Silenzioso ma ingombrante. Ecco il negoziatore di Netanyahu

Rolla Scolari

Uno degli uomini più vicini al premier israeliano, Benjamin Netanyahu, è anche uno dei meno conosciuti.Yitzhak Molcho volerà assieme al ministro della Giustizia israeliano Tzipi Livni a Washington dove si terranno i colloqui (per arrivare a trattative) tra israeliani e palestinesi, come annunciato venerdì dal segretario di stato americano, John Kerry.  Se su carta è la signora Livni a essere il capo negoziatore israeliano, chi conosce il primo ministro sa che sarà Molcho ad avere l'ultima parola: quella di Netanyahu.

    Tel Aviv. Uno degli uomini più vicini al premier israeliano, Benjamin Netanyahu, è anche uno dei meno conosciuti.Yitzhak Molcho volerà assieme al ministro della Giustizia israeliano Tzipi Livni a Washington dove si terranno i colloqui (per arrivare a trattative) tra israeliani e palestinesi, come annunciato venerdì dal segretario di stato americano, John Kerry.  Se su carta è la signora Livni a essere il capo negoziatore israeliano, chi conosce il primo ministro sa che sarà Molcho ad avere l’ultima parola: quella di Netanyahu.

    L’inviato del premier che fin dal suo primo mandato, negli anni 90, gestisce i rapporti con i palestinesi, è un avvocato di Gerusalemme specializzato in liquidazioni di società. Molcho e il premier si conoscono da decenni, il loro rapporto va al di là della politica e del lavoro – Molcho è il suo legale – e risale a una vecchia amicizia tra famiglie. “E’ un legame indistruttibile”, spiega al Foglio Mitchell Barak, che ha lavorato a lungo nell’ufficio del premier. Netanyahu si fida di Molcho, che è una specie di volontario, visto che non è un funzionario governativo e non è pagato per la sua attività di negoziatore. “E’ discreto e onesto”, ha gestito la parte finanziaria della campagna degli anni 90 di Netanyahu e il fatto che il premier non sia mai stato implicato in nulla proverebbe la sua rettitudine.

    A Washington l’avvocato non sarà il semplice inviato del premier, sarà i suoi occhi e la sua bocca, e il compito non sarà facile. I colloqui tra israeliani e palestinesi non sono ancora negoziati: sono trattative per creare le basi di nuove trattative. Un portavoce dell’Autorità nazionale palestinese ha detto lunedì che “la via verso i negoziati è ancora bloccata”. Lo stesso rais Abu Mazen in un’intervista a un giornale giordano ha dichiarato che se le trattative dovessero fallire “tutte le opzioni restano aperte”. Il riferimento è alla possibilità di nuove azioni unilaterali all’Onu. Kerry non sembra curarsene e costruisce la sua squadra di negoziatori, forse guidata dall’ex ambasciatore in Israele Martin Indyk.

    Dall’altra parte, anche se Israele ha annunciato che già a settembre potrebbe liberare prigionieri palestinesi – una delle richieste dell’Anp – preoccupa la tenuta della coalizione di Netanyahu. Le sue frange più a destra hanno già minacciato di abbandonare il premier in caso di un accordo sui confini del 1967. E sono proprio le precondizioni imposte dai palestinesi – trattative per un futuro stato sulle linee del 1967 e congelamento degli insediamenti – che sembrano bloccare l’avvio dei colloqui. Secondo la stampa, Kerry avrebbe dato però garanzie ai palestinesi che le condizioni saranno rispettate da Israele, anche se non pubblicamente riconosciute dal suo governo. “I colloqui saranno difficili”, ha ammesso Netanyahu, abbattendo le aspettative – non certo interne ma internazionali. Il suo inviato Molcho ha già visto fallire altri tentativi, gli ultimi quando a fare la spola tra Ramallah e Gerusalemme non c’era Kerry ma un diplomatico altrettanto paziente, George Mitchell.

    “Molcho non è un diplomatico, ma un avvocato. E Netanyahu è il suo cliente. Lui lo rappresenta: lavora per il primo ministro”,  dice al Foglio Barak Ravid, corrispondente diplomatico del quotidiano Haaretz. Nonostante il consigliere di Netanyahu sia un tipo pacato, che mantiene un basso profilo, non parla alla stampa, non alza la voce, può essere una persona con cui è difficile lavorare, spiega Ravid: “Lo chiamano il Dottor No, perché dice sempre no alle richieste palestinesi seguendo le istruzioni del premier”. A Washington, Molcho non giocherà da solo, ma in squadra con Tzipi Livni. “Ora dipende da quello che vuole Bibi – dice Ravid – Molcho sarà lo chaperon di Livni e vigilerà affinché lei non faccia qualcosa che non piace al premier”.