“Due attacchi chimici non sono opera di Assad”, dice un ribelle siriano al Cairo
Una fonte dell’opposizione siriana che in questo momento è al Cairo dice al Foglio di essere a conoscenza di due casi di attacchi con armi chimiche in Siria di cui l’esercito del governo non è responsabile. “Il primo caso si è verificato a Homs, il 23 dicembre 2012. Il responsabile dell’attacco è un ingegnere chimico siriano che ha lavorato negli Stati Uniti ma che in quel periodo faceva avanti e indietro tra Siria e Turchia, io l’ho sentito nominare come ‘Abu Abdel Rahman Zuheiry’ o anche come ‘Doctor Zuheiry’ – dice la fonte al Foglio – so che ha portato sostanze chimiche con sé dentro la Siria e che per giustificarsi diceva che erano medicinali.
Il Cairo, dal nostro inviato. Una fonte dell’opposizione siriana che in questo momento è al Cairo dice al Foglio di essere a conoscenza di due casi di attacchi con armi chimiche in Siria di cui l’esercito del governo non è responsabile. “Il primo caso si è verificato a Homs, il 23 dicembre 2012. Il responsabile dell’attacco è un ingegnere chimico siriano che ha lavorato negli Stati Uniti ma che in quel periodo faceva avanti e indietro tra Siria e Turchia, io l’ho sentito nominare come ‘Abu Abdel Rahman Zuheiry’ o anche come ‘Doctor Zuheiry’ – dice la fonte al Foglio – so che ha portato sostanze chimiche con sé dentro la Siria e che per giustificarsi diceva che erano medicinali. Due giorni dopo, la sera del 25 dicembre, sono stato contattato dalla Nato e dal Parlamento europeo via Skype. Stavano cercando di capire se la notizia dell’attacco chimico a Homs fosse credibile o no e hanno provato a sentire anche il nostro network di attivisti. Io ho risposto che no, per noi la notizia non era confermata. So che anche ‘Doctor Zuheiry’ ha parlato con i miei stessi interlocutori e ha detto l’opposto”. L’attacco del 23 dicembre provocò la morte di sei persone. La fonte dice al Foglio di sapere per certo che l’opposizione civile di Homs “era contro la notizia”, nel senso che era contraria alla versione “qui c’è stato un attacco con armi chimiche”. Un reporter di Foreign Policy, Josh Rogin, rivelò a gennaio l’esistenza di un dispaccio del dipartimento di stato americano che confermava l’attacco chimico a Homs, ma poi arrivò una dichiarazione del Consiglio per la sicurezza nazionale americano, che definì il dispaccio “not consistent with what we believe to be true about the Syrian chemical weapons program”.
Il secondo caso risale a gennaio, durante l’assedio dell’aeroporto di al Kuwaris, ad Aleppo. La fonte dice di essere testimone oculare perché era sul campo: “Un ribelle mi disse che stavano usando colpi di mortaio con ‘mawad kemawy’ – in arabo: sostanze chimiche – ma un superiore gli fece cenno di tacere. Due giorni dopo vidi in una stanza i corpi di sette ribelli, con la pelle scura, morti per un incidente mentre stavano caricando i colpi di mortaio con le sostanze chimiche. Erano proiettili artigianali, un ribelle mi disse che le sostanze servivano a renderli ancora più esplosivi, ma io non gli credetti. Nella stessa stanza vidi gas contenuto in piccole bolle di plastica”. Ricorda com’erano queste bolle di plastica? “Sembravano preservativi pieni di elio, il gas dei palloncini, perché erano più leggeri dell’aria”.
E’ la prima volta che una fonte dell’opposizione siriana parla di sostanze chimiche non in mano ai militari del presidente Bashar el Assad. Il Foglio è certo della sua appartenenza da anni al fronte degli anti assadisti, anche se non può esserlo sulla sua testimonianza (è stata spedita ad alcuni esperti del settore, per vedere se ci sono conferme possibili o contraddizioni inspiegabili).
Il fatto che non tutti i casi di uso di armi chimiche sono responsabilità del governo siriano è uscito fuori come un’ovvietà casuale durante una conversazione che era centrata su altro – era un’intervista sulla difficile situazione dei rifugiati siriani in Egitto ora che il governo dei Fratelli musulmani è stato deposto.
L’uso di armi chimiche è stato definito una “linea rossa” dal presidente americano Barack Obama e anche un “game changer” capace di far scattare l’intervento militare internazionale in Siria. L’Amministrazione ha dichiarato che il governo siriano ha ucciso tra le 100 e le 150 persone in quattro attacchi chimici, ma non ha cambiato la sua posizione attendista.
Perché aiutare il governo Assad diffondendo queste notizie? La fonte siriana risponde: “Perché dentro l’opposizione ci sono gruppi, molto ristretti, che danneggiano tutti facendo cattiva propaganda. Mettono a rischio tutta la rivoluzione con i loro trucchetti e finiscono loro per aiutare Assad. Ora il governo sta davvero usando le armi chimiche, per esempio vicino Damasco, e l’escalation è stata favorita da tutte le notizie contraddittorie diffuse nei mesi scorsi. E’ esattamente quello che è successo a Baba Amr, a Homs, dove i media center sostenevano che il quartiere fosse attaccato con raid aerei. Non era vero, ma nessuno reagì e Assad mandò davvero i bombardieri”. Ha provato a contattare altri media, altri giornalisti? “L’ho già fatto in passato, ma la notizia non circola”.
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