Renzi in Europa

Claudio Cerasa

Regole, date, candidati, manovre, cene, sms e una proposta maturata per convincere Renzi a stare fermo un giro: mandarlo in Europa. Tutto matura ieri a Roma, poco prima che le principali anime del Pd si ritrovassero al Nazareno per ragionare attorno al documento presentato dai bersaniani in vista del congresso. Nel corso del convegno – i renziani e i veltroniani, ormai un’unica corrente, hanno scelto di non esserci, e lo stesso i giovani turchi – molti dei partecipanti hanno negato la presenza di una “union sacreé” per scoraggiare la candidatura di Renzi.

    Regole, date, candidati, manovre, cene, sms e una proposta maturata per convincere Renzi a stare fermo un giro: mandarlo in Europa. Tutto matura ieri a Roma, poco prima che le principali anime del Pd si ritrovassero al Nazareno per ragionare attorno al documento presentato dai bersaniani in vista del congresso. Nel corso del convegno – i renziani e i veltroniani, ormai un’unica corrente, hanno scelto di non esserci, e lo stesso i giovani turchi – molti dei partecipanti hanno negato la presenza di una “union sacreé” per scoraggiare la candidatura di Renzi. Eppure, stando a quanto risulta al Foglio, nelle ultime ore il patto di sindacato del Pd (Bersani-Franceschini-Letta-D’Alema) ha ricominciato a muovere le pedine sul tavolo proprio per provare a mettere sotto scacco il sindaco. Prendete D’Alema e Bersani. Dopo mesi di freddezza dovuta allo sgambetto fatto all’ex presidente del Copasir nella scelta per il candidato al Quirinale, Bersani e D’Alema si sono riavvicinati. L’ex segretario, che da giorni prova a invitare a cena il vecchio amico Max, si sta dando da fare per ricucire la frattura nel corpaccione rosso del Pd, e nell’attesa di ricevere una risposta sulla cena ha già trovato una partita da giocare insieme all’ayatollah massimo: quella sulle regole. Il 28 luglio, Epifani convocherà una direzione per definire le norme congressuali; e in vista di quell’appuntamento Bersani e D’Alema sono intenzionati a portare avanti tre battaglie più o meno comuni: regole, leadearship, exit strategy per Renzi. Ecco, ma di che si tratta?

    Rispetto alle regole, Massimo D’Alema e Pier Luigi Bersani condividono l’idea che lo statuto del Pd debba essere corretto per circoscrivere la partecipazione alle primarie ai soli iscritti. Modificare le regole però non sarà facile, e in fondo non tutti nel Pd la pensano come l’ex segretario e l’ex presidente del Consiglio. Tuttavia sia D’Alema sia Bersani sanno che questa sarebbe una condizione di fronte alla quale Renzi non si candiderebbe al congresso (il sindaco lo ha detto chiaramente ai suoi parlamentari) e dunque, sotto questa luce, un tentativo di andare avanti per questa strada verrà fatto sicuramente da chi si augura che il sindaco stia lontano dalla segreteria del Pd.

    Regole a parte, l’altra tessera che compone il puzzle di contenimento renziano coincide con una exit strategy che verrà offerta al Rottamatore. Renzi, è noto, entro l’estate sarà costretto a dire se si ricandiderà a Firenze (elezioni nel giugno 2014) o se opterà per la segreteria (ieri Epifani ha ribadito che il congresso si farà entro l’anno). Il sindaco sostiene che alternative a queste strade non esistono e ribadisce che lascerà Firenze “solo per guidare il centrosinistra alla conquista del paese”. Nel patto di sindacato però qualcuno sostiene che un’alternativa ci sia. L’idea, spericolata, è questa: chiedere a Renzi di candidarsi come capolista alle europee del 2014, andare “a farsi le ossa in Europa”, costruire tra Bruxelles e Strasburgo il suo profilo internazionale, e poi tornare in Italia da candidato premier quando Letta avrà completato il suo percorso. Alla sola idea, a dire il vero, i renziani, che ieri sono venuti a conoscenza dell’ipotesi, sorridono e dicono che il sindaco non accetterà mai una soluzione del genere. Eppure, l’idea, al momento condivisa sia da Franceschini sia da Epifani, è sul tavolo ed entro questa settimana verrà presentata all’interessato.

    La terza tessera del puzzle, infine, riguarda una doppia mossa che sia D’Alema sia Bersani stanno studiando per evitare che Renzi, nel caso in cui dovesse candidarsi, superi il 50 per cento dei consensi. La prima mossa, ovvia, è schierare in campo il maggior numero possibile di candidati. La seconda, meno scontata, è trovare un candidato unitario, che possa far concorrenza a Renzi. L’ipotesi di una convergenza su Cuperlo è complicata, e non convince Bersani. Restano due opzioni: o convincere Fabrizio Barca a sfidare Renzi alle primarie; o insistere su Epifani. Le partite sono complicate, certo. Ma da ieri si può dire che il patto di sindacato del Pd (con Letta defilato e gli altri più attivi) ha cominciato davvero a rastrellare in giro quelle azioni che potrebbero disincentivare Renzi a lanciare la sua opa e a scalare il Pd.

    • Claudio Cerasa Direttore
    • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.