Della Valle fa il prezioso con Rcs, ma chi ora disprezza comprerà nel 2014?
L’imprenditore del lusso Diego Della Valle sembra non voler cogliere una ghiotta occasione per diventare l’azionista forte del Corriere della Sera. Rinuncia, per ora, a soddisfare le sue ambizioni. Secondo indiscrezioni raccolte dal Foglio e confermate in mattinata dall’agenzia stampa Adnkronos, il patron di Tod’s non è intenzionato ad aumentare la propria quota di partecipazione nella Rizzoli Corriere della Sera, la società editrice del primo quotidiano italiano, considerata un centro di potere del capitalismo nella quale convivono banche e imprenditori. E’ un segnale, nulla per ora si può dire di definitivo.
L’imprenditore del lusso Diego Della Valle sembra non voler cogliere una ghiotta occasione per diventare l’azionista forte del Corriere della Sera. Rinuncia, per ora, a soddisfare le sue ambizioni. Secondo indiscrezioni raccolte dal Foglio e confermate in mattinata dall’agenzia stampa Adnkronos, il patron di Tod’s non è intenzionato ad aumentare la propria quota di partecipazione nella Rizzoli Corriere della Sera, la società editrice del primo quotidiano italiano, considerata un centro di potere del capitalismo nella quale convivono banche e imprenditori. E’ un segnale, nulla per ora si può dire di definitivo.
Della Valle non ha mai confermato ufficialmente l’intenzione di comprare altre azioni del Corriere: era un’ipotesi di stampa, puntellata da significativi indizi, diventata probabile dopo che Giuseppe Rotelli, un altro azionista, ha deciso di non aderire all’aumento di capitale per 400 milioni di euro; operazione che l’assemblea dei soci aveva approvato il 30 maggio per scongiurare l’altrimenti immediato fallimento di Rcs. Comprare i diritti che Rotelli sta lentamente vendendo sul mercato rappresenta(va) una finestra d’opportunità per Della Valle per aumentare la propria quota dall’8,7 per cento a una percentuale nel complesso vicina (o superiore) al 20.
Il liquido imprenditore marchigiano sarebbe così diventato il primo socio del Corriere, si potrebbe dire il suo “padrone”, superando le banche azioniste, Intesa Sanpaolo e Mediobanca, e pure la Fiat: tre soci forti uniti, insieme ad altri, in un patto di sindacato che blinda oltre il 60 per cento del capitale di Rcs. Della Valle è fuori dal patto e si è detto contrario all’aumento perché lo considera oneroso alla luce del travagliato piano di ristrutturazione di Rcs (un piano da rifare, secondo lui). In passato, Della Valle ha più volte contestato la linea manageriale, le scelte strategiche e l’assetto societario anche minacciando azioni legali; è stato perciò definito il “rottamatore di salotti buoni”. La rottamazione, però, pare rimandata e, anzi, per conservare la chance di riproporla Della Valle dovrebbe aderire alla ricapitalizzazione per non diluire troppo la sua quota (senza aumento scenderebbe sotto il 2 per cento) e passare così dal rango d’influente “circuit breaker” a quello di socio marginale. Si dovrà aspettare la conclusione dell’aumento di capitale (il 5 luglio) per capire chi in realtà in questi giorni sta acquistando i diritti di Rotelli (sul mercato il loro valore sta schizzando in alto, oggi si chiudono le contrattazioni) e chi si sarà avvantaggiato, se le banche o lo stesso Della Valle. Si vedrà. Bisogna attendere pure l’esito dell’incontro tra Della Valle e i pattisti previsto per la fine della prossima settimana, in cui Mr. Tod’s potrà contrattare i diritti che le banche potrebbero avere già sottoscritto.
Persone vicine a Della Valle ritengono che, se questa occasione dovesse infine sfumare, lui potrebbe riprovarci in futuro nella speranza di avere successo: stavolta forse attendeva un intervento esterno (non arrivato) a sostegno della sua “rupture”, e adesso preferisce aspettare che il patto di sindacato si sgretoli, come si pensa, nel marzo 2014, quando verrà ridiscusso. Sono congetture.
Il fatto è che Rcs è comunque un investimento dall’esito incerto: la società si è molto indebitata con l’acquisto di alcune società editoriali spagnole nel 2007, come Recoletos, che ha portato il “buco” a 900 milioni di euro. La ricapitalizzazione di quest’anno non copre la falla: sarà necessaria una nuova iniezione l’anno prossimo, dicono analisti del titolo Rcs. E il piano di riassetto dell’ad Pietro Scott Jovane potrebbe non bastare al rilancio aziendale. Il manager è appoggiato da John Elkann, presidente di Fiat, che ieri ha pungolato Della Valle: “Sull’aumento siamo tutti d’accordo, tranne uno”; “la società è più forte di un anno fa, sono fiducioso”, ha detto.
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