Banchieri lungimiranti
Nuova svolta alla Bce. Draghi preannuncia bombe iper espansive
Con una mossa senza precedenti, ieri la Banca centrale europea ha rivelato le sue prossime strategie di politica monetaria indicando la possibilità di un ulteriore taglio dei tassi d’interesse; per ora fermi ai minimi storici. Per policy la Bce non aveva mai fatto intendere alcunché sulle sue scelte future in oltre dieci anni di operatività. Per questo motivo, la comunicazione arrivata da Mario Draghi durante la conferenza stampa di ieri, successiva al Consiglio direttivo, è stata considerata “storica” dagli osservatori. In maniera simile, nel corso della mattinata, al suo debutto da governatore della Bank of England anche Mark Carney ha lasciato aperta la possibilità di nuovi tagli dei tassi.
L'editoriale Agenda Bce
Con una mossa senza precedenti, ieri la Banca centrale europea ha rivelato le sue prossime strategie di politica monetaria indicando la possibilità di un ulteriore taglio dei tassi d’interesse; per ora fermi ai minimi storici. Per policy la Bce non aveva mai fatto intendere alcunché sulle sue scelte future in oltre dieci anni di operatività. Per questo motivo, la comunicazione arrivata da Mario Draghi durante la conferenza stampa di ieri, successiva al Consiglio direttivo, è stata considerata “storica” dagli osservatori. In maniera simile, nel corso della mattinata, al suo debutto da governatore della Bank of England anche Mark Carney ha lasciato aperta la possibilità di nuovi tagli dei tassi; indebolendo così il corso della sterlina.
“I tassi d’interesse chiave rimarranno ai livelli attuali o più bassi per un prolungato periodo”, ha detto Draghi. Oltre ad avere pronunciato il decisivo “più bassi”, Draghi ha preventivato che l’uscita da politiche “accomodanti” sarà “molto lunga” perché l’inflazione è a livelli accettabili ma l’economia resta “debole” e i prestiti bancari sono tuttora “depressi”, ha detto motivando la svolta. Svolta che trova d’accordo tutto il Consiglio Bce (Bundesbank compresa), e cade a un anno di distanza dall’altrettanto storica frase di Draghi (“faremo tutto il necessario per l’euro”) e comporta conseguenze sia tecniche sia politiche. Tagliare “tutti” i tassi – compresi quelli cui le banche depositano i loro soldi presso la Bce – costringerà le banche a prestare di più perché il tasso interbancario è già a “zero” e diventerebbe negativo: sarebbe perciò costoso per le banche “parcheggiare” liquidità. L’annuncio di Draghi ha moderato la volatilità sui mercati provocata dalle crisi politiche in Grecia e in Portogallo e dall’intenzione della Fed di frenare le sue misure espansive.
Secondo Draghi, avere delineato le strategie future (“forward guidance”) della Bce non è da considerarsi una reazione alla moderazione della Federal Reserve che ridurrà l’acquisto di asset pubblici più in là nel 2014. Gli analisti ritengono comunque che il nuovo corso della Bce sia utile ad attenuare l’incertezza in Borsa generata dalle esternazioni di Ben Bernanke, governatore della Fed, risalenti al mese scorso. “La difficile opera di equilibrismo (di Draghi) riguarda la necessità di sostenere l’economia e di mandare un chiaro messaggio ai mercati, in particolare sulla possibilità di usare il piano Omt di acquisto dei bond dei paesi in difficoltà ridando così fiducia agli investitori”, ha detto all’agenzia Reuters l’economista di Ing Carsten Brzeski. Nella spiegazione del suo disegno, va segnalato che Draghi è stato reticente nel fornire ulteriori dettagli legali sul piano Omt (“verranno dati quando sarà usato… probabilmente”, ha detto). In ogni caso, l’intervento con questo strumento non convenzionale è “sempre possibile e siamo pronti a usarlo quando richiesto”, ha detto Draghi. Tutto ciò, nonostante l’attacco frontale da parte della Bundesbank, che ha osteggiato il piano fino a renderlo ostaggio di una sentenza della Corte costituzionale tedesca, chiamata a pronunciarsi sulla sua legittimità in autunno. Draghi aveva già risposto a tali attacchi, sia verbalmente sia operativamente e con il consenso di gran parte del Consiglio della Bce.
Certo è che Jens Weidmann, il governatore della Banca centrale tedesca, un falco dell’anti inflazione, dovrà ridimensionare le sue esternazioni dopo la svolta di ieri perché dovrà accettare una politica monetaria ancora più espansiva della Bce, oltre a soffrire un complesso di “irrilevanza” dato dalla percezione comune di una Bundesbank “in difficoltà nel fare sentire con efficacia la propria voce come accadeva invece un tempo”, come dimostra una recente e lunga inchiesta firmata Reuters.
“La Bundesbank sarà sempre più conservativa rispetto alle altre Banche centrali per via della posizione tedesca nell’unione monetaria”, dice al Foglio Michael Hewson, capo analista di Cmc Markets, una compagnia inglese di trading. “La crescita dei rendimenti dei bond in tutti i paesi europei e la ripresa europea penso siano il motivo della non-resistenza della Bundesbank alla svolta di oggi (ieri) pomeriggio”, dice Hewson aggiungendo che “Weidmann avrà ancora qualcosa da eccepire ma l’aumento dei rendimenti, anche quello dei Bund tedeschi, dovrebbe averlo convinto a condividere la posizione della Bce, in questa occasione”, conclude Hewson.
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