Mussolini, la morte e il diavolo raccontati a Campo Imperatore

Pietrangelo Buttafuoco

E chissà se l’albergatore lo consentirà, chissà se la gente verrà – fin quassù che è pur sempre il Gran Sasso, a Campo Imperatore, dove venne tratto in prigionia il Duce – e vedere uno spettacolo dove qualcosa, finalmente, dopo più di un secolo di menzogne, si può dire. Questo si chiedeva Pier Francesco Pingitore accarezzando l’idea di mettere in scena la storia: la liberazione di Benito Mussolini, fatto prigioniero per ordine di Pietro Badoglio, messa in atto dai paracadutisti tedeschi. Era il 12 settembre 1943.

    E chissà se l’albergatore lo consentirà, chissà se la gente verrà – fin quassù che è pur sempre il Gran Sasso, a Campo Imperatore, dove venne tratto in prigionia il Duce – e vedere uno spettacolo dove qualcosa, finalmente, dopo più di un secolo di menzogne, si può dire. Questo si chiedeva Pier Francesco Pingitore accarezzando l’idea di mettere in scena la storia: la liberazione di Benito Mussolini, fatto prigioniero per ordine di Pietro Badoglio, messa in atto dai paracadutisti tedeschi. Era il 12 settembre 1943. Unternehmen Eiche è il nome in codice di un’azione voluta da Adolf Hitler convocando un austriaco di nome Otto Skorzeny, capo di un kommando di stanza a Friedenthal. Il cancelliere del Reich vivrà ore d’angoscia per la sorte dell’amico tradito dal suo stesso re che lo fa arrestare in casa propria, al Quirinale, per farlo portare via in un’ambulanza. Sarà la Regina, Elena di Montenegro a rimproverare al marito un’azione così infame, indegna dei doveri dei Cesari. Quello stesso re, col governo da lui voluto, preparava la fuga verso Pescara. Una lunga autocolonna sfilava lungo la Tiburtina e i tedeschi, come a voler tenersi a distanza da quelle “autorità”, nei posti di blocco lasciavano che andassero via forse immaginandone l’esito: la morte della Patria italiana, l’8 settembre.

    Tutti a casa è il passaparola degli italiani e tutti sembrano aver dimenticato il prigioniero. Con Mussolini, mentre la montagna attende il freddo, ci sono i suoi carcerieri. Nella messa in scena di Pingitore sono risolti in un preciso fazzoletto di personaggi: un funzionario di Ps (Mauro Mandolini), un sottufficiale dell’Arma (Marco Simeoli), quindi una cameriera (Valentina Olla), la ragazza che lo salverà dal tentativo di suicidio, e poi un pastore (Federico Perrotta), suo compagno al tavolo di briscola. Il Duce alza il mazzo ed estrae una carta: un re. Con una smorfia amara (la potente interpretazione di Luca Biagini restituisce la scena), la allontana da sé: “I re non mi hanno mai portato fortuna”. Una risposta, infine, alle domande di Pingitore c’è: l’operazione spettacolo è perfettamente riuscita.

    In “Storia di un anno” Mussolini annoterà: “La mia fuga dalla prigione del Gran Sasso anche oggi appare come la più audace, la più romantica di tutte e, nello stesso tempo, la più moderna come metodo e stile” e Pingitore, la cui abilità di regia è pura maestria di architettura, svelando questo pezzo di storia, ha saputo ritagliare movimenti e scene nella sala aiutando i suoi attori a superare la difficoltà di recitare a pochi centimetri dal pubblico. Lo spettacolo, infatti, vive direttamente nella sala dove effettivamente stava il Duce con i suoi carcerieri e Pingitore ha fortemente voluto questa rappresentazione per una sorta di obbligo morale e sfidare così la totale ignoranza degli italiani, frettolosamente frullati nell’oblio obbligatorio imposto alla storia dai vincitori. A far da voltapagina due ballerini, Leonardo Bizzarri (interprete anche di Skorzeny) e Raffaella Saturni. A far da guida, sfogliando il calendario, spiegando i retroscena, c’è Morgana Giovannetti (è anche l’autrice del “Pulcino Pio”, già imitatrice bambina di Giulio Andreotti al Bagaglino). Ci sono comunque tutti i registri nella drammatizzazione, tutte le campane, Mussolini, infatti, incontra se stesso, la Morte (interpretata da Barbara Lo Gaglio), i propri errori, e non tanto per elemosinare l’obiettività ma per raccontare la storia per come fu. Con tutti i suoi enigmi. Con domenica prossima saranno nove repliche di “Operazione Quercia: Mussolini a Campo Imperatore”.

    • Pietrangelo Buttafuoco
    • Nato a Catania – originario di Leonforte e di Nissoria – è di Agira. Scrive per il Foglio.