L'arresto dei Ligresti, la faida tra procure e l'esempio “civile” Usa

Francesco Forte

Pare sproporzionato l’arresto in blocco da parte del tribunale di Torino di Salvatore, Jonella e Giulia Ligresti, dell’ex ad di Fonsai, Fausto Marchionni, del suo successore, Emanuele Erbetta, e dell’ex vicepresidente, Antonio Talarico, e il mandato di cattura internazionale per Paolo Ligresti, per il reato di false comunicazioni sociali. Che starebbe nell’avere nascosto la carenza di 600 milioni di euro nella riserva sinistri, la cui mancata comunicazione avrebbe provocato un grave danno per le scelte degli investitori. Può darsi che il reato ci sia, ed è bene che si indaghi anche perché il danno va chiarito.

    Pare sproporzionato l’arresto in blocco da parte del tribunale di Torino di Salvatore, Jonella e Giulia Ligresti, dell’ex ad di Fonsai, Fausto Marchionni, del suo successore, Emanuele Erbetta, e dell’ex vicepresidente, Antonio Talarico, e il mandato di cattura internazionale per Paolo Ligresti, per il reato di false comunicazioni sociali. Che starebbe nell’avere nascosto la carenza di 600 milioni di euro nella riserva sinistri, la cui mancata comunicazione avrebbe provocato un grave danno per le scelte degli investitori. Può darsi che il reato ci sia, ed è bene che si indaghi anche perché il danno va chiarito. Ma la procura di Torino agisce separatamente da quella di Milano, che svolge indagini parallele sul gruppo Ligresti per reati maggiori, con imputati come Mediobanca ed effetti finanziari eventuali più gravi. Tramite l’intermediazione di Mediobanca, ora Fonsai è di Unipol, l’assicurazione della Lega delle Coop. E’ noto che il dottor Alberto Nagel,  ad di Mediobanca, fece firmare un “papello” a Salvatore Ligresti affinché la cessione non turbasse gli equilibri della galassia finanziaria ed editoriale che circonda la banca d’affari milanese, da cui dipende tanta parte dell’informazione e della politica in Italia, con il modello paretiano del capitalismo di relazione in cui la finanza si allea con la sinistra. Ossia, nella versione per gli Stati Uniti, del professor Angelo Codevilla della Boston University, contro la “middle class”.

    La quotazione del gruppo ex Ligresti in Borsa adesso va bene. Ci sono operatori internazionali, come la Berkshire Hathaway di Warren Buffett, interessati a comprarne il ramo assicurativo. Col gruppo di Salvatore Ligresti tutti, o quasi, hanno fatto affari negli anni. Era anche utile nel patto di sindacato della Rizzoli Corriere della Sera. Ora è un limone spremuto e gli toccano l’infamia e gli arresti domiciliari: lui che non conta più nulla nelle imprese che ha creato. Jonella e Giulia, prima del giudizio di primo grado, sono incarcerate dal gip torinese perché “la custodia in carcere appare l’unica adeguata a salvaguardare le esigenze cautelari essendo assolutamente necessario che sia impedito loro qualsiasi contatto con i terzi, sia di persona che a mezzo del telefono, al fine di contenere in particolare la loro propensione al reato e il rischio di fuga, non essendo ragionevole prevedere che tali esigenze potrebbero essere salvaguardate con semplici misure prescrittive quali il divieto di ricevere visite e di avere contatti telefonici associati agli arresti domiciliari”, dice l’ordinanza d’arresto. Ma le telefonate non possono essere intercettate? Ammesso che il reato ci sia bisognerebbe capire chi e quanto, fra i sette indagati, ne sia responsabile, per le varie parti dell’iter tramite cui si sarebbe consumato. Fausto Marchionni, mio allievo all’Università di Torino, ove ha insegnato Economia delle assicurazioni, ha dato al gruppo Fonsai un grande impulso con la sua eccezionale competenza tecnica, poi lo ha lasciato, ora è anche lui ai domiciliari.

    Come potrebbe inquinare le prove, dato che non è stato neppure l’ultimo ad? E perché dovrebbe “fuggire” all’estero col processo solo agli inizi? Così si trattano in Italia i grandi manager? Forse faceva bene a emigrare da giovane negli Stati Uniti, dove John Paulson, creatore di derivati, e il finanziere francese Fabrice Tourre, vicepresidente di Goldman Sachs, che aveva promosso il commercio di questi titoli finanziari ad alto rischio forieri di perdite per oltre un miliardo di dollari, non sono in carcere, in relazione al processo del tribunale civile di Manhattan. Negli Stati Uniti per i reati societari si può patteggiare una pena pecuniaria e lasciare che la controversia sia decisa in sede civile. Lì il diritto privato prevale sul pubblico e sul penale.