Liberi dalle banche

Saccomanni caldeggia vie diverse dal credito bancario per aiutare le imprese. Parla Zadra

Alberto Brambilla

Dalle banche al mercato, ora anche il Tesoro cerca – e caldeggia – vie alternative al credito bancario per aiutare le imprese italiane in difficoltà. Ieri il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, ha riunito economisti, banchieri e analisti per un seminario a porte chiuse sul “credit crunch” con l’intento di esplorare tutte le modalità di finanziamento diverse dal sistema bancario purché le aziende possano tornare ad avere liquidità sufficiente per sostenersi. Infatti nel corso degli ultimi due anni i prestiti si sono ridotti in maniera significativa, e non ripartono, come certificano i dati pubblicati ieri dall’Associazione bancaria italiana (Abi).

    Dalle banche al mercato, ora anche il Tesoro cerca – e caldeggia – vie alternative al credito bancario per aiutare le imprese italiane in difficoltà. Ieri il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, ha riunito economisti, banchieri e analisti per un seminario a porte chiuse sul “credit crunch” con l’intento di esplorare tutte le modalità di finanziamento diverse dal sistema bancario purché le aziende possano tornare ad avere liquidità sufficiente per sostenersi. Infatti nel corso degli ultimi due anni i prestiti si sono ridotti in maniera significativa, e non ripartono, come certificano i dati pubblicati ieri dall’Associazione bancaria italiana (Abi). La prospettiva è anche peggiore, secondo Saccomanni: “A fronte di una possibile, significativa diminuzione dei finanziamenti bancari, le esigenze del credito e dell’economia dovranno essere soddisfatte da altri attori, soprattutto investitori istituzionali, da nuove forme di intermediazione finanziaria”. Saccomanni, un ex dirigente della Banca d’Italia, fa riferimento in particolare a quei fondi istituzionali, detti credit fund, molto sviluppati ad esempio negli Stati Uniti (dove erogano l’ottanta per cento del credito a famiglie e aziende), che comunemente rientrano nella bistrattata categoria dello “shadow banking”, le cosiddette banche ombra.

    “Si tratta – ha detto Saccomanni nel suo intervento di benvenuto al seminario, tenutosi presso il ministero del Tesoro – di intermediari la cui operatività rientra nello shadow banking, di cui generalmente si temono i rischi sistemici prodotti al di fuori del perimetro della regolamentazione. In un momento in cui il credito bancario è in significativa e prolungata contrazione, il ruolo del sistema bancario ombra potrebbe tuttavia rivelarsi di supporto al rilancio dell’economia”, ha detto il ministro. In realtà, il “supporto” sarebbe necessario anche per le banche. Gli istituti hanno prestato più denaro di quello che riescono a raccogliere con i risparmi e le emissioni obbligazionarie. Questo fardello si è fatto consistente e per ridurlo stanno premendo affinché sia lo stato a farsi carico, almeno in parte, delle sofferenze da record che pesano sui loro bilanci, tramite garanzie statali, e chiedono inoltre delle agevolazioni fiscali. Per alcuni osservatori, è il sintomo di un sistema bancario in condizioni critiche (come evidenziava il settimanale Economist della scorsa settimana), per altri, più critici, è una lamentela dei banchieri che invece dovrebbero attrezzarsi per dare il necessario apporto alla ripresa dell’economia. Comunque la si guardi, il circolo vizioso tra imprese e mercato del credito è arrivato a un punto critico per cui, da un lato, le imprese non ottengono prestiti e non riescono a restituire quelli già ricevuti e, dall’altro, gli istituti vanno in sofferenza. Sciogliere questo circolo vizioso di durata ormai decennale allevierebbe dunque la crisi complessiva. Nell’arsenale a disposizione delle imprese, inoltre, ci sono anche diversi strumenti finanziari tuttora in fase embrionale in Italia, come ad esempio i mini bond (obbligazioni emesse dalle imprese non quotate in Borsa), il crowdfunding (finanziamenti collettivi a progetti imprenditoriali), o le cartolarizzazioni dei crediti da vendere poi a “pacchetti” sul mercato. Il problema, però, è la necessità di riuscire a ottenere una sufficiente massa critica affinché questi titoli riescano a essere appetibili per gli investitori italiani (è la banca Monte dei Paschi ad avere lanciato ieri un fondo chiuso per investitori interessati ai mini bond) e internazionali, più difficili da convincere. Lo dice al Foglio Giuseppe Zadra, presidente dell’Istituto Einaudi (Ist Ein) che a novembre ospitò il convegno “Shadow banking: un nuovo canale di finanziamento per le imprese europee?”.

    “La necessità di tutto il sistema finanziario europeo, non solo italiano, è quella di passare dalle banche a una finanza non bancaria, di mercato; una realtà molto sviluppata Oltreoceano ma che qui, al contrario, è asfittica. Che sia tramite cartolarizzazioni, o bond non importa. Non c’è infatti una modalità migliore, va semmai studiata – e lo stiamo facendo – una modalità di aggregazione di questi titoli per avere una forza tale da potere andare dagli investitori internazionali a proporli. Sarà poi il mercato stesso a determinare chi avrà più successo”, dice Zadra, che è stato ai vertici della Consob per dieci anni e per venti all’Abi.

    • Alberto Brambilla
    • Nato a Milano il 27 settembre 1985, ha iniziato a scrivere vent'anni dopo durante gli studi di Scienze politiche. Smettere è impensabile. Una parentesi di libri, arte e politica locale con i primi post online. Poi, la passione per l'economia e gli intrecci - non sempre scontati - con la società, al limite della "freak economy". Prima di diventare praticante al Foglio nell'autunno 2012, dopo una collaborazione durata due anni, ha lavorato con Class Cnbc, Il Riformista, l'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) e il settimanale d'inchiesta L'Espresso. Ha vinto il premio giornalistico State Street Institutional Press Awards 2013 come giornalista dell'anno nella categoria "giovani talenti" con un'inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena.