Risentimento
Non è per dare consigli professionali, Iddio me ne guardi, ma quegli scemi che in Piazza Farnese hanno visto i soliti “fedelissimi” riuniti per difendere il capo, il sovrano, il padrone e le sue fidanzate, alla presenza della date in chief, si sono persi qualcosa per lo meno di curioso. Beppe Grillo fa malissimo a usare toni insultanti con i giornalisti politici e parlamentari per la loro violenza invasiva e stupidità, basterebbe rubricare certe manifestazioni alla voce “spettacolo” e invitare solo i giornalisti che si occupano di quello.
Non è per dare consigli professionali, Iddio me ne guardi, ma quegli scemi che in Piazza Farnese hanno visto i soliti “fedelissimi” riuniti per difendere il capo, il sovrano, il padrone e le sue fidanzate, alla presenza della date in chief, si sono persi qualcosa per lo meno di curioso. Beppe Grillo fa malissimo a usare toni insultanti con i giornalisti politici e parlamentari per la loro violenza invasiva e stupidità, basterebbe rubricare certe manifestazioni alla voce “spettacolo” e invitare solo i giornalisti che si occupano di quello.
Abbiamo difeso il capo, noi fedelissimi, spendendo circa mille euro, su un camioncino improvvisato, con una colonna sonora a costo zero, in una bella piazza molto ben frequentata, in attesa di essere ricevuti dal senatore D’Urso per una festa di beneficenza, e abbiamo messo insieme, parlando con rispetto e rossetto, un pupazzo cartonato effigiante il Cav. ad altezza naturale, una foto dello zio di Ruby per la quale ho chiesto e ottenuto un minuto di raccoglimento alla folla dei credenti, e soprattutto testi paralleli di Roger Scruton, accademico di fama universale, e di Pier Francesco Pingitore, comico d’avanspettacolo, proprio come noi, di fama e gloria bagaglina; la parola d’ordine #siamotuttiputtane era virale, come dicono i fighetti, l’atmosfera greve e gioiosa, sul palco la Pitonessa e la moglie americana di chi aveva imbandito la festa, che si è chiesta perché gli italiani siano così fissati con il pisello di Berlusconi.
Io stesso, nella mia modestia oratoria, ho cercato di spiegare un uomo privato testimonial dell’insulso e volgare moralismo dei perbenisti, ho distinto tra la critica legittima e la condanna penale legale, ma illegittima da un punto di vista morale e liberale, e uno slogan l’ho tirato fuori, magari con fatica: “Essere Berlusconi non è reato”. C’era materia per un pezzo non corrivo ma brillante, alla SDM. In offerta sul mercato delle emozioni c’era la presa in giro anche un po’ di sé stessi, e una serissima linea politica. Cose tutte alla portata dei cronisti di nera, di avanspettacolo e di gay pride, ma non dei giornalisti politici cosiddetti, che non capiscono assolutamente un cazzo di quello che succede e scrivono in automatico esclusivamente luoghi comuni e zozzerie intellettuali senza riscatto.
Per fortuna c’è la rete, ci sono i trolls, la caterva degli insulti, le televisioni petulanti di cui narrava il compianto Carlo Fruttero, insomma un mondo con il fuoco nella pancia e l’immagine nella testa, sciagurato spesso ma vivace. Gli altri sono morti che camminano, morti di carta. A parte la Chirico, bel nome donizettiano, bella faccia sorridente e altezza impressionante, è una giornalista molto diversa da Concita De Gregorio, una che non maledice il proprio sesso né quello opposto, e che sa capire alla perfezione le sottigliezze libertarie e le nostre grossolanità di scontenti non indignati. Ma quella unica giornalista sensata era sul palco a farsi ammirare, non stava a coltivare con i colleghi il risentimento del taccuino.
Ogni nostra manifestazione è un chiodo piantato nella bara della compunzione ipocrita di una professione che contende a quella delle puttane la palma di più antica del mondo, ma non sa di sé altro che quello che le suggeriscono le signore perbene che indossano toghe e bastonano le ragazze.
PS Ho visto che Michele Serra si è accorto del moralismo che inquina l’inimicizia al Cav., e non è mai troppo tardi, ovvio.
Il Foglio sportivo - in corpore sano