L'orgoglio grillino del “Restitution day” e l'imbarazzo della trincea
Restituiscono un milione e cinquecentomila euro, gli eletti a Cinque stelle che sventolano soddisfatti, in piazza Montecitorio, davanti a molti fotografi e a pochi attivisti, i piccoli fac-simile degli assegni per il fondo “ammortamento del debito pubblico” e un finto assegno gigante da srotolare marciando verso le transenne, senza temere, stavolta, la pubblicità negativa delle baruffe sulla diaria. Si sentono “buon esempio”, vorrebbero “festeggiare” e si chiedono “come mai nessuno ci emula?”, i Cinque stelle insolitamente rilassati che poche ora prima, su Facebook, apparivano preoccupati di rendere più “evidente” che “si può fare politica senza sfarzi” mentre “la casta banchetta sui cadaveri dei morti suicidi” (deputato Manlio Di Stefano dixit).
Restituiscono un milione e cinquecentomila euro, gli eletti a Cinque stelle che sventolano soddisfatti, in piazza Montecitorio, davanti a molti fotografi e a pochi attivisti, i piccoli fac-simile degli assegni per il fondo “ammortamento del debito pubblico” e un finto assegno gigante da srotolare marciando verso le transenne, senza temere, stavolta, la pubblicità negativa delle baruffe sulla diaria. Si sentono “buon esempio”, vorrebbero “festeggiare” e si chiedono “come mai nessuno ci emula?”, i Cinque stelle insolitamente rilassati che poche ora prima, su Facebook, apparivano preoccupati di rendere più “evidente” che “si può fare politica senza sfarzi” mentre “la casta banchetta sui cadaveri dei morti suicidi” (deputato Manlio Di Stefano dixit). La festa, sì, ma anche l’impossibilità di dimenticarsi la trincea cui Beppe Grillo continuamente allude: è la difficoltà che si frappone tra quella che gli eletti vorrebbero fosse la catarsi del “Restitution day” e la realtà del martellamento sul “Parlamento esautorato”, rilanciata dal grande capo anche in previsione del suo incontro col presidente della Repubblica (mercoledì prossimo), e quindi da ricordare a oltranza, in tutti i gironi del movimento, anche in mezzo al gaudio di chi vorrebbe essere “copiato” per la buona azione che tanto è costata in termini di immagine e di scocciatura (liti, sospetti, attivisti giacobini che sul Web vietano la pizza con i funghi, ché costa meno la margherita). “I soldi fanno male alla politica, livellano verso il basso”, dicono il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio e il deputato Alessandro Di Battista, ma è chiaro a tutti che non si può tenere basso il tema del “Parlamento in sedia a rotelle”, come dice il capogruppo dei senatori Nicola Morra, rimandando indirettamente al post apparso sul blog di Beppe Grillo (“Gli F-35 bombardano il Parlamento”, è il titolo; “dal cilindro è spuntato il Consiglio supremo di difesa presieduto da Napolitano”, è la linea guida – parla chiaro il lapsus del capogruppo alla Camera Riccardo Nuti: “Consiglio di guerra”, dice).
Corrono per una volta verso le telecamere, i Cinque stelle finalmente liberi di mostrarsi, ma i sorrisi devono essere corretti dalla riserva: “Anche dal Quirinale ci attendiamo azioni concrete… stiamo andando verso il semipresidenzialismo ma abbiamo già il presidenzialismo”, dice Di Maio diffondendo il pensiero della centrale operativa Grillo-Casaleggio, ma aggiungendo il rimprovero verso il presidente della Camera Laura Boldrini che non ha “difeso il Parlamento sugli F-35” (e non “sollecita la proposta sulla rendicontazione delle spese dei deputati, insabbiata nell’ufficio dei questori”). Tanto più che il questore grillino, senatrice Laura Bottici, è ancora incredula: “Sapeste quante spese che a loro sembrano normali mi passano sotto agli occhi”, dice, e a quel punto tutti i restitutori gongolano, forse anche perché, per un giorno, grazie al livellatore della “restituzione”, nessuno si sente “dissidente” verso il padre fondatore.
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