Risentimento

Giuliano Ferrara

Non è per dare consigli professionali, Iddio me ne guardi, ma quegli scemi che in Piazza Farnese hanno visto i soliti “fedelissimi” riuniti per difendere il capo, il sovrano, il padrone e le sue fidanzate, alla presenza della date in chief, si sono persi qualcosa per lo meno di curioso. Beppe Grillo fa malissimo a usare toni insultanti con i giornalisti politici e parlamentari per la loro violenza invasiva e stupidità, basterebbe rubricare certe manifestazioni alla voce “spettacolo” e invitare solo i giornalisti che si occupano di quello.

    Non è per dare consigli professionali, Iddio me ne guardi, ma quegli scemi che in Piazza Farnese hanno visto i soliti “fedelissimi” riuniti per difendere il capo, il sovrano, il padrone e le sue fidanzate, alla presenza della date in chief, si sono persi qualcosa per lo meno di curioso. Beppe Grillo fa malissimo a usare toni insultanti con i giornalisti politici e parlamentari per la loro violenza invasiva e stupidità, basterebbe rubricare certe manifestazioni alla voce “spettacolo” e invitare solo i giornalisti che si occupano di quello.

    Abbiamo difeso il capo, noi fedelissimi, spendendo circa mille euro, su un camioncino improvvisato, con una colonna sonora a costo zero, in una bella piazza molto ben frequentata, in attesa di essere ricevuti dal senatore D’Urso per una festa di beneficenza, e abbiamo messo insieme, parlando con rispetto e rossetto, un pupazzo cartonato effigiante il Cav. ad altezza naturale, una foto dello zio di Ruby per la quale ho chiesto e ottenuto un minuto di raccoglimento alla folla dei credenti, e soprattutto testi paralleli di Roger Scruton, accademico di fama universale, e di Pier Francesco Pingitore, comico d’avanspettacolo, proprio come noi, di fama e gloria bagaglina; la parola d’ordine #siamotuttiputtane era virale, come dicono i fighetti, l’atmosfera greve e gioiosa, sul palco la Pitonessa e la moglie americana di chi aveva imbandito la festa, che si è chiesta perché gli italiani siano così fissati con il pisello di Berlusconi.

    Io stesso, nella mia modestia oratoria, ho cercato di spiegare un uomo privato testimonial dell’insulso e volgare moralismo dei perbenisti, ho distinto tra la critica legittima e la condanna penale legale, ma illegittima da un punto di vista morale e liberale, e uno slogan l’ho tirato fuori, magari con fatica: “Essere Berlusconi non è reato”. C’era materia per un pezzo non corrivo ma brillante, alla SDM. In offerta sul mercato delle emozioni c’era la presa in giro anche un po’ di sé stessi, e una serissima linea politica. Cose tutte alla portata dei cronisti di nera, di avanspettacolo e di gay pride, ma non dei giornalisti politici cosiddetti, che non capiscono assolutamente un cazzo di quello che succede e scrivono in automatico esclusivamente luoghi comuni e zozzerie intellettuali senza riscatto.

    Per fortuna c’è la rete, ci sono i trolls, la caterva degli insulti, le televisioni petulanti di cui narrava il compianto Carlo Fruttero, insomma un mondo con il fuoco nella pancia e l’immagine nella testa, sciagurato spesso ma vivace. Gli altri sono morti che camminano, morti di carta. A parte la Chirico, bel nome donizettiano, bella faccia sorridente e altezza impressionante, è una giornalista molto diversa da Concita De Gregorio, una che non maledice il proprio sesso né quello opposto, e che sa capire alla perfezione le sottigliezze libertarie e le nostre grossolanità di scontenti non indignati. Ma quella unica giornalista sensata era sul palco a farsi ammirare, non stava a coltivare con i colleghi il risentimento del taccuino.

    Ogni nostra manifestazione è un chiodo piantato nella bara della compunzione ipocrita di una professione che contende a quella delle puttane la palma di più antica del mondo, ma non sa di sé altro che quello che le suggeriscono le signore perbene che indossano toghe e bastonano le ragazze.

    PS Ho visto che Michele Serra si è accorto del moralismo che inquina l’inimicizia al Cav., e non è mai troppo tardi, ovvio.
     

    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.