giorni neri, ma con le luci puntate addosso. Le mani sul collo, viste da qui, viste così, fanno paura. Se lei gli avesse lanciato il vino addosso, una torta in faccia, se lui avesse rovesciato tutti i piatti, sarebbe stato meglio, sarebbe stato un matrimonio di cui sparlare. Così, invece, l’unica salvezza possibile, l’unico lieto fine immaginabile fra un uomo e una donna è appeso al ridicolo, alle dita nel naso.

    • Annalena Benini
    • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.