La morte di Schloter, "vittima" dell'iper comunicazione

Michele Masneri

Continua il mistero sulla morte dell’ad di Swisscom, Carsten Schloter. Il manager di 49 anni guidava il primo gruppo di tlc elvetico. E’ stato trovato morto martedì mattina nella sua casa di Friburgo. La polizia al momento non ha altre ipotesi che il suicidio. Quelli che hanno conosciuto Schloter sono restii a considerare questa ipotesi. “Mi sembra incredibile. Non lo sentivo da 15 giorni, perché era andato in ferie, ma stava bene e non era in nessun modo un uomo depresso. Me l’ha confermato anche chi ci ha parlato fino a poche ore prima”, ricorda al Foglio un manager che ha lavorato con Schloter. “Nessuno se l’aspettava, e davvero in azienda siamo tutti sconvolti”.

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    Continua il mistero sulla morte dell’ad di Swisscom, Carsten Schloter. Il manager di 49 anni guidava il primo gruppo di tlc elvetico. E’ stato trovato morto martedì mattina nella sua casa di Friburgo. La polizia al momento non ha altre ipotesi che il suicidio. Quelli che hanno conosciuto Schloter sono restii a considerare questa ipotesi. “Mi sembra incredibile. Non lo sentivo da 15 giorni, perché era andato in ferie, ma stava bene e non era in nessun modo un uomo depresso. Me l’ha confermato anche chi ci ha parlato fino a poche ore prima”, ricorda al Foglio un manager che ha lavorato con Schloter. “Nessuno se l’aspettava, e davvero in azienda siamo tutti sconvolti”, dice il manager, che ricorda una persona molto sportiva e attiva e soprattutto di grandi doti umane. Un manager “tutt’altro che freddo, anzi di cultura poco germanica, nonostante la nascita tedesca, e invece molto francese”. Schloter aveva studiato in Francia e prima di Swisscom entrò alla filiale parigina della Mercedes, passando poi al gruppo svizzero Debitel. “Il miglior manager di telecomunicazioni d’Europa. Nessuno ne parla mai, ma la Svizzera è il paese più cablato del Vecchio continente e questo è merito di Schloter” dice sempre una fonte al Foglio. Una carriera perfetta, tranne forse il caso Fastweb – l’operatore italiano acquistato da Swisscom nel 2007 per 4,6 miliardi di euro, considerato un passo falso, tanto che si cerca nella sua vita privata per motivare il gesto. Era separato dalla moglie, con la possibilità di vedere i tre figli solo ogni due settimane. “Credo di aver fatto qualcosa di poco corretto – disse nel marzo 2012 – e mi sento in colpa”. Da anni, dice la fonte al Foglio, aveva una relazione con una collega di Swisscom, ma era cosa nota. Paradossalmente, per un guru delle tlc, aveva lamentato di essere troppo stressato da troppe informazioni. Nel 2010 aveva detto di essere una “vittima” di un mondo basato sulla iper comunicazione.

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