Gli ultras anti impresa
Sembra proprio che ci sia una reazione di rigetto verso Sergio Marchionne e i suoi accordi aziendali di produttività. E’ un coagulo glutinoso di sindacati oltranzisti, di esponenti delle massime istituzioni dello stato, filocorporative o filoradicali, e di figure religiose populiste – oltre al complice silenzio degli industriali. Il fatto che il presidente della Camera, Laura Boldrini, abbia declinato l’invito di Marchionne a visitare oggi lo stabilimento Sevel, in Val di Sangro, non può essere liquidato con la scusa che aveva altri impegni prefissati.
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Sembra proprio che ci sia una reazione di rigetto verso Sergio Marchionne e i suoi accordi aziendali di produttività. E’ un coagulo glutinoso di sindacati oltranzisti, di esponenti delle massime istituzioni dello stato, filocorporative o filoradicali, e di figure religiose populiste – oltre al complice silenzio degli industriali. Il fatto che il presidente della Camera, Laura Boldrini, abbia declinato l’invito di Marchionne a visitare oggi lo stabilimento Sevel, in Val di Sangro, non può essere liquidato con la scusa che aveva altri impegni prefissati. Ciò in quanto Marchionne aveva anche aggiunto l’invito a visitare lo stabilimento Maserati di Torino. Questo rifiuto si collega strettamente all’incontro che essa ha avuto a Roma con la delegazione Fiom, guidata da Maurizio Landini, che si oppone al lavoro straordinario. A Landini, la Boldrini ha detto: “E’ mio dovere ascoltare le vostre richieste”. Queste erano esposte in un cartello che dice “senza diritti siamo solo schiavi”. E i diritti di cui si tratta sono quelli di opporsi al lavoro straordinario, anche con il picchettaggio. Laura Boldrini dunque è, al pari di Fiom, contro i contratti aziendali Fiat. Ed è stato sin qui contrario a questi contratti anche il vescovo di Nola, Depalma, sotto la cui giurisdizione rientra lo stabilimento Pomigliano. Il vescovo è andato ai cancelli a solidarizzare con il picchettaggio, che, cosa paradossale, ostacolava in particolare i lavoratori Cisl, un sindacato cattolico, oltre a quelli di Uil, di altri sindacati, e dei lavoratori privi di tessera. Ora il vescovo fa una nebulosa marcia indietro, affermando che non sta con i violenti e che è disposto al dialogo con Fiat, ma aggiunge che era naturale che andasse a portare solidarietà ai lavoratori che protestavano: la chiesa deve stare con i deboli. Non gli domanderò se conosce il principio di sussidiarietà della Rerum Novarum. In base a tale principio il contratto aziendale prevale su quello nazionale, perché più vicino alla persona e alla sua comunità di lavoro.
Mi limito a questo quesito: i lavoratori che vogliono andare in fabbrica a lavorare, nonostante il picchetto ai cancelli, sono degli oppressori oppure degli oppressi, come sembrerebbe, dato che si nega loro il diritto al lavoro? Aggiungo che Marchionne non è andato a Pomigliano di sorpresa a complimentarsi con gli operai che hanno fatto gli straordinari, per una banale mossa di pubbliche relazioni, ma per un motivo di cui sia lui sia i lavoratori e i sindacati, che hanno sottoscritto questo contratto e lo stanno eseguendo, hanno diritto d’essere orgogliosi. Vale a dire il fatto che il guru giapponese dell’auto, Hajime Yamashina, già consulente di Ford e General Motors, ha preannunciato una visita allo stabilimento Vico perché intenderebbe assegnare la medaglia d’oro a tale impianto per il sistema di fabbricazione ivi adottato.
Di fronte a tutto ciò qual è la reazione dei grandi giornali d’opinione? E chi di loro ha criticato Laura Boldrini, che parteggia per i picchettaggi alle imprese di Fiat e rifiuta di visitarle – perché in esse si attua un contratto aziendale che Fiat-Chrysler adotta con successo in Polonia, negli Stati Uniti e in Brasile – e che ora attira l’interesse dei giapponesi, che notoriamente, insieme agli americani, sono i leader mondiali della produzione di automobili? La Confindustria su tutto ciò nicchia e il suo giornale, il Sole 24 Ore, spesso glissa.
Il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, riceverà questa sera la presidente della Camera Boldrini, quello del Senato, Pietro Grasso, e i presidenti dei gruppi parlamentari delle due Camere per discutere con loro dei problemi della crisi economica italiana. Se leggo bene: cioè non è il Parlamento che convoca Confindustria, ma il contrario. Fiat è fuori da Confindustria perché il suo contratto è incompatibile con l’accordo nazionale di unità sindacale in cui la Cgil è dominante. Ma è pur sempre una grande impresa manifatturiera che subisce i picchettaggi per il lavoro straordinario: una questione che riguarda l’intera economia e l’investimento industriale in Italia. Invece Confidustria chiama a cena la Boldrini, eroina della sinistra dei diritti dei forti contro i deboli, cioè dei lavoratori organizzati della Fiom contro quelli che hanno il “torto” di avere una tessera sindacale minore o di non essere tesserati affatto. Marchionne fa e dà fastidio. Sembra che gli si voglia dire “lascia l’Italia” perché è il paese del “Gattopardo”: qui non si deve cambiare nulla oppure solo fare finta di cambiare qualcosa.
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