La guerra non civile di Siria

“Tre francescani decapitati”. E' una bufala, ma c'è del vero

Daniele Raineri

Ieri le agenzie e i siti dei quotidiani italiani hanno ripreso una notizia lanciata da una radio francese che aveva  ripreso un video da un sito di propaganda siriano a favore del presidente Bashar el Assad. La notizia diceva che tre frati francescani erano stati decapitati dalla fazione ribelle estremista Jabhat al Nusra perché giudicati collaborazionisti con il governo ed era accompagnata da un video terrificante: un gruppo di armati taglia la testa con un coltellaccio a due uomini inginocchiati in mezzo a una piccola folla di spettatori siriani. La notizia è stata smentita nel giro di un’ora dai francescani che non hanno riconosciuto alcuno dei loro religiosi nelle immagini. Nessuno aveva pensato di chiamarli prima di rilanciare.

    Ieri le agenzie e i siti dei quotidiani italiani hanno ripreso una notizia lanciata da una radio francese che aveva  ripreso un video da un sito di propaganda siriano a favore del presidente Bashar el Assad. La notizia diceva che tre frati francescani erano stati decapitati dalla fazione ribelle estremista Jabhat al Nusra perché giudicati collaborazionisti con il governo ed era accompagnata da un video terrificante: un gruppo di armati taglia la testa con un coltellaccio a due uomini inginocchiati in mezzo a una piccola folla di spettatori siriani. La notizia è stata smentita nel giro di un’ora dai francescani che non hanno riconosciuto alcuno dei loro religiosi nelle immagini. Nessuno aveva pensato di chiamarli prima di rilanciare.

    Padre François Mourad era invece stato ucciso in precedenza, domenica, con un colpo d’arma da fuoco nel convento di Sant’Antonio da Padova, in provincia di Idlib, durante un’irruzione di uomini – √secondo fonti siriane del Foglio – appartenenti allo stato islamico dell’Iraq e della Siria, il nuovo nome di al Qaida in Siria. Prima viveva da solo, ma poi si era spostato nel convento perché temeva per la sua sicurezza. La giornalista italiana Susan Dabbous scrive che gli assassini del religioso appartengono allo stesso gruppo che nel mese di aprile l’ha sequestrata assieme ad altri tre giornalisti esattamente nella stessa zona. Padre Mourad è stato seppellito martedì scorso a Latakia.

    Il video dei due uomini decapitati si riferisce invece all’esecuzione di due collaborazionisti da parte del gruppo al Muhajirin, che è una formazione estremista il cui nucleo è formato da combattenti ceceni (ne fanno parte volontari anche da altri paesi). Nel video, secondo fonti del Foglio, c’è Abu Ahmad al Almani, di nazionalità tedesca, e si vede anche il leader locale, Abu al Banat, in arabo “il padre delle ragazze”. Sui siti della rivoluzione siriana si legge che Abu al Banat in realtà non combatte contro i soldati dell’esercito siriano, ma è impegnato nella fondazione di un suo minuscolo emirato governato con pugno di ferro e ora sarebbe ricercato (l’attendibilità di queste due ultime notizie non è garantita, nel senso che per ora non è possibile una verifica indipendente). In realtà, se anche i ribelli lo trovassero, è da dubitare che lo arresterebbero: anche i gruppi sadici come questo di Abu al Banat sono funzionali alla campagna militare contro il presidente Assad.

    Chiedere parere a Zawahiri
    Insomma: è stato un pezzo di propaganda pro Assad su cui la stampa italiana, quasi unica nel mondo, s’è gettata senza cautele. Resta che l’area del jihad siriano si sta frammentando e questa frammentazione rende la situazione ancora più pericolosa di prima. Il gruppo più estremista in Siria era Jabhat al Nusra, che era legato operativamente al Qaida in Iraq (vuol dire che riceveva soldi e uomini esperti) ma si differenziava nei metodi, probabilmente per non scatenare la reazione ostile dei siriani. Era un jihad che rispondeva a una regia. Quindi niente estremismi gratuiti, come le persecuzioni violente delle minoranze o i video pubblici delle decapitazioni, e molta enfasi sui combattimenti – la maggior parte degli attentati suicidi di Jabhat al Nusra ha colpito obiettivi militari. Due mesi fa però al Qaida in Iraq (che si chiama: stato islamico dell’Iraq) ha lanciato un’opa su Jabhat al Nusra. E’ ora di riconoscere che siamo la stessa cosa, d’ora in poi non vi chiamerete più Jabhat al Nusra,  ha detto il leader iracheno, ma agiremo sotto lo stesso nome: Stato islamico dell’Iraq e della Siria. La mossa ha provocato onde alte nell’area del jihad, il leader di Jabhat al Nusra si è appellato all’autorità massima, l’egiziano Ayman al Zawahiri – erede al vertice di Osama bin Laden – che gli ha dato ragione. La fusione è nulla, Jabhat al Nusra può tenersi la sua identità e il suo nome. L’idea di una stessa, illusoria regia dentro il jihad siriano però si è dissolta: lo Stato islamico dell’Iraq agisce in autonomia, e così gli altri stranieri del gruppo al Muhajirin. E così si moltiplicano le efferatezze, vedi il caso del quindicenne di Aleppo trucidato per aver scherzato su Maometto, l’uccisione di padre François, i video sempre più numerosi di esecuzioni truculente, le notizie di rappresaglie sulle minoranze sciita e alawita. Tutti macigni sulla strada della pace per i siriani e anche  degli aiuti internazionali ai ribelli.

    • Daniele Raineri
    • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)