Il Papa in favela

Maurizio Stefanini

Il nome di Varginha per chi non conosce troppo bene la geografia brasiliana potrebbe essere occasione di una micidiale confusione tra la favela di Rio de Janeiro e la omonima cittadina del Minas Gerais, e infatti la Wikipedia in italiano c’è cascata in pieno, annunciando che il 25 luglio sarà quest’ultima a essere visitata da Papa Francesco. Come se il Papa andasse al Quartiere Trieste di Roma e qualcuno segnalasse una visita al capoluogo del Friuli-Venezia Giulia… Distanza a parte, difficile in realtà trovare due realtà più opposte.

Ferrara I dilemmi della chiesa tra povertà, riforma e profezia - Lercaro Così il mysterium magnum dei poveri si prese il Vaticano II

    Il nome di Varginha per chi non conosce troppo bene la geografia brasiliana potrebbe essere occasione di una micidiale confusione tra la favela di Rio de Janeiro e la omonima cittadina del Minas Gerais, e infatti la Wikipedia in italiano c’è cascata in pieno, annunciando che il 25 luglio sarà quest’ultima a essere visitata da Papa Francesco. Come se il Papa andasse al Quartiere Trieste di Roma e qualcuno segnalasse una visita al capoluogo del Friuli-Venezia Giulia… Distanza a parte, difficile in realtà trovare due realtà più opposte. Vargihna città, infatti, è un prospero centro per l’esportazione del caffè, e quando è paragonata a una località straniera in genere è accostata alla statunitense Roswell per via di un incontro ravvicinato del terzo tipo con supposti alieni che sarebbe avvenuto nel 1996, e che a uso dei turisti è celebrato da un serbatoio idrico a torre a forma di nave spaziale. Varginha favela, invece, era una volta chiamata “A Faixa de Gaza”, la Striscia di Gaza, per via delle continue sparatorie che ne facevano il campo di battaglia preferito tra i narcos delle contigue e rivali aree di Manguinhos e Mandela. Fino a quando a gennaio non ci si è installata una Unidade de Polícia Pacificadora, nell’ambito della politica di recupero delle favelas che il governo brasiliano ha intrapreso proprio in vista della serie di grandi eventi iniziata con la Confederation Cup. Poi, è vero, la competizione è finita sui giornali soprattutto per le proteste, e più che della riqualificazione delle aree marginali la stampa internazionale ha parlato dello scontento del ceto medio e dei giovani. Ma adesso con la visita del Papa questo fiore all’occhiello avrà di nuovo occasione di essere esibito, e proprio nella ex-“Striscia di Gaza carioca”, non nella “Roswell brasiliana”, gli abitanti stanno aspettando con ansia la visita di giovedì.

    Intendiamoci, la “pacificazione” ha avuto anche lo scopo di riportare le favelas nel mondo del mercato e dell’economia produttiva. L’istituto Data Popular, assieme all’ong Centrale Unica delle Favelas, ha calcolato che nelle favelas “pacificate” è cresciuto un giro d’affari da 28 miliardi di dollari l’anno, una cifra, ricordano, “pari all’intero Pil dell’Afghanistan”. Parte di questo nuovo business corrisponde proprio al turismo, e ormai tra i vip è diventata quasi una moda andare in visita nelle favelas. Normalmente, però, si recano nei morros: le favelas sulle alture attorno a Rio. Famose per la loro veduta spettacolare sulla città e sulla Baia di Guanabara. Francesco ha invece scelto una zona molto meno mediatica, e molto più problematica. Anche i numerosi protestanti applaudiranno l’”uomo santo che viene ad aiutarci”, e sono attese tra le 25.000 e le 30.000 persone al discorso che Francesco farà nel campo di calcio “comunitario” dopo aver benedetto il nuovo altare della locale chiesa di São Jerônimo Emiliani.

    Dopo essere arrivato in elicottero, Francesco farà a piedi i 200 metri che separano la chiesa dal campo di calcio, e “nel tragitto si fermerà nelle case di otto abitanti come un padre che visita i figli”, ha spiegato il 42enne Everaldo Oliveira, che organizza il ricevimento del Pontefice a Varginha. Padre Marcio Queiroz, il parroco locale, pur nel commentare che “forse il Papa si è sentito molto identificato con questa favela, una piccola comunità povera”, non si è fatto sfuggire l’occasione, molto latino-americana, per provare a sfidare Francesco in una partitella con una rappresentativa di parrocchiani. “Se potessimo giocare, certamente gli farei fare un goal perché è il Santo Padre”, ha preannunciato. “Però non bisogna dimenticare che è pure un argentino. Insomma, fattogli fare quel goal dovremmo poi batterlo”. 

    Ferrara I dilemmi della chiesa tra povertà, riforma e profezia - Lercaro Così il mysterium magnum dei poveri si prese il Vaticano II