Il monsone romano dice mezza tempesta, leggere le previsioni del Colle
Nella Roma monsonica ci sono raffiche d’aria fredda e suoni sinistri, imposte che s’aprono e porte che sbattono sulla scia d’accigliati addii. Questa colonna sismografica aveva segnalato (8 giugno) il bradisismo della professoressa Lorenza Carlassare (“Se vedo che questi argomenti trovano sordi gli altri io immediatamente mi dimetto”). I nostri rudimentali strumenti avevano registrato il movimento tellurico, un rumore sordo e intermittente di terra friabile, un desiderio di dimissioni anticipate che illuminava di tragico senso il controsenso di “Ottantadue esperti per rifare la Patria” (titolo qui impaginato il 10 giugno).
Nella Roma monsonica ci sono raffiche d’aria fredda e suoni sinistri, imposte che s’aprono e porte che sbattono sulla scia d’accigliati addii. Questa colonna sismografica aveva segnalato (8 giugno) il bradisismo della professoressa Lorenza Carlassare (“Se vedo che questi argomenti trovano sordi gli altri io immediatamente mi dimetto”). I nostri rudimentali strumenti avevano registrato il movimento tellurico, un rumore sordo e intermittente di terra friabile, un desiderio di dimissioni anticipate che illuminava di tragico senso il controsenso di “Ottantadue esperti per rifare la Patria” (titolo qui impaginato il 10 giugno). Trascorso un mese (giovedì 11 luglio), la saggia Carlassare ha trovato il chiodo dello stop ai lavori parlamentari dopo il caso Mediaset-Cassazione per appendere il quadro dello sdegno partigiano. Dimissioni, dimissioni. Il professor onorevole ministro per le Riforme Gaetano Quagliariello inchiostra il suo stato d’animo con “l’ovvio dispiacere” e rivendica il fatto che gli studiosi della commissione “siano finora riusciti a confrontarsi serenamente e a trovare un comune linguaggio e metodo di lavoro, un ottimo risultato”. Sarà (forse) un gran successo, ma nel Big Data della politica, questo si chiama scricchiolìo. Nei “film de paura” spesso proviene da un luogo remoto della casa. La commissione dei saggi è da tenere sotto osservazione clinica perché è uno dei luoghi ovattati dove possono formarsi improvvise zone di bassa pressione che causano ripensamenti, rovesci, alluvioni di Palazzo. Il caso Carlassare è il segno di un certo clima che può trasformarsi in clima certo. I ricorsi storici illuminano.
Qualche mese prima della caduta del governo Prodi, nel 1998, fu il naufragio della Bicamerale di rito dalemiano a segnalare lo sfaldamento del governo del Professore. Essendo la commissione di esperti anche il collegio che parla più Napolitano, è qui che bisogna esercitare l’arte della cremlinologia applicata al “caso Italia”. Prima, naturalmente, c’è la lettura dell’Agenda delle Agende, quella di Re Giorgio. Centro di gravità permanente di un sistema in equilibrio instabile. E’ il “diario” a rivelare il momento grave, l’addensarsi di imprevedibili decisioni, c’è chi vede la scia dell’extrema ratio, le altissime dimissioni. Per ora il diario racconta del possesso dello scettro, un vai e vieni scandito dal metronomo del Colle, l’ingresso e l’uscita come autobiografia di una nazione. Ecco affacciarsi al Quirinale prima di tutto lei, la messa in piega istituzionale, la presidente della Camera Laura Boldrini (9 luglio, mattina) . Un “lungo incontro” quello con il capo dello stato, cinque giorni dopo il niet smaltato in faccia a Sergio Marchionne, per parlare del “programma di lavoro di Montecitorio”. Più equilibrio, signora. Poi è il turno di Mario Monti (10 luglio), qualche giorno prima del discorso che terrà all’assemblea nazionale di Scelta civica oggi al Teatro Eliseo (la mattina) e qualche giorno dopo il penultimatum a mezzo stampa al governo Letta (era il 30 giugno). Sobrio incontro. Stesso giorno, cambio di scena: va in onda l’Apocalypse Now a cinque stelle con Beppe Grillo, Gianroberto Casaleggio, Nicola Morra e Riccardo Nuti. Discussioni, premonizioni, deviazioni sul default dell’Italia, lo scioglimento delle Camere e un rassicurante protobossiano “sto bloccando la gente coi fucili in mano”. Clic. Segue presentazione delle credenziali degli ambasciatori di Iran e Brasile. Arriva il turno del Giobbe Letta (Enrico) che fa il punto e prova perfino a mettere i due punti con Napolitano sull’azione (?) del governo. E’ l’operazione stringere i bulloni, mentre Quagliariello (rieccolo, sul Colle) fa il tagliando al cronoprogramma delle riforme, la spia lampeggiante della benzina governativa. E’ il momento della cultura: sale la scalinata Lamberto Maffei, presidente dell’Accademia nazionale dei Lincei. Relax, poi Re Giorgio va a dormire. Si sveglia il giorno dopo per andare al convegno su Beniamino Andreatta (11 luglio) un “economista eclettico”, c’è sempre lei, la Boldrini, sovrintende Eugenio Scalfari. Ritorno al Quirinale, altro giro di consultazioni. Si introducono nel Palazzo Anna Maria Tarantola (presidente) e Luigi Gubitosi (direttore generale), vertici di una Rai che ora più che mai non può mancare nell’agenda degli affari correnti. Alla voce correnti compare davanti al presidente un trafelato Guglielmo Epifani, “il segretario di nulla” (Massimo Cacciari dixit) cioè del Pd. Diagnosi sul governo e traduzione in differita per il presidente della frase “o c’è un chiarimento o non andiamo avanti”. Dove, caro?
Altre novità? Annuncio della corsia accelerata per il giudizio dell’Alta corte sul processo Mediaset (9 luglio). Brunetta prende il comando: fermi tutti in Parlamento (10 luglio). Renzi s’accoda a Repubblica. Berlusconi l’11 luglio viene beccato di notte dalle telecamere di “Agorà”: “Non ci sarà che assoluzione”. Bersani riappare il 12 luglio in versione realpolitik: “Lo stop al Parlamento? E’ successo altre volte”. Napolitano intanto continua il suo lavoro e incontra Casini. Bulloni udc per l’oggi e il domani. E’ sabato e si torna all’agenda del Quirinale. Appunto: “Berlusconi-Cassazione, 30 luglio”. Poi tutti al mare. O tutti a casa.
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