Perdonare una volta si può, ma due?

Stefano Pistolini

Tornano i Clintonistas? Torna la scivolosa moralità politica Lewinsky-style? Nell’unico posto al mondo dove “Sex and The City” sembrò attendibile, New York, davvero gli elettori chiamati a scegliersi un nuovo sindaco sorvoleranno sui vizietti del candidato Anthony Weiner? Chi dice di sì constata che al momento è lui a essere in testa ai sondaggi, nonostante la nuova ondata scandalistica, con le foto sconvenienti in rete, la ventenne rimorchiata online e la tragicomica conferenza stampa al fianco della consorte Huma. Un puro momento di teatro trash e del resto il governatore Cuomo s’affretta a spiegarci che New York è la città dei grandi istrioni, o no?

Peduzzi Scandalo a New York

    Tornano i Clintonistas? Torna la scivolosa moralità politica Lewinsky-style? Nell’unico posto al mondo dove “Sex and The City” sembrò attendibile, New York, davvero gli elettori chiamati a scegliersi un nuovo sindaco sorvoleranno sui vizietti del candidato Anthony Weiner? Chi dice di sì constata che al momento è lui a essere in testa ai sondaggi, nonostante la nuova ondata scandalistica, con le foto sconvenienti in rete, la ventenne rimorchiata online e la tragicomica conferenza stampa al fianco della consorte Huma. Un puro momento di teatro trash e del resto il governatore Cuomo s’affretta a spiegarci che New York è la città dei grandi istrioni, o no? L’uomo che online si firmava CarlosDanger e la signora Huma Abedin Weiner – ammirata ex-consulente di Hillary durante le fallimentari primarie 2008 – si sono solennemente esposti a dire che sì lui ha commesso terribili errori, che si vergogna da pazzi, che adesso ci stanno lavorando duro, che il perdono è lontano ma possibile, che altre robette potrebbero saltar fuori, ma che è sulla strada della terapia, della riconciliazione e della redenzione che stanno camminando. Mah. Forse ai sondaggi va dato ascolto con riserva. A 40 giorni dalle primarie per la poltrona, c’è tutto il tempo per trasformare le turbolenze cui ora è sottoposta la campagna di Weiner in un tracollo. I teorici del nuovo cinismo americano, del pragmatismo diffuso che tra gli elettori farebbe oggi anteporre le capacità tecniche all’immagine pubblica, devono fare i conti con l’equilibrata gravità che laggiù emerge al momento delle scelte difficili. E’ in gioco un attestato di decenza cui difficilmente gli americani rinunciano: sospingere al comando della città un personaggio con condotte indifendibili? E la discesa in campo di Huma ha peggiorato le cose: nel 2011, quando Weiner c’è passato la prima volta, lei  rimase nell’ombra. Adesso che la gogna mediatica ha riaperto i battenti, che la stampa cittadina lo ripudia, lei s’è schierata al suo fianco, mettendoci la faccia e la reputazione. Davvero si può credere alla sincera proiezione, pubblica e purificatrice, d’un dramma privato? O è solo una scommessa spericolata?

    Nel tempo in cui la quarta dimensione digitale s’è disciolta nella realtà, in cui i peccati sgusciano nella relazioni di rete, soggiacendo a una tracciabilità fatale, non è che i coniugi Weiner si siano detti che tanto vale provarci, ribaltare la disperazione in ambizione – se non a New York, laboratorio dei comportamenti, dove? – investendosi della reinvenzione etica del personaggio pubblico, intitolato a esistere con i suoi lati oscuri? Resuscitare pubblicamente in America si può, dopo la caduta, a patto che poi s’esponga una garanzia d’integrità cristallina. Ted Kennedy e Clinton sono l’incarnazione della capacità di ufficializzare un riscatto. Ma ricaderci non è dato. E’ il sintomo dell’imperfezione cronica, del vizio che deflagra, dello strapotere dei sensi sulla morale, d’interessi indicibilmente privati su quelli pubblici. Se il resto d’America pare ancora propenso a credere che di lettera scarlatta, di marchio d’infamia, potrebbe benissimo bastarne uno, e che una volta persa l’innocenza niente torni come prima, è forse tempo che nella Grande Mela si sdogani la licenza di lussuria? Gli avversari saranno scarsi, lo scetticismo dilagante, gli interpreti affascinanti. Ma la città reggerà la provocazione? Vogliono davvero smettere d’essere americani? Sono pronti a che New York dia si sé questa rappresentazione?

    Peduzzi Scandalo a New York