Dall'Oglio, il gesuita anacoreta che sta coi ribelli, rapito (forse) in Siria
C'è molta preoccupazione per la sorte del gesuita Paolo Dall'Oglio, figura di riferimento tra i cristiani siriani che si oppongono al regime di Bashar el Assad. Secondo i ribelli, Dall'Oglio sarebbe stato rapito nella città di Raqqa da miliziani islamisti dello Stato islamico e del levante, ma forse ha soltanto sospeso i contatti nel corso di una “missione” non meglio precisata che egli stesso aveva preannunciato su Facebook: “Pregate per me, perché abbia fortuna in questa missione per cui sono venuto qui”. La Farnesina e il nunzio vaticano a Damasco, monsignor Mario Zenari, invitano alla cautela e non confermano il rapimento, annunciato invece con certezza dal laico consiglio rivoluzionario locale.
C’è molta preoccupazione per la sorte del gesuita Paolo Dall’Oglio, figura di riferimento tra i cristiani siriani che si oppongono al regime di Bashar el Assad. Secondo i ribelli, Dall’Oglio sarebbe stato rapito nella città di Raqqa da miliziani islamisti dello Stato islamico e del levante, ma forse ha soltanto sospeso i contatti nel corso di una “missione” non meglio precisata che egli stesso aveva preannunciato su Facebook: “Pregate per me, perché abbia fortuna in questa missione per cui sono venuto qui”. La Farnesina e il nunzio vaticano a Damasco, monsignor Mario Zenari, invitano alla cautela e non confermano il rapimento, annunciato invece con certezza dal laico consiglio rivoluzionario locale. Espulso dalla Siria il 12 giugno del 2012 perché si era schierato con la rivolta, Dall’Oglio è rientrato nel febbraio scorso attraverso il Kurdistan iracheno in “pellegrinaggio di dolore e di testimonianza”. Il suo impegno trentennale di dialogo tra cristiani e musulmani, il suo prestigio personale e la notizia di un suo incontro di pochi giorni fa con i capi locali di Jabhat al Nusra rendono plausibili molte ipotesi. E’ innanzitutto possibile che Abuna Paolo, come viene chiamato in Siria, stia tentando una mediazione che ponga fine agli scontri tra i ribelli curdi e gli islamisti di al Nusra e della brigata Farouq, che hanno causato già 29 morti. Raqqa è stata conquistata dai qaidisti, che hanno fatto prigioniero il governatore, issato la bandiera nera di fronte la sede del governatorato e chiuso le chiese cristiane. Da qui l’immediata reazione armata contro i “nuovi invasori” dei peshmerga curdi, ribelli contro Assad ma laici.
Gesuita di rito siriaco, Dall’Oglio ha dato vita a un’esperienza unica: lo abbiamo incontrato anni fa nel suo fantastico monastero di Deir Mar Musa al Habashi, fondato 15 secoli fa in un luogo di elezione per gli anacoreti protocristiani. Dopo una salita a piedi su un sentiero, arrivato al grappolo di edifici aggrappati su una preistorica cordigliera, in equilibrio precario su uno strapiombo da cui si domina un’immensa zona desertica, eri accolto con un sorriso da padre Dall’Oglio che ti offriva un tè, ti mostrava la colorata cappella affrescata nell’XI secolo e ti introduceva nella comunità che fondò nel 1992. Su un largo tappeto ti accoccolavi tra giovani capelloni, ragazze, persone mature che chiacchieravano di tutto un po’, in pace. Molti i cristiani, molti i musulmani, tutti avvolti in un’atmosfera millenaria di ricerca rarefatta, non urgente.
Ma Abuna Paolo è gesuita, miles Christi, si sente, ed è ora, siriano e quando nella quiete argentea del suo monastero sono arrivate le notizie delle stragi, non si è limitato a pregare con più forza. Ha parlato, ha denunciato. Ha scritto quattro giorni fa sull’Huffington Post parole che testimoniano il suo travaglio a fronte della violenza bestiale di Assad: “Se avete paura, giustamente intendiamoci, per la sicurezza dello stato di Israele, allora siate bravi, intervenite a pacificare la Siria, distruggete l’arsenale chimico, restituiteci il diritto all’autodeterminazione democratica e poi mettete alla giovane democrazia siriana quelle linee rosse che riterrete necessarie. In fondo per voi non cambia nulla sul piano della sicurezza se come partner regionale avete un regime assassino o una baldanzosa Siria democratica! Invece se ci lasciate sbranare dal regime assassino, allora, ve lo promettiamo, la necessaria doverosa e disperata autodifesa ci consiglierà, ci obbligherà a costituire un tale micidiale pericolo alla sicurezza regionale da obbligarvi ad assumervi comunque le vostre responsabilità”.
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